Pecoraro racconta Gasperini: «Sognava la difesa a tre anche da calciatore»

L'intervista all'ex compagno di squadra del tecnico dell'Atalanta ai tempi della Salernitana

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di Eugenio Marotta
Sabato 30 Marzo 2024, 08:00 - Ultimo agg. 19:43
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Erano il fulcro e la mente del centrocampo della Salernitana oltre 30 anni fa. Marco Pecoraro aveva ereditato la fascia di capitano dal compianto Agostino Di Bartolomei. Gian Piero Gasperini era stato prelevato dal Pescara per garantire fosforo e sostanza alla formazione guidata da Ansaloni, neopromossa in B. Pecoraro ha appeso gli scarpini al chiodo e ha indossato il laticlavio fino ad arrivare a fare il senatore della Repubblica. Gasperini si è seduto in panchina, proprio su suggerimento e indicazione del suo amico e compagno di stanza Pecoraro e a Bergamo ha trovato la sua sublimazione. 

Pecoraro, qual è la prima cosa che le viene in mente del Gasperini calciatore?
«Uno dei quei pochi amici che ti restano a vita nell'ambiente del calcio.

Una grande intesa: sia in campo, sia fuori. Una persona intelligente che già allora amava riflettere e pensare. Eravamo compagni di stanza e di reparto».

Si aspettava diventasse un totem alla guida della Dea?
«Onestamente sì. E non ho paura a dire che sono stato tra quelli che gli hanno consigliato di intraprendere la carriera di allenatore».

Da cosa lo aveva intuito?
«Fu il primo che già in quella Salernitana, parliamo del ‘90, spingeva per giocare a “tre” in difesa. Fu lui a suggerire ad Ansaloni di portare Della Pietra o Ceramicola più avanti. e non con il libero distaccato. La sua intuizione è stato il suo marchio di fabbrica. Si vedeva che era portato a ragionare. E non solo».

Cosa ancora?
«Non credo sia un caso che molti giocatori migliorino sotto la sua guida: basta vedere cosa ha fatto con De Ketelaere oggi e con Zapata prima. E non è neppure casuale che gente come Juric abbiamo imparato da Gian Piero il ruolo di allenatore. È un maestro perché è chiaro. Non ha paura di rischiare e o di cambiare ruolo ad un giocatore. Un uomo di personalità. Adesso però è arrivato il momento del grande salto. Credo sia pronto per un grande club»

Può essere Napoli?
«Fossi stato in De Laurentiis l'avrei bloccato già da tempo».

Oggi al Maradona uno scontro diretto tra due filosofie differenti.
«Una gara dove entrambe hanno bisogno dei tre punti per continuare la rincorsa ad un posto in Champions. Il Napoli ha fatto bene dopo le scosse telluriche della stagione. Ma l'Atalanta giocherà a viso aperto per fare risultato pieno. Sarà una bella sfida».

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