Ai cannibali del terzo scudetto, quelli che hanno dominato il campionato, non deve andare giù l'1-1 con la Spal, nobile decaduta, certo, ma pur sempre squadra di Lega Pro. Forse solo Kvara e un po' Raspadori danno un tono a un'amichevole piena di gambe imballate, tiri stonati e tentativi un po' così. Ma che senso ha fare venti gol a una rappresentativa locale piena di boscaioli, taglialegna o coltivatori di miele in questi tempi di test? Meglio una gara così, con un avversario vero, tosto, che si è mezzo in difesa e ha atteso i più forti d'Italia. Poco importa se si è visto davvero poco del bel Napoli di qualche mese fa: fraseggio, intensità e verticalizzazioni arriveranno. Ma non adesso. Cinque giorni di preparazione sono molto più di una spiegazione a quello che (non) si è visto. I giocolieri azzurri fanno la loro apparizione solo nella ripresa ma danno vita a sussulti solitari. Sia chiaro: il Napoli ha ancora il cellophane nelle gambe: ha cominciato a lavorare con tutti gli eroi tra il 19 e il 20 luglio, per forza di cose le saette ancora non si vedono. Colui nel quale si vedono meno è Osimhen, ancora troppo zavorrato dal lavoro di Dimaro e da un mese di vacanze, ma pure Lobotka (si è fatto male nel finale del match) è ancora all'inizio. Ovvio, mancassero due giorni al campionato, il taccuino di Garcia sarebbe pieno zeppo di note negative e da non far chiudere occhio. Ma non è così. Anguissa salva, in ogni caso, dalla figuraccia, dopo che un 19enne bello sfacciato, Puletto, trova il coraggio di calciare una punizione da metà campo mettendo in imbarazzo Meret e chi doveva piazzarsi davanti alla palla. Fesserie di questi tempi.
Primo tempo quasi di attesa, con i pop corn in mano e a lume di candela (il cattivo tempo rende tutto scuro e l'illuminazione è quella di un campo di provincia), in attesa dei big: Garcia infatti mette le stelle nella ripresa, lasciando spazio all'altro Napoli nel primo tempo (benino Folorunsho).