Ligabue, il gran ritorno: «Drogato dal palco, starne fuori fa paura»

Ligabue, il gran ritorno: «Drogato dal palco, starne fuori fa paura»
di Andrea Spinelli
Lunedì 10 Giugno 2019, 08:14
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Sono passati 22 anni da quel suo primo (doppio) San Siro. E la fame di stadi continua a condizionare le scelte di Luciano Ligabue che, dopo le noie alla gola, la parentesi musical-cinematografica di «Made in Italy» e le 52 date nei palasport del relativo tour, porta al debutto venerdì prossimo tra gli spalti del San Nicola di Bari il suo nuovo spettacolo per i grandi spazi. Tutto con le canzoni del nuovo album «Start» e una gran voglia di tornare a pigiare sull'acceleratore.
 


Sabato la prova generale, nella deserta area fieristica di Reggio Emilia, col potenziale di 32 brani e l'abbacinante apparato tecnologico di un palco alto come un palazzo di sette piani caratterizzato da sette schermi in cui un sistema luminoso ritaglia la doppia L delle sue iniziali (pure i figli li ha chiamati Lenny e Linda, perché suo padre era convinto che quella specie di 7 rovesciato portasse fortuna). Alle sue spalle i compagni di strada dell'ultimo tour de force, vale a dire Luciano Luisi alle tastiere, Federico Poggipollini e Max Cottafavi alle chitarre, Davide Pezzin al basso, più il nuovo arrivato Ivano Zanotti alla batteria. Con «capitan» Poggipollini siamo alle nozze d'argento: «Me lo ha ricordato Luciano», conferma il chitarrista, «e vedremo di festeggiare in qualche modo durante il concerto di Bologna. Non abbiamo nemmeno avuto una crisi dei sette anni, salvo un breve periodo allontanamento momentaneo».

 
«La scaletta degli stadi è sempre un problema perché in spazi di quel tipo viene a sentirti pure un pubblico che forse non ritroverai più e a cui devi riuscire a trasmettere, oltre alle canzoni più famose, pure quelle nuove», rilancia il rocker. «Così stavolta mi sono affidato all'escamotage di due medley: uno voce e chitarra, con un repertorio abbastanza intimo, e uno in chiave club rock, che mi permettono al tempo stesso proporre le canzoni di Start e di variare la liturgia dello show».
«Non è tempo per noi», col pensiero ai cambiamenti climatici, scandisce il count-down al mondo così come lo conosciamo oggi, mentre «Vita morte e miracoli» è accompagnata dalle immagini di un parto. «Nella scelta dei filmati, per raccontare la storia di uno che vuole ancora meravigliarsi della vita, l'idea d'indurre un piccolo shock nello spettatore non mi è dispiaciuta» assicura Ligabue: «Fin dagli inizi mi sono sentito un cantautore ma con il suono di una band, perché ho bisogno delle dinamiche dl gruppo. Dopo tutto questo tempo ho imparato a gestire meglio di un tempo le differenze tra palco e realtà, però il live per me rimane una dipendenza. Sono uno che si diverte, ma non c'è niente che mi esalti come l'andare in scena e già ho un filo d'ansia al pensiero che, dopo questi nove stadi, dovrò starmene buono per un anno».
Fra le nuove canzoni c'è anche «La cattiva compagnia». «La cattiva compagnia è quella che ci popola i pensieri, i fantasmi e le paure che ci bloccano e non ci permettono di essere come vorremmo», dice Luciano. «Credo di parlare a nome di tanti perché in molti hanno dentro di loro una cattiva compagnia, anche se magari non la chiamano così ma forse la indicano come incapacità di essere felici».
Nel 2020 l'uomo di Correggio varcherà la fatidica soglia dei sessant'anni, metà dei quali passati sul palco e in hit-parade. Lui si dice intenzionato a festeggiare la doppia ricorrenza adeguatamente, ma se gli chiedi lumi sulla destinazione dell'evento - sottintendendo un nuovo bagno di folla a Campovolo dove, fra l'altro, fervono i lavori per la costruzione di una grande arena estiva - la risposta è «ni». Con la bulimia che caratterizza tutto quel che fa, Ligabue è già al lavoro anche su «Balliamo sul mondo», il musical sulle sue canzoni in scena a Milano dopo l'estate. Lo show narra la vicenda di alcuni ex compagni che si ritrovano per Capodanno dopo dieci anni di lontananza e faticano a rimettere assieme i pezzi del loro passato, salvo poi scoprire proprio in quello stare assieme un'ancora di salvezza collettiva. «Il soggetto l'ha scritto la regista Chiara Noschese, figlia del grande Alighiero», ammette Liga, «e mi è piaciuto al punto che le ho chiesto di poter collaborare anche alla stesura dei dialoghi».
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