Sassuolo-Napoli, Bigica si gioca la panchina in 90 minuti

Una chance per il futuro, affrontando il suo passato

Emiliano Bigica
Emiliano Bigica
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Martedì 27 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:29
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Una chance per il futuro, affrontando il suo passato. Il destino alle volte si diverte a creare incroci singolari e inaspettati. È il caso di Emiliano Bigica, ex centrocampista dai piedi buoni con un passato tormentato a Napoli (per via di un brutto e lungo infortunio, lesione del legamento crociato), chiamato due giorni or sono al capezzale del Sassuolo per sostituire l'esonerato Dionisi e preparare in tutta fretta la sfida proprio con gli azzurri di domani pomeriggio al Mapei Stadium. La sconfitta rocambolesca con l'Empoli ha spinto la proprietà neroverde al ribaltone, ma visto l'imminente match con i campioni d'Italia (recupero della ventunesima giornata che non si giocò per l'impregno del Napoli in Supercoppa a Riad) si è deciso di affidare la panchina del Sassuolo al tecnico della Primavera, Bigica. Ad interim, sembrerebbe. Ma non è escluso secondo quando trapela dai rumors societari che l'ex centrocampista abbia la possibilità di chiudere il campionato con la prima squadra nel caso in cui desti una buona impressione proprio contro gli azzurri di Calzona.

Bigica conosce bene l'ambiente Napoli, era arrivato come un colpo importante del mercato nella stagione del riscatto per il club di Ferlaino e che si chiuse con la promozione in massima serie.

Ma Bigica fece soltanto lo spettatore suo malgrado. Era l'alba del nuovo secolo: stagione 1999-2000, quando il mediano originario di Bari passa dalla Fiorentina al Napoli per rinforzare il centrocampo di Novellino.

Purtroppo, però, la sua parentesi in azzurro si rivelò una parabola amara. Praticamente una meteora complice un brutto infortunio che lo costrinse ai box per quasi tutto il campionato. Bigica fu costretto ad alzare bandiera bianca nella sfida d'andata di Coppa Italia a Fermo dopo mezz'ora di gioco. E da allora fu un calvario. Una volta rientrato in campo, il centrocampista non riuscì a riprendersi del tutto. Il Napoli lo spedì l'anno successivo alla Salernitana ma anche all'ombra dell'Arechi non lasciò il segno. La sua carriera di calciatore può sintetizzarsi come una promessa mai definitivamente sbocciata, visto che nel 1994 era stato il capitano della Under 21 campione d'Europa. Appesi gli scarpini al chiodo ha provato a farsi valere come allenatore. Alla guida della formazione Primavera del Sassuolo ha saputo farsi apprezzare e stava guidando i baby nelle posizioni di vertice del campionato con un modulo, il 4-3-1-2 o il 4-3-3, che potrebbe riproporre anche in prima squadra con le modifiche del caso. 

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