I regali del Mattino: un quiz per il concerto di Fedez al PalaSele

Fedez
Fedez
di Andrea Spinelli
Venerdì 29 Marzo 2019, 10:41 - Ultimo agg. 11:07
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Fedez sbarca domani al PalaSele di Eboli con il suo «Paranoia airlines tour», prosecuzione live del suo ultimo, fortunato, album. E «Il Mattino» regala venti biglietti del concerto ai primi lettori del suo sito che risponderanno a questa facilissima domanda: con quale star internazionale Fedez ha duettato nel suo ultimo singolo?

Inviate le vostre risposte all'indirizzo eventi@ilmattino.it, le prime venti esatte saranno ricompensate con un biglietto omaggio, da ritirare alla cassa del PalaSele domani, con modalità che comunicheremo ai vincitori.
 

Intanto, scopriamo qualcosa di più su Fedez e il suo atteso concerto, lasciando la parola al protagonista.

Un tempo nei dischi parlava del mondo che le gira attorno, ora di quello che si porta dentro. Un bel cambio di prospettiva.
«Tutto va ricondotto all'epoca in cui nasce. Quando ho inciso Penisola che non c'è, il mio primo disco connotato da un forte senso civico, venivamo dal periodo dei governi berlusconiani, Pop hoolista è nato in quello dei governi tecnici. Ora, con figlio e famiglia, sono cambiato. Difficilmente, d'altronde, riesco a ripetermi. Anche perché la routine mi ammazza. Così ho scelto di fare un lavoro d'introspezione e di sperimentazione. Fatto per un'urgenza mia, senza pensare troppo alle aspettative del mercato discografico».

Dopo aver bruciato tanti traguardi, come si vede proiettato fra dieci anni?
«Partendo da questo disco, portato a fare solo ciò che l'urgenza del momento mi detta, senza star lì a pensare che è troppo cupo per il mercato o che non c'è il singolo adatto. La grande libertà di non dovermi preoccupare più di tanto della competizione, della gara a chi la fa più lontano, mi sembra un grande traguardo».

In «Tvtb», un pezzo del disco, c'è la Dark Polo Gang. E i toni si fanno pesanti.
«Sapevo che quel pezzo sarebbe stato tacciato di misoginia e sessismo. Però se chiami artisti che incarnano un certo tipo di mondo in un paese dove il contesto vale più del concetto, come l'Italia, è fatale. Se la Dark Polo dice certe cose in un suo disco, nessuno se ne cura, se lo fa nel mio, apriti cielo. A questa retorica rispondo con altrettanta retorica furbetta dicendo che loro esasperano il concetto di misoginia al punto da renderlo macchiettistico: si capisce immediatamente che la cosa non è seria. Se poi prendiamo un brano come I love it di Lil Pump e Kanye West scopriamo che dice le stesse cose e anche di peggio».

Lei che in passato ha avuto scontri all'arma bianca con Salvini, sostiene ancora i 5 Stelle?
«Sinceramente, penso che in questo momento non sia Salvini il problema. Penso che stia facendo esattamente quello per cui è stato votato e che si sia, addirittura, edulcorato molto nei toni e nelle azioni. A queste elezioni non ho votato, perché ero in Usa, ma sono contento che ci sia un governo legittimo, scelto dagli italiani. Un parlamento legittimato. Ora voglio vedere quel che faranno. Per la prima volta è stato abbattuto un sistema clientelare».

È ancora fan di Maurizio Crozza?
«Ha smesso di fare la gag su mio figlio Leone perché non faceva poi ridere. L'unico messaggio gliel'ho mandato per correggere la storia che io e Chiara avremmo usato nostro figlio per reclamizzare prodotti. Non è così».

Un errore che non rifarebbe?
«Mi verrebbe da dire la festa di compleanno al supermarket, ma non l'avevo organizzata io».

Ne dica, quindi, un altro.
«Pensare ossessivamente al futuro senza riuscire a godermi il presente».

Essere considerato all'estero the husband of Mrs Ferragni è un peso?
«No, perché non ho aspirazioni internazionali. Non sono il toyboy di mia moglie. Ognuno di noi ha portato a casa tantissimi traguardi. In America ai Kardashan viene riconosciuto il merito di aver costruito un impero dal niente. Da noi o non è vera o c'è il trucco. Da noi Dalla e De Gregori si compravano la Porsche in due per non far vedere che avevano abbastanza soldi per prendersene una a testa. L'Italia è così».
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