Napoli-Spal 1-1, big ancora imballati: Anguissa evita la figuraccia

Garcia prova Raspadori a destra nel tridente

Zambo Anguissa
Zambo Anguissa
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 25 Luglio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 20:00
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Ai cannibali del terzo scudetto, quelli che hanno dominato il campionato, non deve andare giù l'1-1 con la Spal, nobile decaduta, certo, ma pur sempre squadra di Lega Pro. Forse solo Kvara e un po' Raspadori danno un tono a un'amichevole piena di gambe imballate, tiri stonati e tentativi un po' così. Ma che senso ha fare venti gol a una rappresentativa locale piena di boscaioli, taglialegna o coltivatori di miele in questi tempi di test? Meglio una gara così, con un avversario vero, tosto, che si è mezzo in difesa e ha atteso i più forti d'Italia. Poco importa se si è visto davvero poco del bel Napoli di qualche mese fa: fraseggio, intensità e verticalizzazioni arriveranno. Ma non adesso. Cinque giorni di preparazione sono molto più di una spiegazione a quello che (non) si è visto. I giocolieri azzurri fanno la loro apparizione solo nella ripresa ma danno vita a sussulti solitari. Sia chiaro: il Napoli ha ancora il cellophane nelle gambe: ha cominciato a lavorare con tutti gli eroi tra il 19 e il 20 luglio, per forza di cose le saette ancora non si vedono. Colui nel quale si vedono meno è Osimhen, ancora troppo zavorrato dal lavoro di Dimaro e da un mese di vacanze, ma pure Lobotka (si è fatto male nel finale del match) è ancora all'inizio. Ovvio, mancassero due giorni al campionato, il taccuino di Garcia sarebbe pieno zeppo di note negative e da non far chiudere occhio. Ma non è così. Anguissa salva, in ogni caso, dalla figuraccia, dopo che un 19enne bello sfacciato, Puletto, trova il coraggio di calciare una punizione da metà campo mettendo in imbarazzo Meret e chi doveva piazzarsi davanti alla palla. Fesserie di questi tempi.

 

Primo tempo quasi di attesa, con i pop corn in mano e a lume di candela (il cattivo tempo rende tutto scuro e l'illuminazione è quella di un campo di provincia), in attesa dei big: Garcia infatti mette le stelle nella ripresa, lasciando spazio all'altro Napoli nel primo tempo (benino Folorunsho).

E sono 45 minuti in cui, se si esclude uno scatto di Zanoli e una conclusione di Simeone (al 22’) i duemila dello stadio di Carciato sono attratti più dalle cime delle Dolomiti del Brenta e dalla pioggia che scende senza sosta che a quello che succede in campo. Solo i gps piazzati sulla schiena dei calciatori, potrebbero dare delle risposte a Garcia che dalla tribuna non sono arrivate. Ovvio, nella ripresa, tutto cambia. Rrhamani fa coppia con il baby Obaretin (nel primo tempo Ostigard e Jesus). E c'è un altro indizio: perché il francese schiera alto a destra Raspadori, in un tridente in salsa garciana (con Spalletti c'era quasi sempre Politano) che può essere solo al primo esperimento (giusto provarlo ancora). I tre dietro sono quelli della trionfale cavalcata. Occhio, tutti faticano a trovare spazi di manovra, corsa, direttive giuste. Osimhen, nel finale, lanciato in porta tutto da solo, viene fermato prima dal campo bagnato e poi dall'uscita del portiere. Ma era un test, niente altro. Però la squadra si è mostrata unita, nel senso che tutti hanno giocato male. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Se non dell'infortunio di Mario Rui (uscito quasi nel finale del primo tempo in via del tutto precauzionale) e di Lobotka. Hanno colpito le poche occasioni vere e proprie di gol (la rete di Anguissa al 73’ è su assist di Zielinski) perché a parte al 79’ una girata di Raspadori e poi subito dopo lo spreco di Olivera che sbaglia un rigore in movimento, c'è poco ad allietare il pomeriggio. 

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