Spalletti come Boccaccio: da Certaldo a Napoli per scoprire il vero amore

Dino Falconio torna nelle librerie con illustrazioni di Lorenzo Ruggiero

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Venerdì 7 Luglio 2023, 07:21 - Ultimo agg. 8 Luglio, 08:32
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Occhi azzurri come il mare, il cielo, il Napoli. Una mamma tifosa che porta i figli allo stadio San Paolo, settore Distinti, trasmettendo quella passione per il calcio che il papà invece non ha. E quell'amore per la maglia che diventa sempre più forte grazie a Maradona e non si dissolve negli anni della crisi, diventando poi di nuovo prepotente in questa stagione. Entusiasmante. Anzi: epica. Con “Epico Napoli: il terzo Scudetto” (Guida editore, pagg. 103, euro 15) Dino Falconio torna nelle librerie per raccontare il trionfo azzurro con il supporto delle illustrazioni di Lorenzo Ruggiero. Un capitolo per ogni eroe. Questa, appunto, è epica e non solo una storia di pallone. Ed ecco il racconto della solitudine del portiere (Meret) che descrisse Umberto Saba; l'umiltà del capitano (Di Lorenzo) che parte dalla terra - l'humus - della provincia di Benevento; un centrale (Kim) eccellente nelle tecniche militari e l'altro (Rrahmani) raffigurato come un dioscuro. E poi le pagine dedicate ad Osimhen, con quei colpi a Francoforte che portarono gli azzurri nella storia (prima qualificazione ai quarti Champions); a Kvara, con quella prodezza nell'area dell'Atalanta che d'un colpo ci fece tornare ai tempi di Diego; a Simeone («Veni vidi vici» nella sfida Champions contro il Liverpool) e Raspadori, definito «un titolare in regime di turn-over».

Il Napoli si è esaltato attraverso le magie dei campioni e il contributo dei gregari della rosa che Spalletti ha guidato con esperienza, attento «a non fare alzare le mani dal manubrio».

Luciano è partito da Certaldo, come Boccaccio che a Napoli venne folgorato da una donna incontrata nella basilica di San Lorenzo Maggiore: sarebbe apparsa nelle sue opere con un nome di fantasia, Fiammetta. Quella del poeta venne definita una «servitù d'amore» e qualcosa di simile deve aver provato l'allenatore perché da questa terra, questo popolo e questi colori non riesce a distaccarsi.

Il 4 maggio il Sogno è diventato realtà. A Udine - sottolinea Falconio, che ha dipinto un'Apecar d'azzurro portandovi anche una tifosa doc come Marisa Laurito - è stato dato lo sfratto alla macumba che aleggiava sulla squadra. Appunto, nel giorno degli sfratti, come impose nel 1587 il Viceré. Si riunì quella notte - ma anche in altre date: 30 aprile, 7 maggio, 4 giugno - tutta Napoli in piazza: un solo colore e un solo urlo dai vicoli ai quartieri alti. D'altra parte - ricorda l'autore - qui venne edificato il Tempio dei Giochi Isolimpici per volontà dell'Imperatore Augusto nel 2 d.C.: in quale altro luogo avrebbe potuto esservi una tale passione per il più grande ed entusiasmante evento sportivo?

Si sono levate le - solite - voci di dissenso da chi conosce poco Napoli quando sono cominciate le civilissime feste popolari. Nessuno si illude che uno scudetto risolva i problemi di una città, ma l'aspetto emozionale va considerato, ci ricorda Falconio: «A Napoli un accadimento favorevole proietta la sua luce per altrettante lunghe annate. Avvenne così con il G7, il summit dei paesi più sviluppati al mondo che nel 1994 scelse come sua sede Napoli, la quale riscoprì l'orgoglio e la bellezza di antica Capitale. Non a caso gli anni '90 furono aperti dal secondo scudetto napoletano. Lo stesso nome declinato al femminile e al maschile, la città e la squadra, Napoli e il Napoli: vivono di un rapporto identitario indissolubile, si specchiano nelle virtù e nei vizi, si fondono in una unitarietà che davanti al mondo diventa unicità».

“Epico Napoli: il terzo Scudetto” sarà presentato mercoledì 12, alle ore 19.30, presso la terrazza di Villa Doria d'Angri (via Petrarca 80), con l'intervento del rettore dell'Università Parthenope, Antonio Garofalo

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