Mazzarri e il Napoli, la rinascita in due mosse: squadra più corta e libera mentalmente

L'allenatore ha toccato le giuste corde dei giocatori

Walter Mazzarri
Walter Mazzarri
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Lunedì 27 Novembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19:02
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Metamorfosi azzurra. La mano di Walter Mazzarri, ma anche il cartello esposto in bella vista con su scritto «lavori in corso». Il Napoli è già diverso nonostante lo stesso modulo e gli stessi uomini di sempre. Ovviamente una rondine non fa primavera, figuriamoci adesso che siamo quasi a... Natale. C'è ancora tanto da lavorare, chiariamolo subito. Ma la scossa c'è stata, la squadra ha risposto presente ed i primi importanti indizi (anche tattici) si sono visti già sabato sera a Bergamo contro l'Atalanta. E non solo per il risultato che ha sorriso ai campioni d'Italia e che spesso condiziona inevitabilmente i giudizi. Ma principalmente per quanto prodotto in campo dagli azzurri per oltre un'ora contro una squadra - l'Atalanta - che non era certo l'ultima arrivata e in uno scontro diretto in chiave Champions. Ed anche per quel feeling che sembra essere subito sbocciato tra la rosa ed il nuovo tecnico che proprio Mazzarri ha voluto evidenziare e rimarcare a fine partita. 

Il Napoli è apparso più libero mentalmente, ha mostrato una buona dose di personalità, ha tenuto botta nel momento di massima pressione della Dea salvo poi battere cassa.

Alla maniera di Mazzarri, insomma. C'è di più. Il tecnico ha avuto in primis il grande merito di non sconvolgere l'assetto tattico del Napoli sebbene il 4-3-3 non rientri certo nel suo «menu» preferito. Sarebbe stato masochistico del resto, oltre che terribilmente pericoloso, rivoluzionare l'assetto tattico di un gruppo costruito per imporre gioco e pungere con il tridente. 

Ed è stata proprio questa la ricetta vincente oltre ad una serie di ingredienti che si sono intravisti in terra orobica e su cui Walter proverà a lavorare ancora ed anche meglio. È saltato subito agli occhi che il tridente del Napoli fosse ben diverso da quello andato in scena negli ultimi tempi (con Gracia). La squadra è apparsa più corta e compatta tra i reparti: il Napoli ha cercato un fraseggio ragionato, provando a far partire l'azione dalle retrovie, senza esasperazioni e soprattutto senza quei lanci lunghi che avevano caratterizzato il recente passato. E che probabilmente avevano svilito e limitato quella macchina perfetta capace di asfaltare gli avversari e stravincere il campionato con Spalletti. Intendiamoci e a scanso di equivoci: nessun parallelo con la squadra che ha vinto il campionato. Le distanze al momento restano abissali.

 

Ma c'è un piccolo segreto nel nuovo corso tecnico targato Mazzarri. Fin dal primo giorno in cui Walter ha raccolto il testimone alla guida degli azzurri, infatti, ha lavorato soprattutto su due aspetti per risollevare le sorti della squadra. Il primo è stato quello motivazionale: l'allenatore ha toccato le giuste corde dei giocatori, stuzzicandoli sulla fame e sulla voglia di riscatto e le risposte sabato sono arrivate anche da questo punto di vista. Poi c'è stata la fase tattica. Mazzarri si è concentrato principalmente sull'aspetto difensivo. Quelli che erano i colloqui con i singoli giocatori - via via che tornavano dagli impegni con le rispettive nazionali - erano principalmente dei «seminari» su movimenti e schemi che l'allenatore chiedeva ad ogni singolo elemento. Sopratutto in fase di non possesso: dalle coperture preventive al modo di stare più corti e compatti, fino ad arrivare ai movimenti di tutta la difesa. La tavola è stata apparecchiata, insomma. Adesso c'è solo bisogno di restare... famelici. 

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