Paolo Sorrentino, ciak e premio: «Set nell'ex casa di papà»

Il regista riceve il 'Faraglioni' e gira il nuovo film

Paolo Sorrentino riceve il premio
Paolo Sorrentino riceve il premio
di Maria Pirro
Domenica 3 Settembre 2023, 10:06 - Ultimo agg. 4 Settembre, 07:09
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inviata a Capri

Paolo Sorrentino a Capri si sente a casa: «Mi lega il ricordo di mio padre che voleva trasferirsi qui dopo la pensione e comprò una proprietà a punta Tragara, che noi figli abbiamo dovuto vendere. Caso vuole che gireremo alcune scene del nuovo film proprio in quella casa, e anche al Quisisana».

Nel grande albergo, tra bar e piscina, il ciak per tre giorni è fissato a partire da domani. Ma prima, l'altro ieri, nel teatro dell'hotel il regista riceve una calorosa accoglienza e il Premio Faraglioni: «Quegli scogli mitici sono unici come lui», è la motivazione del riconoscimento ideato dai fratelli Damino, di Capri Arte, e consegnato tra entusiasmo, flash e applausi dei 340 spettatori invitati, tutti presenti tranne due. Le sedie vuote sono quelle di Emmanuela Spedaliere, direttore generale del San Carlo, e del marito rimasti a Napoli per il corteo in memoria di Giogiò Cutolo, il musicista 24enne ucciso per un parcheggio. Una tragedia che segue quella del Parco Verde. «Lì, a Caivano, non ci sono mai stato», afferma Sorrentino evitando di dire la sua sulla cronaca per non cadere nella retorica. «L'attualità non mi fa impazzire: tra 15 anni sarò in grado di rispondere», spiega.

 

«Ho visto Capri per la prima volta a 9-10 anni: venivo all'hotel Regina Cristina». E, aggiunge il premio Oscar, «ricordo che c'era una donna di cui si favoleggiava che nessuno sapeva la sua età. E poi Paolo Poli, Domenico Modugno che vedevo passare da ragazzino. E ricordo, ancora meglio, Laura Antonelli», il pubblico ride. In sala il regista non è il solo ad aver vinto la statuina di Hollywood: c'è anche Gary Oldman, «una persona meravigliosa, oltre che attore tra i più bravi», impegnato da diversi giorni sul set allestito ai giardini di Augusto. «Con sveglia alle 2 del mattino», sottolinea Eleonora Daniele, splendida presentatrice della serata in abito rosa.

Segue l'elogio del Belpaese che Sorrentino fa attraverso le sue imperfezioni: «Mi piace il pressapochismo, l'inclinazione al furto (degli altri, non la mia) e anche la scarsa morale o amoralità degli italiani: lo trovo un Paese in cui è facile vivere».

Poi una riflessione sull'Oscar a «La grande bellezza»: «Mi ha consentito di dire molti no a cose che, in altri tempi, avrei dovuto dire sì; mi ha reso molto libero e quindi molto felice», racconta il regista. «All'inizio non pensavo di farcela, non sapevo neanche se sarei riuscito a fare il film, dati i costi. Ora ho fin troppa fiducia, e a volte sono preoccupato per questo».

 

Ansia da prestazione, dopo il successo internazionale? «Sì, c'è, ma ho imparato a domarla», con la convinzione che «l'unico spettatore interessante del film sono io. E, quindi, mi giudico sempre positivamente», ironizza Sorrentino.

Che poi parla di «Il divo»: «Il giornalista Roberto Gervaso scriveva di Andreotti che, quando ti ascoltava, aveva sempre gli occhi chiusi: mi sembrò un dettaglio interessante da cui cominciare. Come per "The Young Pope": fu la Marlboro fumata da Papa Ratzinger dopo cena a dare l'inizio al tutto».

Del nuovo film, ambientato tra Capri e Napoli, si sa solo che è incentrato sulla vita di Partenope, che si chiama come la sua città, ma non è né una sirena né un mito. Il periodo della narrazione va dal 1950, quando nasce, a oggi. Sotto i riflettori, dunque, finisce la vita di una donna, a differenza dei protagonisti dei precedenti film di Sorrentino, tutti uomini: «Ciò che non si conosce va affrontato quando si è più grandi. Ora mi sento di poter fare un film su una donna», spiega il cineasta e loda la moglie Daniela D'Antonio («Ha disciplinato la mia libertà»), mentre il suo sogno del cassetto, a parte quelli di «natura calcistica», è «continuare a lavorare con le forze necessarie, visto che crescendo diminuiscono».

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Il regista napoletano è il ventottesimo a ricevere il premio Faraglioni con la motivazione di aver «plasmato personaggi unici e impareggiabili», ma in questa occasione il suo racconto più che cinematografico è autobiografico, intervallato da esibizioni al piano di Antonello Venditti, «che mi ha ispirato un sacco di scene, parto sempre dalla musica», afferma Sorrentino sorridendo al cantautore romano, apparso in «La grande bellezza». Poi risuonano le note di «Napule è» di Pino Daniele, finale salvifico in «È stata la mano di Dio», al Quisisana intonate con emozione da Lina Sastri subito prima delle foto di rito, con il sindaco Marino Lembo e gli sponsor dell'iniziativa.

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