Roma, Mourinho: «I Friedkin sanno che cosa penso, ma non parliamo di rinnovo. In trasferta manca la mentalità»

«L’importante nella qualità del possesso palla è il collettivo»

Roma, Mourinho: «I Friedkin sanno che cosa penso, ma non parliamo di rinnovo. In trasferta manca la mentalità»
Roma, Mourinho: «I Friedkin sanno che cosa penso, ma non parliamo di rinnovo. In trasferta manca la mentalità»
di Gianluca Lengua
Sabato 25 Novembre 2023, 13:16 - Ultimo agg. 14:00
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José Mourinho annuncia la mancata convocazione di Renato Sanches contro l’Udinese per via dell’infortunio avuto in settimana. Bacchetta anche la squadra che quando gioca in trasferta non si esalta: «Fuori casa quello che ci manca sia un po’ di mentalità». Sul rapporto con la proprietà aggiunge: «Sanno quello che penso. Non abbiamo parlato di rinnovo». Ecco la conferenza stampa integrale

Sarà fondamentale il ritorno della qualità di Pellegrini nel possesso palla?

«L’importante nella qualità del possesso palla è il collettivo. Dobbiamo stare attenti alle loro ripartenze perché hanno gente molto veloce. Se perdiamo palla in zona pericolosa siamo più aperti. La nostra squadra è migliorata in questo. Abbiamo più la palla rispetto a prima. Lorenzo è sempre un giocatore importante per noi, ma io guardo all’Udinese con queste difficoltà di cui hai parlato. Il loro inizio di campionato è una sorpresa perché hanno potenzialità. Se giochiamo bassi e gli regaliamo palla, ci fanno male. Sono forti su palla inattiva e hanno gente che tira come Samardzic e Walace. Non guardo la classifica per definire la difficoltà della partita che è difficile».

Come è cambiata l’Udinese? 

«Hanno perso giocatori importanti. Hanno gente con esperienza nel calcio, non è un problema per loro vendere giocatori come Beto e Becao. Hanno preso Kabasele che ha esperienza in Premier e trova terzini offensivi che hanno gamba. Sono molto intelligenti, sono gente con tanta esperienza nella gestione di un club di calcio. L’Udinese è sempre l’Udinese anche se gli piace fare soldi in estate». 

Cinquantadue partite saltate dagli infortunati. A che punto è il recupero di Smalling?

«Anche noi abbiamo questi numeri.

Il numero di 52 è un numero che si concentra tanto su due o tre giocatori. Ci sono giocatori che non ho mai perso. Chi sono? Quelli che hanno una storia clinica pulita, che hanno un infortunio occasionale, come Cristante, Mancini, Rui Patricio, Bove. Questi non sono nel gruppo di 52, ne fanno parte Smalling, Sanches, Pellegrini, ogni tanto Dybala e Spinazzola. Noi lo sappiamo. I giocatori sono professionisti. Fanno tutto, qui e fuori anche nella vita privata per cercare di stare bene. Noi allenatori, preparatori e dipartimento medico lavoriamo insieme. A volte una persona può pensare che l’allenamento è di due ore mezza, ma stiamo lì 15 ore al giorno. L’infortunio di Smalling c’è, ci sono anche persone normali come noi, non atleti di alto rendimento, che hanno più capacità di sopportare il dolore. Magari noi due abbiamo lo stesso problema al dente, ma io dormo e tu no. Smalling non è un ragazzo che sa giocare mentre soffre e si tira un pochino indietro. Il suo infortunio è difficile, è una grande frustrazione per me, è nella posizione di cui abbiamo più necessità. Dobbiamo avere pazienza, non devo massacrarmi e non posso nemmeno massacrare lui. Vedremo quando torna. Nell’ultima settimana non ha fatto neanche un minuto fuori al dipartimento medico, non si è nemmeno alternato con fuori. Non sa nemmeno se fa freddo. È la prima settimana che non c’è dolore e la prossima settimana prevede che possa andare in campo. Ma non con me, con i preparatori. Non me lo aspetto nelle prossime due o tre settimane. Prima del 2024? Ni. Speriamo, vediamo». 

