Malgioglio canta Federico Salvatore: «La mia cover contro l'omofobia»

La sua versione di «Sulla porta» presentata a Sanremo 1996

Cristiano Malgioglio
Cristiano Malgioglio
di Federico Vacalebre
Martedì 1 Agosto 2023, 11:27
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Nemmeno i tempi fluidi, le manifestazioni anti-omofobia, nemmeno la recente scomparsa del suo autore, Federico Salvatore, avevano finora suggerito a qualcuno di riportare a galla «Sulla porta». Ci ha pensato, guarda un po', Cristiano Malgioglio, che non ha mai incontrato il cantattore napoletano, ma l'ha sempre stimato, non solo per quel pezzo, coraggioso, censurato, tredicesimo al Sanremo 1996, vinto da Ron (e Tosca) con «Vorrei incontrarti tra cent'anni». Ora lo chansonnier più colorato d'Italia ne ha inciso una sua versione che presenterà in anteprima sabato a Cancello e Arnone (Ce), nella piazza davanti il Comune, ritirando il Premio Eccellenze Volturno al fianco di Raiz, Maria Nazionale e Vincenzo Comunale.

Facciamo un «rewind», Cristiano. Che successe a quel Festival?
«Federico, artista straordinario, si presentò con una canzone destinata a passare alla storia della manifestazione: era la prima che parlava esplicitamente di omosessualità.

Baudo ebbe il coraggio di sceglierla, però poi, nel dialogo del gay con la madre, fu censurata la frase clou: "Sono un diverso, mamma, un omosessuale" divenne "Sono un diverso mamma, e questo ti fa male". La metrica era salva, la denuncia depotenziata. Faceva ancora paura quella parola, non erano ancora i tempi del coming out. Federico, come sempre, era avanti, era un vero artista, nelle canzoni divertenti, come in quelle più serie».

La tematica di «Sulla porta» ti è cara.
«Era il 1981 quando cantai Marlon, "Ernesto" era addirittura del 1979: io sono stato tra i primi a parla re di omosessualità, a dichiarare la mia omosessualità. È passato così tanto tempo da quei pezzi, da quello di Federico Salvatore, eppure... l'omofobia esiste ancora. Dobbiamo combatterla. Penso alla battaglia che ha fatto Mariela Castro, nipote di Fidel, a Cuba, sostenitrice del referendum popolare che ha legalizzato nel paese caraibico matrimoni gay e maternità surrogata».

L'Italia su questo fronte è indietro.
«E me ne dispiace davvero. Ti ho mandato la mia foto con un abito colore arcobaleno, simbolo della comunità Lgbtq+, credo vada benissimo per illustrare questo articolo. La usi?».

Promesso.
«Grazie: due persone che si amano sono belle, non importa di che sesso siano. Io ringrazio dio di essere nato omosessuale, anche se sono stato fortunato, non ho mai subito discriminazioni. Sai che ci sono ragazzi che mi contattano chiedendo consigli, come rivelarsi alla madre, come dichiararsi all'uomo che amano? La sensibilizzazione sul tema è importante e sono felice di presentare "Sulla porta" in anteprima proprio nella terra di Federico Salvatore. Poi la porterò in tv».

A proposito, dove ti vedremo.
«Farò "Tale e quale show", con Carlo Conti su Raiuno, ma prima, dal 18 agosto, sempre sulla rete ammiraglia, andranno le repliche di "Mi casa es tu casa", il mio programma che ha avuto la sfortuna di andare in onda nel periodo dei Mondiali di calcio».

E la musica?
«Ho pronto un pezzo di Toni Bungaro, "Vita porno"».

Vuoi proprio scapricciarti?
«No, il titolo è uno specchietto per le allodole, la vita porno è quella che facciamo noi tutti: non si capisce più niente, siamo frastornati dai tempi precari che viviamo. Toni è bravissimo, sofisticato, l'inciso è speciale, mi piace presentare un autore raffinato come lui ai giovani che mi seguono».

Dal duetto con Mario Merola, «Futtetenne», hai sempre dimostrato particolare interesse per la canzone napoletana.
«Sì, quella classica rappresenta le fondamenta su cui è edificata la canzone italiana. Ma amo anche quella moderna, la seguo molto: vorrei che il mio amico Amadeus al prossimo Sanremo desse spazio ai rapper, ad esempio».

Qualche nome?
«Ce ne sono tanti, ma direi... Geolier, è bravissimo e giovane, e poi Rocco Hunt... Ama, fidati, meritano assaje. Il problema degli artisti partenopei è che spesso si accontentano di essere star nella loro terra. È comodo, forse anche conveniente economicamente, ma un vero artista deve sforzarsi di arrivare anche al pubblico veneto o laziale. Che non può perdersi una voce come quella di Pietra Montercorvino».

Chiudiamo con la tua estate?
«Sono un po' stanco del tour. Ma quando vedo il pubblico ritrovo forze ed emozioni. Diciamo che sono come Cher: indistruttibile».

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