Blanco, nuovo album: «Il successo è bello ma costa molto caro»

«Non posso essere punk come vorrei, questo paese è politicamente troppo indietro»

Blanco nel centro storico di Napoli
Blanco nel centro storico di Napoli
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Venerdì 14 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 15 Aprile, 08:21
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Aveva la faccia di uno scugnizzo, Blanco, alias Riccardo Fabriconi da Brescia, 20 anni, giubbotto di cuoio e coppola in testa, vicino al Pulcinella di Lello Esposito in vico Fico al Purgatorio. Che ci faceva l'altro giorno nel bel mezzo del centro storico napoletano? E che ci faceva ieri in piazza Navona a Roma, e nei giorni prima in gondola a Venezia e in piazza Michelangelo a Firenze? «Cantavo serenate», spiega lui, visto che il nuovo disco che esce oggi si intitola «Innamorato». Serenate destinate (anche) a diventare un docufilm da piattaforma, completato dalle riprese fatte durante il recente viaggio in Bolivia durante il quale si è liberato dalle polemiche seguite al pasticciaccio brutto dell'Ariston, dove è stato additato da qualcuno come il nemico pubblico n. 1 per aver maltratto le rose sul palco.

 

Vabbè: fuori il dente, fuori il dolore, Blanchito. Iniziamo proprio dal Festival?
«Se non ne possiamo fare a meno...

Mi ero preparato a cantare “L'isola delle rose” per bene, doveva esserci anche un po' di violenza sui fiori, ma solo un po'. Appena messi gli auricolari ho capito che qualcosa non funzionava, ho provato a farlo capire ai tecnici, ma mi è stato detto di andare avanti... Io cantavo e mi sentivo in ritardo, non potevo togliermi gli in ear perché sul palco non c'erano monitor per l'ascolto e... sì, ho sbroccato, ho strapazzato i fiori, ma... In Rai, tranne Amadeus che mi ha trattato bene, hanno scaricato tutto su di me, si è parlato di inchieste, mai aperte, come se avessi fatto chissà quale reato. In tv non posso essere me stesso: ora l'ho capito».

A quel polverone avevi risposto a caldo con «Sbagli».
«Non avevo fatto niente, ma volevo lo stesso chiedere scusa alle persone che si erano sentite offese».

Sei un'«Anima tormentata», come da titolo del brano che apre il disco, «pieno di forse e di se»? E il successo ti pesa così tanto?
«Il successo è bello, ma si porta appresso una rottura di... A me piacciono le cose semplici, come andarmene in giro per mercatini. In Bolivia ho ritrovato quella dimensione, perché nessuno mi conosceva. In Italia devo stare attento a tutto: chi mi riprende, che cosa dico, se posso essere frainteso, strumentalizzato, se mando a fanculo qualcuno e questo può essere politicamente scorretto».

Per non essere frainteso: «Giulia» è la tua ex?
«Sì, ma non è una lettera d'amore a lei, altrimenti sai la mia fidanzata... Parlo di come Giulia sia stata fraintesa in alcune interviste, di come quelle parole abbiamo avuto ricadute su di me».

Tra jungle e trap, la chicca del disco è «Briciole d'allegria». Ma com'è andato l'incontro con Mina, che canta con te come se non avesse mai fatto altro nella sua vita?
«L'incontro non c'è stato: mentre io ero nel suo studio di Lugano lei era al piano di sopra. Tutto è nato per caso, avevo quel brano, che non mi piaceva proprio, ma convinceva tutti quelli del mio staff, che sono più bravi di me a capire che cosa può avere successo. Per blandirmi mi hanno proposto una collaborazione, per respingerla ho puntato alla luna, alla più grande, ad un mito. Quando lei ha detto di sì, ci ha mandato la sua registrazione non ci credevamo né io né Michelangelo, il mio produttore».

Nostra signora della canzone ti conosceva?
«Sì, il nipote mi ripeteva che lei è sempre sul pezzo, che amava un mio brano, “Notti in bianco”, per la rabbia che c'era dentro. Non mi è dispiaciuto, in fondo, non vederla: conoscere i propri miti può deludere, la sua ugola non delude mai, ha 83 anni e... Io a quell'età non ci arrivo, muoio prima».

C'è molta rabbia dentro Blanchito?
«Un po'. Ma ci sono trip dentro di me: prima di andare a dormire ripeto nove volte no. Al risveglio lancio tre baci al lago dalla finestra».

Nel disco dici che non sai se credi in Dio.
«Nella mia testa c'è l'idea dell'esistenza di qualcosa di superiore, ma il cristianesimo o un'altra religione organizzata no».

Che disco è questo «Innamorato»?
«Di transizione. “Blu celeste” mi rappresenterà per sempre, questo è un passaggio verso quello che sarò. Non posso essere punk come vorrei, mi sa, questo paese è politicamente troppo indietro».

A luglio ti aspettano gli stadi: l'Olimpico di Roma il 4 e San Siro il 20. Ma intanto ti sei divertito a cantare per pochi, a sorpresa. A Napoli hai scelto «Vada come vada». Ma tu l'hai mai fatta una vera serenata a una ragazza?
«Una volta, a Sirmione, insieme a un mio amico che voleva rimorchiare delle turiste tedesche, a cui dedicammo “Abbronzatissima”».

Come andò a finire?
«Per lui bene, centrò il suo intento». 

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