C’è empatia con i Friedkin? O è importante averla solo con la squadra?

«La squadra è un po’ come la famiglia, i giocatori sono quelli più vicini all’allenatore. Questa è empatia funzionale, è il modo di creare empatia lavorando. Con la proprietà è una situazione diversa. Io sono qui e la proprietà la. Io sono pagato per non creare problemi alla proprietà. La proprietà si deve fidare del suo lavoro, deve avere il tempo per diversificare. La loro vita professionale è diversificata. L’altro giorno mi hanno chiesto qual è l’ultima volta che avevo parlato con mister Friedkin e Ryan. Se mi fai la domanda oggi, io rispondo ieri. Lavoriamo. Non ho parlato di contratto». 

È arrivato il momento che la squadra risponda sul campo ai tifosi sempre presenti?

«Non sono sicuro che abbia dato meno di quello che può dare. Ma sono d’accordo che debba dare di più. Loro capiscono, con questo tipo di tifosi e di club non devi mettere limiti a quello che dai. Il risultato negativo lo abbiamo avuto. Qualche performance negativa l’abbiamo avuta. Mancanza di professionalità mai, mancanza di rispetto per la gente mai. Un’altra cosa è dare qualcosa di più e dobbiamo farlo. In casa di solito riusciamo a farlo, anche in estrema difficoltà dell’ultimo minuto. Penso che fuori casa quello che ci manca sia un po’ di mentalità che ho avuto sempre in carriera ed è godere dell’antagonismo di giocare fuori casa. A me con qualche squadra che ho avuto mi piaceva più giocare fuori che in casa. Noi come squadra non godiamo molto fuori casa, c’è gente a cui manca più il conforto di casa. Manca la mamma, manca il papà, la nonna che fa il dolce. Avevo delle squadre che dentro al pullman provocavano gente fuori perché volevano qualcuno che butta la bottiglia nel pullman per esaltarsi. Dobbiamo migliorare a questo livello. Fuori casa possiamo fare un ottimo risultato, ma possiamo anche perdere con lo Slavia, a Ludogorets, a Bodo, anche in campionato è accaduto. Questa mentalità non dico che va trovata, ma va cambiato qualcosa. A casa i tifosi sono 70mila e quando vai fuori ne trovi 1500 che hanno fatto molto sforzo per essere lì». 

La correlazione tra chi gioca e chi manca la sente anche lei?

«Hai sempre un progetto di squadra e poi fai fatica quando non c’è continuità. Faccio fatica io per la programmazione e fanno fatica anche i giocatori a spostarsi di posizione. Quando Cristante gioca da una parte o dall’altra, o non ci sono Smalling e Renato. Se metti la qualità di organizzazione di Paredes, più la qualità tecnica di Renato insieme la squadra è un’altra cosa. Siamo più forti con Renato sia in transizione difensiva che offensiva. Contro la Lazio che è fatta con una filosofia di possesso e controllo li abbiamo avuti ugualmente. Mi è cambiato il cambio di velocità, abbiamo messo più volte i piedi in area della Lazio che il contrario, ma ci è mancata questa soluzione. Il nostro obiettivo è andare in una direzione in cui vogliamo andare. Renato non è infortunato oggi, quello che è successo è che in due settimane in cui Pellegrini ha lavorato durissimo per arrivare in una situazione ottimale, lui ha rotto questo processo e si è allenato solo ieri con la squadra. Non ha avuto continuità nel lavoro, oggi, domani, lunedì e martedì lavorerà per arrivare a giovedì e domenica prossima. Non è infortunato, ma non gioca».

Ha parlato con la società dell’inserimento di una figura tra lei e la società che possa proteggere la squadra?

«Di solito la gente vicino a me sa tutto quello che penso io. Non risparmio le parole, le critiche, gli elogi. Nel lavoro sono un libro aperto. Tutti sanno quello che penso, quando sono felice e no lo sono». 

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