Nel 2015 con un assolo «pelle e voce» (con la sensuale Ornella Varchetta in bikini usata come strumento di percussione), aveva totalizzato milioni di visualizzazioni tra Facebook e Youtube. Ora, 8 anni dopo, Ciccio Merolla si ripete ed esplode su Tik Tok e Youtube («siamo a 50 milioni di visualizzazioni, una roba pazzesca», dice lui), con «Malatia», un brano dal sapore esotico con i cori di Carolina Franco che si è trasformato in un inno e che ha tutte caratteristiche per essere cantato allo stadio Maradona, specie dopo il video versione «Napoli». Quello originale con la regia di Max Bellocchio vede invece protagonista una pornostar, Amandha Fox, «suonata» da Merolla su glutei e gambe. Una bella spinta al progetto è arrivata anche dal video su Tik Tok postato spontaneamente da Maria Esposito, la Rosa Ricci di «Mare fuori», uno dei personaggi più amati della serie tv, che gli rende omaggio cantandola con labiale fuori sincrono.
Merolla, tanti anni di ritmi e percussioni militanti tra rap, jazz, folk. Poi l'exploit di quel video «pelle e voce», mai bissato nonostante i tentativi, sino a «Malatia», che da due settimane è in testa anche agli ascolti su Spotify.
«È un miracolo.
E all'esplosione ha contribuito il video versione Napoli Calcio con immagini di tifo azzurro, gol, esultanze. Come è nata l'idea?
«Mi è stato richiesto dalla gente. Tutto è partito da una signora che mi fermò sui Quartieri Spagnoli e mi disse che il video lo vedevano le nipotine e risultava imbarazzante la presenza della pornostar, peraltro in costume. Mi venne una stretta al cuore. Io sono tifosissimo del Napoli e tanti amici mi fecero notare che il ritornello sembrava perfetto come inno: Malati' malati', pe me tu si na malati', malati', malati', tu fai overo pure e bugie. Da qui la realizzazione del video-bis».
C'è un problema però: qualcuno in rete fa notare che il brano in questione ha la stessa melodia di «Guataquì», canzone del 2009 della star della tambora colombiana Martina Camargo, che poi ha avuto anche dei remix.
«Si, ma attenzione, la musica sia del mio brano che di quello della Camargo fa parte della tradizione colombiana, è un canto popolare, è antichissimo e i nomi degli autori si sono persi nel tempo. Io l'ho solo recuperata grazie alle ricerche continue che faccio sulle musiche ancestrali africane, indiane, sudamericane. E comunque quella versione non ha avuto il riscontro della mia. E dò merito al dialetto napoletano che ha dentro di sé qualcosa di magico. Il testo l'ho scritto in coppia con Lucariello e non centra nulla con l'originale. Comunque sto cercando di contattare la sessantunenne Camargo perché vorrei invitarla a cantare un brano nel nuovo disco che stiamo completando».
Basterà per chiudere la questione? Finora dell'origine colombiana del pezzo non se ne era mai parlato. Intanto, ci parla dell'album?
«Si intitolerà “Pelle e voce” e uscirà dopo l'estate. Tutti i brani sono per percussione e voce, nessun altro strumento. Tra poco sarà pronto anche il secondo singolo con video annesso».