Più pungenti loro di un Icardi formato fantasma (nonostante il fresco ed economicamente sostanzioso rinnovo) e di un tridente, quello di De Boer, completato da Eder e Candreva, insieme anziché in ballottaggio come previsto alla vigilia. Ha bisogno di tempo, De Boer. E ha bisogno di qualcosa lì a centrocampo, dal mercato, ma questa è storia che riguarda Joao Mario e Sissoko, non la partita di Verona. Qui, al Bentegodi, la prima Inter della stagione è una squadra fragile, buon insieme di solisti che non sono ancora orchestra. De Boer l’ha detto: l’Inter, quella vera che ha in testa lui, la si vedrà tra qualche mese, probabilmente a gennaio. Nell’attesa, non è certo il migliore degli incipit.
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