Napoli-Barcellona 1-1, tutto aperto e gli azzurri possono sognare i quarti

Buona la prima di Calzona in panchina

Victor Osimhen
Victor Osimhen
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 23:22 - Ultimo agg. 22 Febbraio, 12:10
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Finisce in parità il primo round tra Napoli e Barcellona. Calzona non fallisce all’esordio sulla panchina azzurra nella delicatissima sfida con i blaugrana valida come gara d’andata degli ottavi di Champions. Nella notte delle stelle al Maradona decidono le due stelle annunciate. Da una parte Lewandowski, dall’altra Osimhen. E chi se non loro. Il polacco la sblocca, il nigeriano pareggia i conti. Finisce uno a uno a Fuorigrotta. Finisce con un tempo (o quasi) per parte. Calzona si affida al credo tattico con cui è cresciuto all'ombra di Sarri, Spalletti ed anche Di Francesco. Napoli con il tridente, con il 4-3-3 come marchio di fabbrica. Stesso atteggiamento tattico del Barca, ben diverse ovviamente le interpretazioni delle squadre. Azzurri che cercano ostinatamente di partire dal basso e catalani che aggrediscono subito con un grande pressing a tutto campo che nella prima mezzora mette in difficoltà i padroni di casa.

Calzona conosce benissimo Lobotka e gli affida le chiavi del centrocampo, forse anche troppo con lo slovacco che gioca a tutto campo, ma va in affanno e rischia un po’ troppo per dover coprire la doppia fase (a uomo o quasi su Gundogan): ai suoi fianchi Anguissa e Cajuste hanno il compito di fargli da dioscuri. In attacco il trio composto da Politano, Osimhen e Kvaratskhelia.

Sono gli ottavi di finale di Champions. Al Maradona, si affrontano le due squadre che hanno vinto i rispettivi campionati e che quest'anno invece stanno facendo tanta fatica in A e nella Liga. Squadre a specchio, come detto, con Xavi che piazza ancora una volta Christensen davanti alla difesa mentre si gioca la carta a sorpresa Gundogan nelle vesti di jolly, chiedendo all'ex City di avanzare il suo raggio d'azione affiancando quasi Lewandowski in avanti. I catalani fanno valere la maggiore esperienza internazionale, giocano sul velluto, attaccano anche in cinque, non fanno più il tiki-taka, ma provano ad essere concreti ed incisivi, approfittando anche dell'imprecisione e della tensione che in casa Napoli si taglia a fette. Il pallone scotta, l'avvio de Barca è di quelli che spaventano. Gli azzurri partono contratti e rischiano spesso sulla pressione blaugrana. I catalani mordono a centrocampo e ripartono con il l’enfant prodige Yamal: il sedicenne di sinistro scalda i guantoni di Meret. Gli azzurri sono in affanno e non riescono ad uscire dalle corde. Al quarto d’ora Di Lorenzo rischia un retropassaggio di testa su cui si stava avventando Pedri: per fortuna Meret esce di «casa» ed anticipa lo spagnolo. Il numero uno del Napoli è ancora protagonista in due circostanze (prima su Lewandowski e poi su Gundogan). Sulle fasce i blaugrana macinano chilometri con Cancelo da una parte e Yamal dall’altra, costringendo sempre troppo bassi i dirimpettai di casa. Prima dell'intervallo, gli azzurri hanno una buona reazione: alzano la testa ed il proprio baricentro. Il Napoli non tira in porta, ma almeno prende fiducia ed avanza il proprio raggio d’azione.

 

Nel secondo tempo gli azzurri provano a riprendere da dove avevano finito, ma è ancora Gundogan che impensierisce Meret. Le squadre sono più lunghe e la partita è vibrante. Alla prima distrazione però il Barca batte cassa. Lewandowski sfrutta al meglio un’imbucata di Pedri e di destro in piena area fa secco Meret (15’). La rete è una doccia fredda che rischia di far diventare stalattiti anche i guantoni di Meret (rischio sulla conclusione di Pedri). Calzona cambia in corsa, mostra personalità e richiama in panchina Cajuste (al suo posto Traorè) e sopratutto uno spento Kvara. Lindstrom invece prende la posizione del georgiano e subito prova ad impensierire la retroguardia catalana. La mossa è vincente. Il Napoli si distende sulle fasce ed Osimhen trova finalmente qualche pallone giocabile. Alla prima occasione, il bomber mascherato risponde a Lewandowski e fa secco Ter Stegen: Anguissa trova l’imbucata in area, Osi asfalta Martinez e pareggia i conti facendo esplodere il Maradona. Neanche il tempo di esultare che Osi viene richiamato in panchina. Calzona si affida a Simeone e richiama pure Politano per fare spazio a Raspadori. Il modulo resta uguale, ma i movimenti sono un po’ diversi. Finisce con gli azzurri all’attacco, testa bassa (peccato per l’inzuccata di Anguissa) con orgoglio e cuore. Finisce in parità con un unico rischio sul solito Gundogan. Tutto rinviato alla gara di ritorno a Barcellona il 12 marzo prossimo.