Rak, il nuovo film d'animazione
«In due nel mondo azzerato»

Rak, il nuovo film d'animazione «In due nel mondo azzerato»
di Diego Del Pozzo
Martedì 21 Aprile 2020, 19:55
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La libertà che prosegue il suo cammino è al centro del nuovo lungometraggio d'animazione del regista napoletano Alessandro Rak, intitolato appunto «The walking liberty». Nel fine settimana, sulla pagina Facebook ufficiale della casa di produzione Mad Entertainment, è stato pubblicato il primo teaser del film, virale in poche ore a conferma dell'attesa nei confronti della terza opera lunga prodotta all'ombra del Vesuvio dalla factory di Luciano Stella, dopo i precedenti «L'arte della felicità» e «Gatta Cenerentola». In questi giorni di emergenza sanitaria e norme anti-contagio, che impediscono anche agli artisti di creare fianco a fianco negli stessi ambienti, «The walking liberty» è in piena lavorazione, col regista e i suoi collaboratori costretti però a interagire tra di loro ciascuno da casa propria.
Rak, com'è creare un film d'animazione al tempo del Covid-19?
«Quando l'esigenza di tutelare la nostra salute ci ha costretti a chiudere il piccolo studio nel quale lavoriamo di solito, ognuno di noi ha fatto il back-up del proprio materiale sul computer personale e abbiamo riorganizzato il lavoro a distanza. Poi, una volta a settimana, provvediamo alla sincronizzazione di tutti i computer della nostra rete, in modo da condividere il materiale nuovo. Naturalmente, però, questa situazione impedisce di iniziare a lavorare ad altri aspetti del film: registrazione di voci e musiche, doppiaggio, montaggio. Da questo punto di vista, tutto è come galleggiante, incerto».
Rispetto ai film dal vero, però, l'animazione non s'è fermata. Secondo lei, il cinema potrà ripartire proprio da qui?
«Noi non ci siamo mai fermati, perché il nostro è un cinema tutto immaginato, che va al di là delle ristrettezze fisiche di un set reale con attori in carne e ossa. Dunque, in effetti, nei prossimi mesi potrebbe essere proprio l'animazione a ridare un primo impulso alla produzione cinematografica. Nel caso del nostro film, continuiamo a lavorare a buon ritmo, ma a mancare è, purtroppo, quello spirito giocoso e di condivisione che deriva dal fare squadra e dallo stare insieme per costruire e creare. Il mio dispiacere più grande è proprio questo. La regia è mia, ma il nostro è un film collettivo, con lo stesso team dei precedenti, a partire da Marino Guarnieri e Dario Sansone. E stare assieme per giocare e creare avrebbe dato più senso a ogni cosa».
Virus permettendo, quando sarà pronto «The walking liberty»?
«Noi vorremmo essere pronti entro fine anno. Spero anche prima, se tutto va per il verso giusto. Comunque, stiamo rispettando i tempi che ci eravamo dati. Stiamo lavorando in animazione 3D, ma rendendo il tutto più caldo possibile. Dal punto di vista tecnico, ci divertiva molto la sfida di dover costruire e animare una giungla verde libera e con tanti elementi naturali da far muovere. Il nostro film nasce proprio dall'esigenza di esplorare uno spazio in modo del tutto libero. E per un animatore è un concetto essenziale, poiché di solito trascorre mesi da recluso mentre lavora».
Di che parla il film?
«Racconta la storia di Yaya e Lennie, due giovani anime alla ricerca del loro posto in un mondo futuristico nel quale la natura s'è ripresa il pianeta. Lei è una ragazzina quindicenne molto tosta e spigliata, lui un energumeno un po' tardo, di una ventina d'anni e due metri e trenta d'altezza. Lo spunto di partenza è legato a Uomini e topi, ma stravolto e sviluppato in modo originale e arricchito anche da altri riferimenti culturali e passioni cinefile come, per esempio, quel Chaplin che si vede anche nel teaser. C'è fantascienza, avventura, ma in alcuni momenti anche un po' di commedia».
Nel futuro post-apocalittico del film ci sono anche rimandi al presente?
«Innanzitutto, dal punto di vista visivo, i nostri personaggi giravano con le mascherine sul volto ben prima di ciò che stiamo vivendo noi oggi. E questo straniamento è poi diventato la nostra realtà. Nel mondo del film, la giungla e la natura sono ovunque e la tecnologia è quasi del tutto assente e quando appare è soltanto un tentativo di restaurazione della civiltà passata. In questo scenario selvaggio e libero, Yaya e Lennie cercano innanzitutto se stessi, per capire la loro reale dimensione esistenziale».
Ancora una volta, come già nei due lungometraggi precedenti, l'animazione serve per parlare di argomenti importanti.
«Attraverso il ritorno del mondo a un punto zero, più libero e selvaggio, volevamo interrogarci anche sui populismi contemporanei, con i discorsi pubblici sempre più semplificati e rivolti alla pancia delle persone. Sono rigurgiti che provengono dalla nostra società e che, in qualche modo, si rifanno a elementi tribali. In tal senso, la libertà che avanza può ripartire proprio dall'ingenuità politico-sociale e dall'idealismo di Yaya e Lennie. Il titolo si rifà a un celebre mezzo dollaro d'argento d'inizio Novecento, che su un lato raffigurava proprio la libertà in cammino e che, se lanciato, come tutte le monete poteva decidere la sorte».
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