Salerno, processo alle coop sociali: infiltrazioni camorristiche nel gruppo Zoccola

Processo alle cooperative sociali, in aula il teste della Dia: vi erano forti infiltrazioni della camorra nel gruppo Zoccola

L'aula di tribunale
L'aula di tribunale
di Petronilla Carillo
Martedì 6 Giugno 2023, 06:50 - Ultimo agg. 7 Giugno, 18:40
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Slitta di cinque mesi (quattro se vogliamo considerare la sospensione di agosto) l’udienza del processo sulle coop che, in questa fase, vede imputati soltanto l’ex assessore comunale Nino Savastano e l’imprenditore Vittorio Zoccola. Uno slittamento che causerà un ritardo come quelli che, stando alla testimonianza resa ieri in aula dal maggiore Fausto Iannaccone, prima in servizio alla Dia di Salerno, potrebbero aver condizionato anche le indagini. Già, perché il «sistema» adottato dalle coop era sotto le luci dei riflettori della Direzione investigativa Antimafia già dal 2007: ben dodici anni prima che in procura si desse una svolta decisiva al fascicolo d’inchiesta. A saltare è l’udienza di luglio durante la quale era in programma l’escussione del teste Vincenzo Napoli, sindaco di Salerno, per il quale a febbraio scorso è arrivata l’archiviazione, assieme a quelle per il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca e per l’ex dirigente comunale ora capo staff del primo cittadino, Felice Marotta. Motivo del rinvio, problemi per la composizione del collegio a causa di alcune assenze.


A rendere testimonianza, ieri, è stato il maggiore Fausto Iannaccone, uno degli uomini della Dia che per anni ha passato ai raggi x il sistema delle cooperative sociali. Fulcro della sua testimonianza, una informativa del 2016 che ripercorre gli anni dal 2007 al 2015 delle cooperative di Zoccola. A dare il via alle indagini, secondo quanto riferito in aula, sarebbero state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Adamo Pisapia che avrebbe fatto riferimento a Vittorio Zoccola, all’epoca presidente della 3SSS. Secondo Pisapia, sarebbe stato D’Agostino, dal carcere, a sollecitare i suoi sodali a rivolgersi a Zoccola per assumere alcune persone «amiche». Prima di allora il nome dell’imprenditore non era mai stato coinvolto in un alcuna indagine. È così che Iannaccone ha ricostruito la carriera del ras delle coop salernitane: prima La Brillante, poi il Consorzio CSS e Terza Dimensione, mentre moglie e figli sono nella 3SSS. E proprio questa coop di famiglia, secondo la ricostruzione investigativa, sarebbe stata quella che avrebbe ricevuto diversi affidamenti dal comune fin dal 2007 per la manutenzione delle aree a verde pubblico. Affidamenti andati avanti fino al 2015 con continui rinnovi. E quelle coop, con il tempo, sono diventate delle vere e propri «aziende» passando dai dieci dipendenti del 2007 ai 40 el 2015. Tra questi, secondo l’investigatore della Dia, ci sarebbero state persone con «pregiudizi di polizia e vicine ai clan Panella Viviano, D’Agostino, Savastano (non l’ex assessore ma un omonimo, ndr)». Ma le anomalie erano anche altre: mentre alcune assumevano «amici», altre come Terza dimensione, nonostante affidamenti importanti, come quello due milioni e 700 mila euro, per l’Inps non avrebbe avuto dipendenti. Nel mirino delle indagini sarebbe finita anche Alba Nuova che, dal 2007 al 2015, avrebbe ottenuto affidamenti per tre milioni; quindi Le Ali (con affidamenti per oltre un milione) ed almeno due dipendenti ritenuti dalla Dia vicini al clan Viviani. Nel corso delle sue dichiarazioni Iannaccone ha anche fatto un importante passaggio su un bene confiscato ad Ogliara, alla famiglia Viviani, e ad un bando del 2014 costruito su misura per il gruppo Zoccola per evitare che altre associazioni potessero partecipare e realizzare «La casa di Valeria», nome di battesimo della proprietaria ovvero la moglie di Viviani e che si occupa di minori problematici.

Insomma nella informativa esaminata ieri in aula si parla di importi riconducibili al «sistema» di ben nove milioni di euro. 

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