Loredana Bertè usa il palco di Palmi (Reggio Calabria) per manifestare la sua solidarietà alle vittime di violenza. Lo fa a gran voce durante un suo conceerto raccontando quanto le è accaduto: «Io sono stata vittima di un bastardo che mi ha violentato, massacrata di botte e lasciata su una strada del ca**o a Torino. Ogni sei ore, ogni sei ore un femminicidio. Per non parlare poi di abusi, quali Palermo. Per questo ho smesso di tacere. Io non sono carne. Non sono carne». Dopo gli stupri di gruppo di Palermo e di Caivano, Loredana Bertè aderisce alla campagna social Io non sono carne e il pubblico applaude.
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Loredana Bertè la denuncia sugli stupri
Aveva 16 anni quando l'artista fù violentata, come raccontò 3 anni a Verissimo. «Mi sono sentita in colpa per anni, ho un vago ricordo che cerco di reprimere, ma ogni tanto viene fuori.
Il racconto a Verissimo
«Dopo un mese ho deciso di andare a prendere una cosa da bere con lui – spiegò a Silvia Toffanin – Mi ha portato in un appartamento scannatoio, le ragazze devono stare molto attente». Ha avuto paura la cantante.
«Quando ho sentito che chiudeva con il lucchetto la porta mi sono spaventata, terrorizzata. Volevo andare fuori, ma lui mi ha riempita di botte, mi ha violentata. Sono riuscita a uscire per miracolo, con i vestiti tutti strappati e con un taxi che si è fermato: stavo svenendo e mi ha portato in ospedale».
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Non disse nulla all'epoca: «Nonostante fossi andata in ospedale non ho denunciarlo. Oggi è un signore della Torino bene. Lo sapevano solo le mie amiche. Non volevo che mia madre venisse a sapere della violenza, perché le avrei prese anche da lei e mi sarei sentita ancora più in colpa. Perché ero lì, anche se ho detto no. Non ho più voluto vedere uomini per anni interi»
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