Se ballare il tango cura il Parkinson

Anteprima al Posillipo per il docufilm di Liffredo e Burāne sulla terapia danzante di un sessantenne

Claudio e la moglie Ivana
Claudio e la moglie Ivana
di Alessandra Farro
Sabato 30 Marzo 2024, 08:15 - Ultimo agg. 31 Marzo, 10:00
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Una toccante storia vera di amore e coraggio trasforma il ballo in terapia in «Tango della vita» di Erica Liffredo e Krista Burāne, una co-produzione italiana e lettone (la B&Bfilm del napoletano Lello Brunetti con Rai Cinema e Vfs Film) che segue il sessantasettenne Claudio, affetto dal morbo di Parkinson, e sua moglie Ivana, nel loro viaggio attraverso la danza.

I medici, diagnosticata la malattia, avevano predetto che nel giro di un paio d’anni Claudio non sarebbe più stato in grado di camminare, ne sono passati 20 e continua a ballare con la sua dolce metà. Oggi, grazie alla sua tenacia, i medici hanno condotto ulteriori studi che certificano che il tango aiuta la mobilità delle persone malate di Parkinson. Il docufilm sarà presentato alla presenza della regista mercoledì 3 aprile al cinema Posillipo alle 21.

Liffredo, da quanto segue questa storia? 
«A seguito del responso dei medici dopo la prima visita, Claudio diceva: «Ho una malattia che mi impedirà di camminare, allora adesso ballo” e ha continuato a farlo, contro ogni pronostico. Così, 10 anni fa, per testimoniare il suo straordinario modo di affrontare la malattia, ho cominciato a filmarlo: è un mio parente, lo conosco da quando sono bambina.

La sua storia trasmette un messaggio importante: qualunque ostacolo della vita può essere affrontato senza scoraggiarsi. La sua è una grande storia di forza, anche se per me, prima di tutto, al di là del coraggio e della relativa scoperta scientifica, il film parla della grandissima storia d’amore tra Claudio e Ivana».

Nonostante la telecamera, i protagonisti sembrano muoversi spontaneamente. 
«Aver seguito Claudio e Ivana per tanto tempo mi ha aiutato nella realizzazione del film: si sono abituati alla telecamera, a tratti hanno dimenticato del tutto la nostra presenza. Abbiamo passato tanto tempo insieme, costruendo un rapporto di fiducia che mi ha permesso di raccontare le fragilità e le verità della storia. Claudio e Ivana, poi, non sono soli: ballano il tango insieme a un gruppo di parkinsoniani, che si sono uniti a loro nel tempo. Tutto il gruppo era già abituato alla mia presenza. Conosceva il progetto e ci ha creduto, sin dall’inizio, lasciando emergere le difficoltà di ognuno senza maschere».

Chi sono Claudio e Ivana? 
«Non ho mai conosciuto una coppia così. Sono l’esempio ideale dell’amore in senso romantico e profondo. Si sono incontrati 50 anni fa e da quel giorno affrontano ogni cosa insieme. Hanno un rapporto raro e bellissimo. Si guardano ancora con occhi innamorati, come due quindicenni, dopo tutto questo tempo. Ogni ostacolo non risulta insormontabile perché sanno di poter contare l’uno sull’altra. Fanno tutto in due, nelle loro giornate non esiste un momento di solitudine. Per questo ballano insieme, così come hanno cantato insieme per anni in un coro lirico per scongiurare la possibilità che il Parkinson levasse la voce a Claudio. Lui ha una grandissima ironia che lo aiuta a fare i conti con le difficoltà della malattia, affronta tutto col sorriso, nonostante per lui sia una battaglia ogni giorno. Ogni singolo movimento gli costa fatica: alzarsi dal letto, muovere un passo, sedersi. Penso che si amino così tanto da riuscire a fare innamorare di loro chiunque».

Cosa c’entra la Lettonia con due ballerini sessantenni di tango amatoriale? 
«Proprio per la loro magia, hanno fatto innamorare della loro storia il compositore Arturs Maskats, direttore artistico dell’Opera nazionale lettone, che hanno conosciuto durante un viaggio in Italia. Arturs è rimasto tanto colpito dalla storia di Claudio e dalla sua tenacia che ha deciso di comporre un tango dedicato a lui e a Ivana, al loro legame. Krista Burāne lo ha seguito e poi.... è tutto raccontato nel docufilm».

Quindi è vero, il tango aiuta a rallentare la degenerazione della malattia? 
«Sono stati condotti diversi studi negli Stati Uniti e in Italia. Una scienziata americana è venuta a Cuneo per condurre dei test su Claudio, comprovando che il tango aiuta a migliorare le prestazioni motorie, ovviamente se accompagnato dalla giusta terapia farmacologica. Nel film vediamo come la macchina, durante la sperimentazione fatta su Claudio, riveli un miglioramento netto della sua condizione nel tempo, grazie alla danza, quindi, sì il tango aiuta oggettivamente a rallentare il degenerare della malattia». 

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