«Io, vedova, mamma e ristoratrice: mai potevo immaginare che svegliandomi una mattina avrei perso tutto»

Il centro di Piediluco vuoto
Il centro di Piediluco vuoto
di Umberto Giangiuli e Vanna Ugolini
Lunedì 27 Aprile 2020, 10:04 - Ultimo agg. 28 Aprile, 18:27
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TERNI «Nessuno di noi, alzandosi una mattina, si sarebbe mai immaginato che dopo anni di sacrifici ti venga strappato via tutto all'improvviso». Parole struggenti quelle di Cristina, una ristoratrice di Piediluco, vedova e con dei figli che si ritrova nel suo locale vuoto in un periodo in cui, invece, in ogni stanza, avrebbe risuonato il vociare dei clienti e del personale. 

«Scrivo questo messaggioo che invierò anche a Giuseppe Conte (non verrà mai letto), perché in altri tempi, la domenica, il 25 aprile, Pasqua, Pasquetta, primo maggio, due giugno, gare di canottaggio, comunioni, cresime, eventi , avrei avuto il locale pieno di clienti, amici, turisti, di tutta Italia e soprattutto romani, sì, piena di gente allegra che torna e ritorna perché ci tiene a noi, ci vuole bene, ama le nostre pietanze, ma anche il nostro servizio, ama i nostri sorrisi: molti a fine pasto dicono di sentirsi a casa, ci stimano e noi, io e il mio staff facciamo di tutto per dare sempre il meglio».
Invece, invece la realtà è un locale vuoto, un nuovo incubo, dopo la perdita del marito, e ora, «dopo le lacrime di una grande tragedia, ti viene strappato tutto via di nuovo».
«Tutti i dipendenti, potrebbero alzarsi una mattina con il pensiero che un giorno o l'altro magari, possono cambiare, visto che il loro lavoro non dipende direttamente da loro, ma dipende da chi ha investito per loro e su di loro, accettando in armonia tutto ma con la certezza di dare!! Loro magari possono stare a casa se malati, possono avere le ferie o i giorni di festa, possono arrivare più tardi o uscire prima, sono magari sottoposti a certe condizioni, si Verissimo!!!!! Ma io? Mamma, vedova e imprenditrice...... I dipendenti vanno accontentati, sono la nostra forza, ma io?».


« A volte mi sembra di viaggiare da sola con il mio treno, dove mi fermo quando posso e se ho un piccolo gruzzoletto, faccio 2,3 giorni di vacanza con i miei meravigliosi figli e se non lo ho, non mi posso fermare! E il treno va..... Ci si ferma solo se ci si rompe una gamba o un braccio, ma prego Dio che ciò non accada, a tutto il resto, febbre, dolori, tristezza, pensieri, qualsiasi altro malore: sono ugualmente in prima linea in camicia bianca sul posto di lavoro, con un bel sorriso perché il lavoro che ho scelto mi piace!!!!»
Teresa racconta della fatica che fa ogni giorno, anche se a soffocarla sono soprattutto le ansie per il futuro: «Il motto che mi spinge ad andare avanti è proprio "regala un sorriso" e proprio in trattoria si torna sorridendo. Vorrei solo portare avanti la mia attività con dignità, senza diventare schiava di nessuno. Non voglio lavorare per incassare ed essere sempre in bilico tra una tassa e l'altra. Sono anni che ci stanno togliendo tutto ed ora più che mai a causa di questo maledetto Covid, dovremo lavorare allo sbaraglio. Dove troveremo ancora le forze, dove vogliono arrivare? Oltre ad essere responsabile per me, rappresento 5 dipendenti, una azienda qualificata e non ci dimentichiamo sono una mamma che ha voglia di crescere serenamente e dignitosamente i suoi figli!»

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