Osimhen, scuse a Garcia e allo spogliatoio e niente multa

Victor è e resta il rigorista della squadra

Lo sfogo di Victor Osimhen a Bologna
Lo sfogo di Victor Osimhen a Bologna
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 26 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 27 Settembre, 07:03
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Non si gioca nulla, con l'Udinese, Rudi Garcia. Solo i tre punti. E null'altro. Non si gioca il posto, perché De Laurentiis neppure per mezzo secondo ha preso in considerazione l'idea di mandare all'aria il progetto avviato a giugno con il suo ingaggio. E non si gioca neppure il ruolo di capo indiscusso dello spogliatoio azzurro. L'unica cosa che si gioca sono i tre balzi in avanti in classifica che potrebbero consentirgli di avvicinarsi alla zona Champions. Un successo fondamentale anche per zittire polemiche e mormorii che certamente non lasciano indifferenti dalle parti di Castel Volturno. In ogni caso, come primo passo della lunga giornata di ieri, c'era da fare i conti con Osimhen. Quello che Rudi Garcia doveva dirgli lo ha fatto nello spogliatoio di Bologna. E le sue urla sono state ascoltate da tutti. E anche i suoi toni, non certo morbidi. Lo ha fatto in inglese e in italiano, perché tutti capissero esattamente ogni cosa. Ma non c'era bisogno del traduttore, per comprendere il suo stato d'animo. Altro che mister serenità, per qualche minuto il tecnico francese ha perso le staffe e ha puntato i piedi. Per ribadire, nel caso ce ne fosse bisogno, che qui comanda lui. Solo lui. E ieri ha atteso che il nigeriano facesse il gesto di distensione, un'ammenda pubblica davanti ai compagni: e la sua attesa è stata premiata. Non aveva dubbi, il tecnico francese. E dopo i primi secondi dall'avvio della riunione, sono arrivate le parole di Osimhen, il suo prendere atto di aver esagerato al momento della sostituzione. Era dispiaciuto perché tutti hanno parlato di questo gesto, mettendo in discussione anche il ruolo dell'allenatore. Dunque, ecco le scuse alla squadra e al tecnico per come ha reagito in maniera sconsiderata e spropositata. Non voleva offendere nessuno. E il nigeriano ha voluto chiarire anche a Simeone che non contestava affatto il suo ingresso in campo: voleva solo giocare «a due attaccanti», quindi con lui al suo fianco, negli ultimi minuti dell'assalto al Bologna. Osimhen non è mai banale anche quando scende dal piedistallo e comprende di aver esagerato. Ma lui è fatto così, da sempre, prendere o lasciare. Luciano Spalletti, una volta a Castel di Sangro, lo obbligò a uscire dal terreno di gioco dopo una sua reazione fuori dai gangheri. Insomma, voltiamo pagina. Dopo che Garcia ha accettato il gesto di cospargersi il capo di cenere della stella nigeriana. E Giovanni Di Lorenzo ha ribadito, da capitano, a nome di tutti, che c'è una voglia matta di dimostrare la forza di questo Napoli e che certe reazioni non possono essere più accettate al momento di un cambio. Ed è stato proprio Garcia a sollecitare la società a non procedere a una eventuale multa. «Scurdammoce o passato», insomma. Il caso Osimhen si chiude qui, in meno di dodici ore. Come si è chiuso dopo 24 ore il caso Kvara. Ma da adesso in poi, guai a chi sgarra: non si accettano altri gesti di ribellione, la prossima volta ci sarà il pugno duro. 

Furioso nel dopo gara con il Bologna, ma da ieri di nuovo soave con la sua squadra.

Bastone e carota. Dopo che l'attaccante ha fatto ammenda, Garcia ha messo da parte le questioni comportamentali ed è tornato a parlare della gara di domenica scorsa, in vista di quella di domani contro l'Udinese dove pretende concentrazione massima, dal primo all'ultimo secondo. E ha ribadito che quella col Bologna era una partita da vincere per 1-0, proprio come hanno fatto l'Inter a Empoli e il Milan con il Verona. Fortuna è mancata e una cosa però ha ribadito Garcia: se Osimhen vuole, il prossimo calcio di rigore può calciarlo ancora lui. Nessuna punizione, non c'è bisogno che finisca dietro la lavagna. Perché il rigorista è lui. Ha parlato ancora di cazzimma, lo ha fatto subito dopo il pari del Dall'Ara. E lo ha ripetuto ancora. Invita i suoi a sfruttare le occasioni che arriveranno domani senza farsi prendere dall'ansia. Poi ci saranno i 40mila del Maradona a dare una mano ai campioni d'Italia. 

 

La gestione Garcia, in ogni caso, non è messa in discussione dal patron azzurro. Sabato ha chiamato il tecnico e la squadra durante la cena nel ritiro in Emilia Romagna: qualche minuto in collegamento con il suo «in bocca al lupo», giusto per far sentire la sua vicinanza al gruppo azzurro. Ieri ci sono stati dei messaggi tra Garcia e il patron: De Laurentiis ha sposato in pieno ogni passo del tecnico francese. La sua linea è quella della fiducia incondizionata per Garcia. Con cui condivide il progetto in pieno, a partire dalla rottura con il gioco e i metodi di Spalletti. Ogni volta che può, rassicura il suo tecnico anche sugli obiettivi della stagione: la zona Champions e conquistare, almeno, i quarti di finale della Coppa. De Laurentiis, quando l'ha scelto nel lungo casting di giugno, sapeva che sarebbe arrivato un allenatore con personalità. E che fin dall'inizio lo aveva avvertito del fatto che non avrebbe fatto copia e incolla del lavoro di Spalletti. E a De Laurentiis è andato tutto bene. Per questo non lo molla e non lo mollerà. L'unico tecnico che ha cacciato negli ultimi dieci anni è stato Carlo Ancelotti. Ma le due vicende sono profondamente differenti. In ogni caso, il patron ci ha messo 18 mesi prima di capire di aver scelto un allenatore non idoneo al suo progetto di Napoli. Garcia avverte di avere fiducia e tempo: poi, a parte l'Inter, il gruppetto che lotta per la Champions è tutto lì. Ovvio, nessuno ha già abdicato all'idea dello scudetto-bis. Ma davvero De Laurentiis è contento della prova di Bologna. 

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