Neanche le anime pezzentelle sono riuscite a proteggere Rudi Garcia e il Napoli. E allora la situazione comincia ad assumere un aspetto serio. Rudi l'ironico ha servito un biscottino a quei critici che, secondo lui, non vedrebbero l'ora di azzannarlo. Conosce poco Napoli, i suoi tifosi, l'ambiente. C'è di sicuro che in pochi mesi è riuscito a far rientrare la squadra (e con essa la tifoseria) nei ranghi. Il bellissimo Napoli ammirato con Spalletti (per lunghi tratti anche nella prima stagione di Luciano, quando non vi erano ancora Kvara, Kim e il migliore Osimhen) è tornato ad essere il Napoli che ha come obiettivo massimo la qualificazione Champions e ogni anno deve sudare per conquistarla. Il distacco di 3 punti dal quarto posto (per non parlare dei 7 dal Milan capolista) è già marcato. Preoccupante.
Garcia ha fatto più errori che punti, a cominciare dai cambi che creano settimanalmente tensioni. Kvara, Osimhen, Politano: brutte reazioni alle sostituzioni, hanno irritato anche capitan Di Lorenzo, che cerca di mantenere l'equilibrio a Castel Volturno.
Se Napoli fischia dopo la sconfitta contro la bellissima Fiorentina di Vincenzo Italiano, se mostra il pollice verso nei confronti di Garcia, non è per nostalgia nei confronti di Spalletti, per affetto verso un allenatore che si è tatuato lo scudetto e il simbolo del Napoli sull'avambraccio. È per il disagio e l'amarezza che si provano di fronte a una squadra che non è più la Grande bellezza del campionato. Rudi sfrutti il suo tempo per rimettere in carreggiata il Napoli, per farlo nuovamente splendere. I suoi primi mesi azzurri, intanto, dimostrano che gli allenatori non sono accessori. Uno non vale l'altro, come forse pensa Aurelio De Laurentiis, che ha vinto con Spalletti e che ha vissuto la stagione dei 91 punti con Sarri. Il presidente difende la sua scelta di giugno aspettando il segnale di riscatto.