Napoli-Barcellona 1-1, l'orgoglio di Calzona: «Ritrovata la voglia di lottare»

I complimenti di De Laurentiis nello spogliatoio

L'urlo di Ciccio Calzona
L'urlo di Ciccio Calzona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 22 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:40
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Una terapia d'urto. Altro che nuovo allenatore. Il Napoli è vivo, viva il Napoli: l'ha vinta alla Mazzarri, in rimonta, Ciccio Calzona. Deve prendere uno schiaffo, per rianimarsi. Perché fino a quel momento sembrava un pugile suonato. A Barcellona va una squadra che ha ancora molte possibilità di passare il turno. Certo, il primo round fa pendere l'ago dalla parte dei catalani: ma i venti minuti finali lasciano aperte ancora le porte della speranza. E gli applausi del Maradona, alla fine, sono quasi una liberazione, dopo la contestazione di quattro giorni fa. Aurelio De Laurentiis scende nello spogliatoio con un sorriso ritrovato. In tribuna, poco distante, tra gli ospiti Bernd Reichart, Ceo della A22 Sports Management incaricata di portare avanti il progetto Superlega. Un sorriso che aveva perso sabato, dopo il pari con il Genoa. Sembra passato un secolo. Fa i complimenti per la reazione, dice poco. Si congratula con Calzona e il suo staff: non è semplice in due allenamenti presentarsi al cospetto del Barcellona. Meglio, molto meglio, la squadra con i cambi di Traoré e Lindstrom. Questa è la Champions. «Abbiamo ancora tanto da lavorare, ma ho visto che abbiamo ritrovato la voglia di lottare. Questo mi rende soddisfatto. A livello tattico abbiamo da fare dei passi avanti: abbiamo messo in campo calciatori che vengono dalla Coppa d'Africa (Anguissa su tutti, ndr) e che non hanno dato il contributo che volevo: abbiamo concesso cambi gioco, poca pressione da parte di chi era in avanti. Dai centrocampisti c'è bisogno di un aiuto in più nella protezione. Volevo una squadra più stretta e corta ma non l'ho avuta». È chiaro che questo è un pareggio d'oro. Anche se tirare in porta così poco contro la squadra che ha il record dei gol incassati nel 2024, dovrebbe lasciare l'amaro in bocca. «Abbiamo creduto di poterla vincere questa partita alla fine. Lo spirito è quello che mi è piaciuto davvero tanto: ho visto calciatori che hanno dato l'anima e che non ci stavano a perdere la partita contro una squadra fortissima. Non hanno mollato, hanno una voglia matta di uscire da questo momento difficile. Non mi è piaciuto, però, il disordine in campo. In due giorni non si possono fare miracoli. Chi è subentrato era fresco di mente e ha cambiato la partita. E questo non può che rendermi contento». Va avanti nella sua analisi. Con serenità. «Il Barça non è l'ultimo arrivato: nella prima mezz'ora abbiamo sofferto tanto, poi c'è stata la reazione sia pure nel disordine che certo non mi fa essere contento. Ma la reazione c'è stata e questa è una dote. Lottare fino al 95’ contro una squadra di questa caratura non può che essere una cosa positiva». Il cambio di Kvara è un messaggio chiaro a tutti: non ci sono intoccabili. E soprattutto, Calzona non guarda in faccia a nessuno, come era evidente fin da subito. La vecchia guardia dello scudetto non ha più scudi protettivi. «Kvara a testa bassa? L'ho sostituito perché magari la prestazione non è stata fantastica. Normale che possa capitare una giornata storta. Gli è mancato il guizzo nel saltare l'uomo ma tatticamente non ha fatto malissimo. Le chance di andare avanti. «Ora andremo a Barcellona per passare il turno, noi siamo il Napoli e dobbiamo avere l'ambizione di andare avanti in Champions: abbiamo i nostri problemi, sono chiari, ma abbiamo anche tre settimane per risolverli e provare ad andare lì a giocarci le nostre chance. Giocare a Barcellona è difficile, ma il pareggio ci tiene in corsa: mi aspetto una gara difficile». Cosa concentrarsi in questi venti giorni che separano dal ritorno. «In questi mesi la squadra ha perso certezze cambiano spesso moduli. Ora abbiamo il 4-3-3 e su questo lavoriamo. Il problema principale? Mentale più che fisico». 

 

Ha sempre avuto una certa allergia per il passato e per le bandiere. Ma stavolta un pensierino De Laurentiis lo ha fatto corteggiando Marek Hamsik. E lo ha fatto ancora ieri durante il pranzo Uefa, quando lo ha coccolato al cospetto di Joan Laporta, il patron del Barcellona: «Lo vedi? Lui è uno dei più grandi campioni che ho avuto con me». C'era anche Stefano Ceci, ospite del Napoli, nel pranzo in nome di Diego Maradona.

Ma Marek, al momento, non capitola di fronte alla grande tentazione di tornare, come ha chiarito prima della partita parlando ai microfoni di Sky Sport. «A 36 anni ho ancora tempo per venire a Napoli, qui avrò sempre le porte aperte, almeno spero. Ho un ottimo rapporto con Calzona, per cui si avvera un sogno, e con la società. Stare sulla panchina del Napoli non è poco per lui. Calzona è un allenatore straordinario anche se lo fa da poco. Ha grande personalità, in nazionale i ragazzi lo adorano. Se porterà questa personalità a Napoli, anche il Napoli crescerà». 

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