Filippo Timi, la malattia: «Riesco a vedere solo i contorni, e per la balbuzie a volte non mi escono le frasi. I miei genitori omofobi senza saperlo»

L'attore si è raccontato in una recente intervista in cui ha spiegato anche come i problemi di salute influenzino il suo lavoro sul set

Filippo Timi: «Riesco a vedere solo i contorni e per la balbuzie, a volte, non mi escono le frasi. Omosessualità? Da ragazzo non mi sono sentito protetto»
Filippo Timi: «Riesco a vedere solo i contorni e per la balbuzie, a volte, non mi escono le frasi. Omosessualità? Da ragazzo non mi sono sentito protetto»
Domenica 14 Gennaio 2024, 17:28
4 Minuti di Lettura

Filippo Timi è uno degli attori italiani più amati: grazie alla sua grande espressività e al suo talento, ha sempre incantato migliaia di spettatori sia a teatro che al cinema. In una recente intervista, si è raccontato a cuore aperto tra difficoltà della vista e del linguaggio dovute al morbo di Stargardt e alla balbuzie. Inoltre, l'attore ha anche parlato della sua omosessualità e di come l'abbia vissuta quando era un ragazzino. Ora, Timi è tornato su Sky e Now con la nuova serie I delitti del BarLume dove interpreta un barista mezzo investigatore e burbero. 

L'intervista di Filippo Timi 

Filippo Timi ha iniziato la sua intervista con Il Corriere della Sera parlando di come accoglie le sue fragilità fisiche nel set: «Per il morbo di Stargardt, che mi fa vedere solo i contorni, non riesco a inventare le immagini, ma è un tema. Quanto alla balbuzie, è meno forte però c’è ancora, a volte in scena non so se mi esce la frase. Mi costringe a un lavoro supplementare. Sono anche autoironico. La vita ti insegna che o soccombi, oppure le fragilità cerchi di usarle, e trovarvi un valore. Un fiore, su un sasso, spunta uguale. E il sasso è la vita stessa». 
Inoltre, Filippo Timi ha parlato anche della sua omosessualità: «Io a 21 anni lasciai la provincia. Il mondo gay è importante per dare la possibilità di una scelta, creare la libertà. L’omosessualità resta un tabù. È una parola che fagocita il resto, per quel sessuale che trascina tutto verso la camera da letto. Io ho voglia di tenerla chiusa, anche quella della mi’ mamma. Prima, non si vedevano due uomini baciarsi, si raccontava ciò che poteva esserci ma solo di nascosto. Già identificarsi con qualcosa che doveva essere segreto mi spaventava. Quando mi chiamavano fr…era strano, era una parola che mi veniva sputata addosso con una colpa e un’accusa. Mi ha dato forza identitaria, anche se è stato difficile e doloroso. Non mi sono sentito protetto dai miei genitori, che sono stupendi. Non si sentivano in diritto di potermi difendere. Non ce l’hanno fatta. A tavola c’era un silenzio di noi tre sull’argomento. Erano omofobi e razzisti, senza farlo apposta. Mio padre faceva la battutina su Renato Zero, poi aggiungeva comunque è bravo. In quel “comunque” c’è tanto. Sai quando ti regalano il giocattolo ma senza le pile? Io non avevo le pile». 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Sky (@skyitalia)

Filippo Timi e la povertà

Infine, Filippo Timi ha anche parlato di che cosa gli ha lasciato il periodo di povertà vissuto dalla sua famiglia: «Un senso di insicurezza. Dietro le mie spalle non c’è nessuno. Ricordo lo stupore per un cappotto di cachemire. Ancora oggi in alcuni provini mi fanno i complimenti e magari non mi prendono. Ma sto lavorando tanto, non mi lamento». Sui suoi 50 anni, che compirà a febbraio, Timi ha detto: «Mi sento al centro, nella metà.

Vediamo che metà sarà l’altra. E’ come se quel mio cappotto di cachemire si fosse un po’ imbiancato, però alleggerito». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA