Scudetto Napoli, Sarri tra ragione e sentimento: con la sua Lazio può rovinare la festa

I tormenti del Kom: farà i complimenti a Spalletti?

Maurizio Sarri sulla panchina della Lazio
Maurizio Sarri sulla panchina della Lazio
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Venerdì 28 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 29 Aprile, 08:21
4 Minuti di Lettura

Non è un monumento a due facce. Ma ora deve fare solo il suo dovere: vincere con la Lazio a Milano e rinviare la festa scudetto del Napoli. Lui non è un mito che invecchia o che inciampa nel passato, non è neppure il Jep Gambardella di turno che sogna «di avere il potere di far fallire le feste». Maurizio Sarri deve scrivere il suo destino, senza pensare a quello del Napoli. Di quello che fin da bambino è stata la sua squadra del cuore. Certo, fa un certo effetto: lui, il tecnico di Figline, è l'ultimo a doversi arrendere allo strapotere degli azzurri. Proprio l'uomo che 5 anni fa arrivò talmente vicino al titolo da aver lasciato un ricordo indelebile nella memoria di tutti. Da tempo è una specie di reietto da queste parti perché in pochi gli hanno perdonato il tuffo carpiato e l'approdo alla Juventus. Domenica sarà ancor di più un nemico, perché solo la Lazio può rovinare la festa che ormai sembra bella e pronta.

Non fosse l'allenatore della seconda in classifica, dell'unica che potrebbe acciuffare gli azzurri in cima all'Everest della serie A, magari avrebbe anche la vecchia bandiera del Napoli esposta sul terrazzo delle sua villa in Valdarno.

Lo ha raccontato a pochi, ma ha sempre conservato le vecchie bandiere azzurre, quelle che negli anni 60 andavano così di moda. Ha pagato un prezzo amaro al suo tifo per il Napoli, perché nelle scuole materne e medie, lui nato a Bagnoli per via del babbo Amerigo che lavorava nella vecchia Ilva, lo prendevano tutti in giro, visto che erano gli anni d'oro della Fiorentina di Pesaola e lui si ritrovava a fare il tifo per Sivori, Altafini e Juliano.

Sa di non essere un vero ostacolo, Sarri. Sa pure che tanto o è domenica oppure è un altro giorno ma nessuno può togliere lo scudetto al Napoli in questa stagione. Lui deve provare a fare quello per cui è stato chiamato da Lotito: vincere e tornare in Champions. Magari passando a San Siro e rovinando tutto ciò che in queste ore stanno allestendo tra stadio, piazze e vicoli della città. Tanto al ruolo di rompi scatole è abituato. Anche a Napoli lo era, quando divenne una specie di Masaniello: «Fino al palazzo», urlava adorato. E ora che il Napoli a palazzo ci è arrivato, lo ha preso, conquistato, lui è l'ultimo a tentare di resistere all'arrembaggio. Chi lo conosce da bene che al suo cuore non si comanda. C'è la Lazio, solo la Lazio. Poi certo, il Napoli e quello scudetto perso in albergo. Un modo elegante per non dire, perso per Inter-Juventus e per quello che avvenne quella sera sul prato del Meazza. L'albergo è quello di Firenze, dove il giorno dopo i viola travolsero gli azzurri per 3-0 (tripletta del Cholito Simeone). Domani saranno giusto 5 anni da quel pomeriggio che ha segnato il destino di tutti, di Sarri in primis. Avrebbe fatto carte false per essere lui l'uomo del ritorno dello scudetto a Napoli, dopo quello lontanissimo del 1990. Ci credeva per davvero e gli è rimasto un grande rimpianto per non averlo conquistato nella stagione del 91 punti, ma anche in quelle prime. Raccontava, fumando indomito le sue inseparabili sigarette, che gli sarebbe bastato qualche riserva in più. De Laurentiis, al contrario, gli diceva che proprio perché si era fissato con i titolarissimi era arrivato senza benzina al rush finale.

Video

Farà i complimenti a Spalletti quando arriverà il titolo. Ma nessuno si aspetti concessioni dall'ex comandante. Non ne farà, non è nel suo stile. È pure piuttosto infastidito da tutto quello che è successo in queste ore, dal fatto che alla fine il Napoli giochi dopo la Lazio. Ma non certo perché immaginava la rimonta. Solo che lui piace un Paese dove ci sia sempre chiarezza e non ci siano questi cambi a poche ore dal match. Lo scudetto del 2018 è solo virtuale, ora è in arrivo quello vero. Da un maestro a un altro. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA