Il Papa messo sulla graticola da 5 cardinali conservatori: «Basta dubbi, chiarisca la dottrina su coppie gay e donne prete»

Le domande rivolte al Papa da 5cardinali di orientamento conservatore fa affiorare una spaccatura profonda

Il Papa messo sulla graticola da 5 cardinali conservatori: «Basta dubbi, chiarisca la dottrina su coppie gay e donne prete»
Il Papa messo sulla graticola da 5 cardinali conservatori: «Basta dubbi, chiarisca la dottrina su coppie gay e donne prete»
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Lunedì 2 Ottobre 2023, 09:38 - Ultimo agg. 10:04
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Il super Sinodo non ha ancora preso il via ma già si sentono i botti e i fuochi pirotecnici. «Santo Padre è possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?» E ancora: «La Chiesa potrebbe in futuro avere la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo così che la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati di sesso maschile appartenga alla sostanza stessa del Sacramento dell'Ordine, che la Chiesa non può cambiare?» Le domande rivolte al Papa da un gruppo di cinque cardinali di orientamento conservatore fa affiorare la spaccatura profonda, enorme, inevitabile che esiste tra due anime sinodali e che in modo carsico squassa l'imminente assise che si aprirà il 4 ottobre in Vaticano.

Si tratta di interrogativi teologici importanti che questo drappello di cardinali (Burke, Zen, Brandmuller, Sandoval, Sarah) ha posto direttamente a Papa Francesco in due differenti tornate, facendosi portavoce del disagio e della confusione che serpeggia tra i membri del collegio cardinalizio, al fine di avere chiarimenti su quei punti in discussione che potrebbero effettivamente portare, forse in futuro, ad un ribaltamento della dottrina. I documenti sono usciti stamattina sui blog di riferimento dell'area conservatrice di Messa in Latino e di Sandro Magister e hanno fatto immediatamente il giro del mondo. 

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Naturalmente i vertici vaticani, dal segretario di Stato, Parolin al nuovo prefetto della Congregazione della Fede, il neo cardinale argentino Fernandez, hanno rassicurato in ogni modo che non ci saranno grosse novità, che tutto rimarrà tale e quale, tuttavia i timori camminano paralleli alle speranze alimentate dalla potentissima Chiesa tedesca, la prima a chiedere spiragli a Roma sul fronte delle donne prete, dell'abolizione del celibato, delle coppie gay, della riforma del Catechismo sulla morale sessuale e delle regole per la gestione condivisa delle diocesi (in pratica i laici si dovrebbero affiancare ai vescovi nella gestione). Una visione liberal (appoggiata dai vescovi di altre nazioni del Nord Europa) che punta all'apertura di questo imminente Sinodo. Il Papa è molto preoccupato tanto che per evitare l'effetto domino e le pressioni dell'opinione pubblica ha messo il bavaglio alla stampa, evitando che i dibattiti liberi e spontanei che ci saranno nei prossimi giorni a porte chiuse possano affiorare ed essere pubblicati.

Così contrariamente a quello che era accaduto nei pontificati precedenti per i Sinodi che avevano convocato sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI le informazioni stavolta saranno depurate, filtrate e centellinate come mai prima era stato fatto. L'unica spiegazione che è stata data è che il Sinodo non è un parlamento, con buona pace della tanto decantata trasparenza del pontificato. 

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In questo quadro certamente complicato e polarizzato, si sono mossi a luglio i cinque cardinali conservatori (tutti in pensione e fuori da ruoli di curia), i quali appellandosi alle loro prerogative di rivolgere al pontefice i cosiddetti “dubia” di natura dottrinale, hanno collocato sotto i riflettori la vera posta in gioco. La prima lettera inviata dai porporati ha avuto effettivamente una risposta dal Papa (che non è stata ancora pubblicata). Poichè la risposta non sarebbe entrata nel merito, gliene hanno mandato un'altra e, in parallelo, una diffida stavolta rivolta ai fedeli che il Messaggero pubblica integralmente. 

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Anche in passato, alla vigilia dei due Sinodi sulla famiglia, un altro gruppo di cinque cardinali, aveva messo in discussione l'impostazione iniziale di Papa Francesco sulle aperture alle famiglie allargate e alle famiglie di secondo letto dal punto di vista dottrinale. Di quel gruppo di berrette rosse restano ancora in vita solo Brandmueller e Burke. Nel frattempo sono passati a miglior vita l'italiano Caffarra e il tedesco Meisner tanto che qualcuno in curia, tra il serio e il faceto, ironizzava sul fatto che sotto l'attuale pontificato sembra esserci una specie maledizione che colpisce i porporati ribelli. 

Stavolta l'obiettivo dei cinque cardinali dei Dubia è di fare in modo che Papa Francesco, nella sua autorità morale e di riferimento per la Chiesa, possa intervenire e fare luce sulla dottrina. Le materie per le quali chiedono chiarimenti riguardano il sacerdozio per le donne, il tema dell'omosessualità, le coppie gay e la democratizzazione della Chiesa. 

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La notizia di questa richiesta al Papa era circolata con forza tra i cardinali durante il concistoro di sabato scorso. Se ne parlava ormai apertamente. Tanto che il nuovo prefetto del Dicastero della Fede, l'argentino Victor Manuel Fernandez, si era limitato a smorzare il clamore affermando che quei cinque cardinali «evidentemente hanno sempre dei dubbi, praticamente una costante, anche se bisogna rispettare le loro passioni.m Ognuno del resto ha la sua passione. Il Papa tuttavia ha la libertà di rispondere o no, valutare se chiudere una questione o discuterla apertamente come si farà anche al Sinodo. Apertamente e liberamente». Nei giorni scorsi su Facebook Fernandez aveva fatto capire che il Sinodo non avrebbe anticipato grandi aperture. «Per alcuni argomenti servono anni di consultazioni e commissioni, teologiche. Ci vorrà tempo». Ma alla domanda diretta se la Chiesa a quelle questioni avesse chiuso la porta per il futuro, è sembrato più possibilista. «Non c'è la porta chiusa».

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Intanto dalla Germania la (potentissima) voce della maggioranza dei vescovi non ha dubbi sul fatto che al Sinodo di qualcosa si dovrà pur parlare. Del resto sono due anni che le diocesi tedesche hanno coinvolto i fedeli e hanno raccolto una fortissima spinta al rinnovamento per dare maggiore peso alle donne, rendere uguali agli uomini anche dal punto di vista dei sacramenti, aprire alle coppie gay, emendare quegli articoli del Catechismo che ancora oggi emarginano gli omosessuali e rendere più trasparenti le procedure per la nomina e la scelta dei vescovi. Insomma, una rivoluzione copernicana. 

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