Avete presente le dodici fatiche di Ercole? Quelle che l’eroe e semidio famosissimo dovette compiere perché per espiare quel fatto che in un momento di pazzaria aveva ucciso la moglie e i figli doveva fare, solo per 12 anni, tutto ma proprio tutto quello che gli chiedeva re Euristeo? Bene. Se non le sapete poco importa ma se le sapete allora converrete con me che quello che ha dovuto affrontare il presunto figlio di Zeus non è niente, niente rispetto a quello che hanno dovuto affrontare il Napoli, e i tifosi partenopei, per vincere ieri a Torino contro la Juve. Altro che uccisione del leone di Nemea e della cattura di Cerbero.
Ieri gli uomini di Spalletti hanno dovuto superare la prova probabilmente più difficile del campionato. Perché dopo la triplice paliata col Milan e i piccoli disguidi arbitrali in occasioni di queste verificatisi, chiunque, ieri, dopo la mancata espulsione di Gatti che bell’e buono, sentendosi Muhammad Ali, ci ha chiavato un gancio destro in faccia a Kvaratskheila, si sarebbe arreso.
Molta di questa vittoria porta la firma di due azzurri in particolare: Elmas che al suo ingresso ha suonato la carica e Raspadori che dopo un po’ di partite opache ha preso sulle sue spalle il peso della responsabilità di un gol epico. Al 93’. A Torino. Nello Juventus Stadium. Un po’ come Koulibaly, quella volta. E come quella volta, anche questa resterà nella storia.