De Laurentiis al Viminale da Piantedosi: «Subito un decreto legge per sanare il problema ultras»

«Se non saniamo il problema dei violenti è finita»

La manifestazione degli ultras
La manifestazione degli ultras
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Giovedì 6 Aprile 2023, 07:03 - Ultimo agg. 13:00
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Non ha la voce impastata dalla rabbia, non è una lotta personale. Potrebbe vendere in qualsiasi momento il Napoli, ma neppure per un attimo è stato sfiorato dall'idea. Il clima del Maradona, le minacce ultrà, i cori dei gruppi non lo spaventano né lo spingono a fare qualche passo indietro. Macché. Quella di Aurelio De Laurentiis è un'autentica battaglia per il bene del calcio italiano. Forse è il primo padrone di società di calcio ad andare così allo scontro aperto. Il presidente del Napoli è chiaro: rifare gli stadi - come Gravina e Malagò si augurano possa essere fatto in tempi brevi - e la lotta contro la violenza vanno a braccetto. «Se non saniamo il problema dei violenti è finita. C'è una frangia delinquenziale che va eliminata con un decreto legge immediato. Se non risolviamo questo problema, al calcio possiamo dire addio». Motivo per cui il patron azzurro cita in continuazione i provvedimenti adottati dalla lady di Ferro, Margareth Thatcher: cancellò la follia degli hooligans, sistemando e ammodernando gli impianti d'oltremanica. Il patron azzurro, per questo, non fa marcia indietro. E ieri, al Merger&Acquisition Summit 2023 organizzato dal Sole 24 Ore, non solo fa sapere a tutti dell'incontro nel pomeriggio con il ministro dell'Interno Piantedosi per parlare dell'emergenza ultrà e di quello che, può e deve fare il governo Meloni per fronteggiare quella che considera una vera emergenza negli stadi. Ma, nel forum milanese, detta anche quelle che sono le linee guida per la sopravvivenza del calcio italiano. Il colloquio al Viminale «è un appuntamento che ho fissato prima di quello che è successo domenica sera», svela al convegno organizzato nella sede del quotidiano di Confindustria. Non cita a ripetizione le leggi inglesi di fine anni 80 (il riferimento è anche al Taylor Act) ma punta il dito sulle autorità politiche che non sanno impedire le trasferte dei delinquenti. Con Piantedosi il punto di partenza è stato lo scontro tra tifosi del Napoli e quelli dell'Eintracht e l'impotenza di fermare gli unni alle frontiere da parte dei governi (visto che l'Uefa non impedisce mai il viaggio delle tifoserie). Cosa che poi è successa anche per i tifosi olandesi (e italiani) in vista di Feyenoord-Roma della prossima settimana. 

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L'unica ad averci provato, e ad esserci riuscita per qualche tempo, era stata Margaret Thatcher dopo la strage dell'Heysel (maggio 1985).

Molto semplice il metodo: prevenzione, repressione e galera. È la ricetta italiana di De Laurentiis. Perché la signora di ferro aveva capito una lezione basilare: i teppisti degli stadi sono spesso delinquenti, vanno in guerra e come nemici di guerra si devono combattere. Ed è per questo che spiega ancora la ricetta per uscire fuori. «Siamo indietro anni luce rispetto a tutti. Il problema è che siamo il paese più dolce e appariscente del mondo, ma siamo poi il paese più violento con la presenza di mafia, di camorra, sacra corona unita e ndrangheta. Facciamo gli stadi nuovi? Ma per chi? Chi ci protegge? Per farceli distruggere. Tanti anni fa a San Siro buttarono in una partita dell'Inter un motorino dagli spalti. Allora se non mettiamo un freno a tutta questa violenza, è tutto inutile». È severo. «Sono trent'anni che i Comuni non mettono mano negli stadi. A Firenze e a Bologna si mettono le mani nei capelli. La ricetta c'è: li cedano alla società per un euro con le garanzie di investire anche 300 milioni. Ma bisogna dare le autorizzazioni per fare le cose e non trovarsi ingessati tra Corte dei Conti e Soprintendenze varie. Dicono: puoi fare tutto, tranne il residenziale. Che senso ha? L'Arsenal si è ripagato lo stadio nuovo con 1,5 milioni di metri cubi di appartamenti nel centro di Londra. Serve un'azione propulsiva da parte di qualcuno, magari il sindaco di Bari De Caro che è presidente dell'associazione dei sindaci». Dunque, stadi più moderni per poter poi fronteggiare meglio la violenza degli ultrà. Ma al tempo stesso, ci vorrebbe prima una legge più severa dei Daspo attuali perché sia da stimolo agli investimenti per gli stadi moderni. Un groviglio da cui sembra assai difficile uscirne fuori. 

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