Appello di Giorgio Heller a Papa Francesco, lavoriamo per difendere le radici ebraico cristiane dell'Europa

Appello di Giorgio Heller a Papa Francesco, lavoriamo per difendere le radici ebraico cristiane dell'Europa
di Franca Giansoldati
Martedì 11 Giugno 2019, 15:26 - Ultimo agg. 16:38
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Città del Vaticano – «Ringrazio di cuore Papa Francesco per avere denunciato, anche qualche giorno fa, l'aumento del fenomeno del razzismo e dell'antisemitismo. Spero di poter lavorare assieme, in una sorta di cooperazione, per la difesa comune delle radici giudaico-cristiane in Europa». A parlare è Giorgio Heller, uno dei sei candidati alla presidenza della Comunità Ebraica di Roma, le cui elezioni sono previste per il 16 giugno. In tutto sono sei liste per il rinnovo del consiglio della Comunità. «Io guido una delle due liste nuove, si chiama Ebrei per Roma». La prima lista è quella della presidente uscente, Dureghello, gli altri candidati sono Alessandro Benedetto Sermoneta, Marco Sed, Ilan David Barda e Daniela Pavoncello.

Quale è il vostro programma, in sintesi?

«Vogliamo un po' di innovazione in quelle che sono le logiche fino ad ora attuate. Un rinnovamento nel sistema interno, amministrativo, per esempio, ma anche un contatto maggiore con quelle realtà che ora restano un po' ai margini. Tanto per farle un esempio, lo stesso ambito sociale della Comunità è stato portato avanti finora con un metodo che necessita di qualche correzione, per renderlo più aperto, più fluido. Finora si basa solo sulla rete di beneficenza escludendo per esempio la rete – su specifici progetti- della cooperazione, i fondi europei, quelli legati alle altre comunità. Vorremmo un meccanismo più inclusivo per rendere la Comunità più attiva anche dal punto di vista sociale. Io penso, soprattuto, al fatto che tanti network relativi alle comunità ebraiche possano diventare nostri partner. Avere un passo più ampio e internazionale”.

Ma è una lista di destra o di sinistra?

«Il concetto di destra-sinistra lo rigettiamo. Ci sono differenti approcci su come relazionarsi su Israele. Noi, dove possibile, vorremmo rafforzare questo legame. Israele resta un punto di riferimento».

Che ne pensate dell'aumento dell'antisemitismo, anche a Roma?

«Colgo l'occasione per ringraziare il Papa per la sua attenzione. Il fatto è che a vecchie forme di antisemitismo si vanno ad aggiungere a nuove forme. La comunità ebraica di Roma ha i suoi anticorpi per monitorare i movimenti. La situazione dell'Italia rispetto alla Francia o al Belgio ancora non è così preoccupante. Siamo però vicini a quella soglia dove si accendono le lampadine, un po' prima del livello di guardia».

Cosa pensate di fare per abbassare questo virus che agisce sottotraccia?

«Tanto per cominciare io penso che si debba aumentare il coinvolgimento dei giovani, per controllare di più i social dove ormai si veicola di tutto. A questo aggiungo che la collaborazione con la Chiesa cattolica è importantissima. Il cammino che è stato fatto dalla storica visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga a oggi è incredibile. Ha rafforzato tutti. Penso a qualche collaborazione per rafforzare le radici giudaico cristiane dell'Europa”.

Qui però si va dritti dritti al cuore di un altro tema: quello dell'immigrazione....

«E' un fenomeno epocale e va governato con saggezza. Difendere le radici giudaico cristiane europee non significa andare contro il fenomeno migratorio. Dico che occorre procedere con uno sguardo ai diritti umani e l'altro all'armonia complessiva, significa avere il controllo, la capacità di monitorare anche per non trovarci, tra qualche decennio con radici giudaico cristiane snaturate, annacquate».

Un po' quello che diceva il cardinale Biffi già vent'anni fa, che il migrante che si può integrare meglio, è quello che ha radici cristiane. Biffi portava l'esempio spagnolo dove l'immigrazione massiccia delle ex colonie non ha squassato l'ordine, ma è stata progressiva e alla fine è risultata un bene per tutti...

«Non so cosa diceva Biffi e non vorrei nemmeno dare una risposta ambigua. Ma oggi c'è il tema della conservazione delle radici giudaico cristiane dell'Europa. E la questione va studiata. Tra 30 anni, di questo passo, l'Europa rischia di essere diversa, a maggioranza musulmana, è un dato di fatto, basta prendere le statistiche. Ripeto, la questione deve essere analizzata con intelligenza, pacatezza, lungimiranza. Ma non può essere evitata. Già adesso in alcune zone d'Europa ci sono introduzioni di leggi che si rifanno alla Sharia. Si tratta solo di affrontare la realtà, governarla nel migliore dei modi, con saggezza».

Non mi dica che per caso va a braccetto con Salvini?

«Diciamo che ho avuto la possibilità di confrontarmi con lui su alcuni argomenti. Mi trovo in sintonia con chi la pensa come me. Su alcuni aspetti della sua politica posso essere d'accordo, su altri meno. Che emerga questa condivisione con Salvini non mi piace tanto, mentre mi piace che Salvini faccia battaglie che ritengo giuste».


 
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