Sanremo 2024, con Geolier ritorna il napoletano

Solo l'ascolto delle canzoni ci dirà se davvero valeva la pena allungare il brodo e allargare il cast

La foto postata da Geolier sui social dopo l'annuncio
La foto postata da Geolier sui social dopo l'annuncio
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Lunedì 4 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:00
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C'è l'artista più venduto del 2023, Geolier, ciclone da Secondigliano che ha appena annunciato il suo primo concerto al Maradona e, viste le prevendite, è pronto per il bis. C'è il trio, napoletani anche loro, The Kolors, che ha firmato il tormentone dell'estate. Ci sono sei ex vincitori: Mahmmod (due volte), Diodato, Il Volo, Emma, Francesco Renga (in coppia con Nek), Ricchi e Poveri. C'è la reginetta sexy del pop italiano Annalisa e la regina cantautorale Fiorella Mannoia. Ci sono i Negramaro pronti per gli stadi, c'è Loredana Bertè pronta come sempre per essere una signora. C'è una primadonna come Alessandra Amoroso e una emergente come l'irresistibile Angelina Mango. E, sempre sul fronte femminile, ci sono rapper aliene come l'irpina BigMama e Rose Villain che potrebbero animare un mucchio selvaggio normalizzato, anche ad evitare trovate non gradite al nuovo corso politico, come il bacio Fedez-Rosa Chemical o il Blanco massacratore di fiori. C'è Dargen D'Amico che non vuol fare il coach di «X Factor» a vita, c'è Sangiovanni che vuole dimostrare di essere cresciuto e, soprattutto, un plotone di rapper, qualcuno anche tutto da scoprire (Alfa, Ghali, Il Tre, Irama, Mr. Rain).

Scomparsa la canzone d'autore ancient regime (ma quanta nostalgia, siamo sinceri), c'è Gazzelle in quota indie e Fred De Palma (in quota reggaeton? O no). Poi ci sono nomi che il grande pubblico, ma pure quello di nicchia per essere sinceri, dovrà imparare a conoscere, o magari a dimenticare: Mannini, che in realtà si chiama Alessio Mininni, è barese, classe 1977, ed è un cantautore indie, non proprio un big (23.300 streaming mensili, 490.000 totali per la sua canzone più nota, «Vaniglia»); La Sad, coloratissimo trio punk-pop ed affini.

Questo il Sanremo extralarge con cui Amadeus intende concludere il suo mandato, vedremo se per farsi pregare di restare o per farsi rimpiangere dopo l'edizione 2025.

Ma per ora c'è quella 2024 da portare a casa, con il regolamento come ormai sempre cambiato in corsa per aumentare il numero dei concorrenti da 27 a 30: i tre che mancano ancora arriveranno il 19 dicembre dalla finale di Sanremo Giovani, a confondere ancora di più il pubblico più anziano ed i soliti leoni da tastiera che già ieri hanno commentato sui social in stile: ma chi sono questi ragazzi? Ma davvero rappresentano la canzone italiana?

L'unica risposta possibile è: sì. Piaccia o non piaccia, è così, Amadeus ha semplicemente completato il corso d'aggiornamento sanremese iniziato con cure da cavallo da Baglioni e Conti, sia pur lasciando fuori le scene più alternative, le nicchie più coraggiose e stimolanti.

E veniamo agli esclusi: nessuno sentirà la mancanza dei Jalisse (che si candidano solo per far parlare di loro almeno una volta all'anno), bocciati anche Al Bano, Alan Sorrenti con i Calibro 35 (possibile che il loro pezzo fosse più brutto di quello de Il Tre o di Alfa?), Alexia con un presunto manifesto femminista, Marcella Bella, Bresh, Zero Assoluto con un brano di Franco126, sembrerebbe anche Arisa ed Ermal Meta.

Il conduttore-direttore artistico, che finora abbiamo chiamato spesso «Ama», ma la co-co Teresa Mannino suggerisce di appellare «Deus», ripete di aver scelto le canzoni e non i cantanti, di essersi consultato con la giuria di qualità di casa (la moglie Giovanna Civitillo e il figlio Alberto) oltre che con il suo staff.

Solo l'ascolto delle canzoni ci dirà se davvero valeva la pena allungare il brodo e allargare il cast, anche se Ama, pardon, Deus, promette di tagliare i superospiti (finora di annunciato c'è solo Allevi) per restare in tempi umani (si fa per dire, non si uccidono così nemmeno i cavalli, suggerisce il titolo di un antico film su una spietata maratona di ballo no stop).

Fino al 6 febbraio prossimo, comunque, sarà un conto alla rovescia serrato, uno stillicidio di annunci, probabilmente di polemiche (nessuno, finora, azzarda l'analisi politica del cast: meloniano? antimeloniano? ameloniano, con l'alfa privativa?). Per la Rai in affanno di ascolti e di idee è fondamentale fare non solo bene, ma benissimo, mettendo da parte un tesoretto di share da far corrodere poi durante il resto dell'anno, se la tendenza sarà ancora l'attuale. Per l'Amatissimo non sarà una battaglia campale, ma comunque importante.

Così sarà anche per molti dei protagonisti annunciati: per Geolier, golden boy con un compito importantissimo, risdoganare, si spera per sempre, anche all'Ariston dopo le hit parade, il napoletano. Per The Kolors, che si muoveranno sulle tracce di «Italodisco», ma guardando più al postfunk di Prince che al sound di Moroder. Per Mahmood, per Emma, per Diodato, per Annalisa, per Ghali, che cercano conferme e/o rilanci. 

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Fatto il cast si lavora ai dettagli, si cercano gli ospiti per la manche delle cover (si preannunciano partecipazioni eccellenti) e si prega davvero che le serate non finiscano all'alba. Fiorello, che sposterà il suo «glass» a Sanremo per andare in onda alla fine delle prime quattro serate, non ci crede e manda a dire all'amico di sempre: ««Che cast! Bravo ciccetto! Sono felice di andare in onda con VivaRai2 alle 6 del mattino!». 

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