Una «road map» per evitare il ritorno alle urne Gerardo Ausiello Una road map. È quella con cui il premier Renzi punta a superare gli ostacoli della legge Severino per consentire a De Luca di governare la Campania, anche se da sospeso, attraverso un vice. L'accordo c'è. E, dicono i fedelissimi del neopresidente della Regione, sarebbe pure a prova di ricorso. Il presupposto su cui si fonda la strategia sull'asse Roma-Napoli è chiaro: se De Luca non potrà nominare la giunta, si dovrà tornare alle urne. Ma ciò, di fatto, trasformerebbe la sospensione prevista dalla legge Severino in decadenza, violando in un sol colpo lo spirito della legge e la sovranità popolare.
E allora, ripetono come un mantra gli artefici della vittoria dell'ex sindaco di Salerno, una soluzione va trovata.
La proclamazione degli eletti da parte dell'ufficio centrale regionale, sostengono, è un atto recettizio, che assume cioè la sua efficacia nel momento in cui giunge al destinatario. È come un contratto, valido solo se recepito e firmato dal contraente. La proclamazione dovrà allora essere portata a conoscenza del Consiglio. Tutto ciò dunque, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, potrà avvenire solo durante la prima seduta dell'assemblea, quando si eleggono il presidente e l'ufficio di presidenza. Nella seduta immediatamente successiva il governatore presenta invece il programma e la giunta.
Solo dopo scatterebbe la sospensione, che pure è un atto recettizio e dunque va notificata al Consiglio regionale, che deve prenderne atto. Stando così le cose, ci sarebbe tutto il tempo per la nomina del vicepresidente, chiamato a governare la Regione mentre De Luca resterà fuori dal Palazzo. «La sospensione presuppone necessariamente l'accesso alla carica - spiega l'avvocato Lentini - non è automatica ma va irrogata, ragion per cui il decreto del premier va trasmesso al Consiglio regionale. E poi la giunta deve necessariamente essere nominata prima della sospensione per evitare l'estinzione della carica».