Juventus-Napoli, intervista a Jesus Datolo: «Quel mio gol fu un sogno»

«Fu un qualcosa di incredibile, direi unico»

Jesus Datolo
Jesus Datolo
di Bruno Majorano
Giovedì 7 Dicembre 2023, 07:09 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 09:01
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Ci sono attimi destinati a restare nella storia. Come il minuto 19 del secondo tempo di Juventus-Napoli del 31 ottobre 2009. Jesus Datolo è un ragazzo argentino rimasto ancora un mezzo oggetto misterioso del mercato azzurro, ma Walter Mazzarri che è sulla panchina del Napoli decide che è arrivato il suo momento. È entrato in campo da 5 minuti esatti prendendo il posto di Campagnaro, quando gli dei del calcio decidono di regalargli l'occasione della vita. Sì, perché l'argentino segna il gol del 2-2 che di fatto mette il turbo al Napoli per la rimonta che si completerà qualche minuto dopo con il 3-2 di Hamsik.

La fotografia di quella partita?
«Vado oltre il risultato e penso alla grande festa che facemmo negli spogliatoi.

Fu un qualcosa di incredibile, direi unico».

Lei partiva dalla panchina...
«Ma fin dal fischio d'inizio avevo in testa un solo ritornello: all'inizio e pensavo voglio entrare per essere decisivo ed essere ricordato per tutta la vita».

Detto fatto.
«Sapevo dentro di me che quella sarebbe stata la mia grande possibilità e non avevo alcuna intenzione di farmela sfuggire».

Cosa le disse Mazzarri prima dell'ingresso in campo?
«Innanzitutto mi ha dato tantissima carica. Poi mi ha detto di essere me stesso, di pensare solo alle cose che avevamo provato in allenamento e di divertirmi».

E lei?
«Quando mi ha detto di entrare ho subito pensato che sarei stato l'uomo decisivo. Quella era la mia grande possibilità di entrare nella storia del Napoli».

Così è stato perché appena cinque minuti dopo il suo ingresso in campo ha segnato la rete del momentaneo pareggio.
«Quel mio gol è stato un sogno. In quel momento stavo realizzando due grandi desideri: vestire la maglia del Napoli, quella che era stata di Maradona, e segnare un gol così importante su un campo difficile come quello della Juventus».

A distanza di 14 anni si ricordano ancora tutti di lei e di quella prodezza.
«Per i napoletani quella era una partita importantissima. Abbiamo vinto a Torino dopo gli anni di Maradona. Da argentino lo vivevo come un segno del destino».

Oggi che effetto le fa quel ricordo?
«Beh non ho bisogno di sforzarmi troppo».

Perché?
«Il popolo napoletano ancora oggi si ricorda di me: mi scrivono in tantissimi per complimentarsi ancora per quella partita. La mia casella dei messaggi su Instagram è totalmente presa d'assalto dai tifosi. Datolo, grazie per quel gol e per quella partita, mi scrivono tutti. Ma non mi stupisco di nulla: il tifoso napoletano è passionale. Anche per questo io amo Napoli e spero di tornare presto in città».

Magari quest'anno che in panchina è tornato anche Mazzarri. Che allenatore era?
«Aveva molta grinta e trasmetteva tanta voglia. E poi era un uomo e un allenatore molto intelligente».

Peraltro ora lo stadio è stato anche intitolato a Maradona.
«Per un argentino che ha vestito quella stessa maglia è davvero incredibile. Diego è stato il massimo esponente del calcio argentino a Napoli».

Proprio in quello stadio lei fu accolto da una presentazione stellare, con tanto di giro di campo sotto braccio con De Laurentiis.
«Che emozione quella giornata. C'erano napoletani ovunque, anche a due passi da me in campo. È stata una giornata incredibile davvero anche quella».

Ma oggi che fine ha fatto Jesus Datolo?
«Ho appena concluso la stagione nella serie B argentina con il Tristan Suarez, ma ho 39 anni e l'anno prossimo penso di smettere di giocare. Sono stanco e vorrei lasciare spazio ai giovani».

In futuro cosa le piacerebbe fare?
«Vorrei restare nel mondo del calcio, magari intraprendere la carriera da agente. Sono rimasto in ottimi rapporti con Inacio Pia e potrei collaborare con lui. Ma per ora penso a godermi mia moglie e le mie figlie». 

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