Sistema coop e appalti a Salerno: a giudizio altri 21 indagati

Coinvolto anche l’ex dirigente Caselli: «Organizzava lo svolgimento delle gare»

Il tribunale di Salerno
Il tribunale di Salerno
di ​Angela Trocini
Sabato 24 Febbraio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:55
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Il «sistema» relativo alle gare delle cooperative sociali presso il Comune di Salerno ha portato al rinvio a giudizio di ventuno imputati: per le presunte gare «truccate» il gup Valeria Campanile del Tribunale di Salerno ha disposto il processo sia per il ras delle coop Fiorenzo (detto Vittorio) Zoccola, ritenuto dalla magistratura salernitana quale capo e organizzatore dell’associazione che avrebbe gestito gli affari delle coop sociali influenzando organi politici ed amministrativi per il buon esito delle procedure di affidamento degli appalti, ma anche per i suoi più stretti familiari come Pio ed Emanuele Zoccola.

E, ancora, per l’ex dirigente del settore Ambiente del Comune, l’ingegnere Luca Caselli, ritenuto dagli inquirenti come colui che organizzava le modalità di svolgimento delle gare e i rappresentanti delle coop sociali che, per l’accusa, avrebbero avuto una corsia agevolata.

Sotto processo, davanti ai giudici della seconda sezione penale, sono finiti anche Davide Francese e Gianluca Izzo, rispettivamente fratello e marito della consigliera comunale Alessandra Francese, ma anche Dario Renato Citro, Vincenzo Landi, Davide Minelli, Maria Grazia Mosca, Patrizio Stompanato, Lucia Giorgio, Mauro Meo, Daniele Gargiulo, Pasquale Soglia, Giuseppe Romeo, Rosaria Sbozza, Luciano Nautili, Giuseppe Trezza, Honeylet Zoccola, Giovanna Catanzaro. Da ricordare che Fiorenzo Zoccola (detto Vittorio) è già a processo con rito immediato, insieme all’ex consigliere regionale Nino Savastano, per corruzione (a carico di entrambi) e alcuni episodi di turbata libertà degli incanti (solo per Zoccola) in quanto per questi specifici aspetti le indagini erano chiare e costituivano l’ossatura della misura cautelare ed hanno seguito così una corsia preferenziale.

Per quanto riguarda l’attuale procedimento conclusosi ieri con il rinvio a giudizio nei confronti dei 21 indagati (nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Giuseppe Della Monica, Felice Lentini, Carlo Di Ruocco, Danilo Laurino, Michele Tedesco, Marco Salerno, Vincenzo Faiella, Gaetano Mazi, Roberto Lanzi) sono sette i capi d’imputazione formulati dai pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti e che i giudici dovranno vagliare nel corso del dibattimento (il cui inizio è previsto il prossimo 29 aprile) come, ad esempio, l’affidamento dei servizi di manutenzione ordinaria e conservativa del patrimonio cittadino per un valore complessivo di 1 milione e 979mila euro (la base d’asta): un appalto, ottenuto dalle cooperative che facevano riferimento a Zoccola, attraverso l’utilizzo di «mezzi fraudolenti e collusioni» tali da turbare la gara d’appalto. Inoltre, sempre secondo le accuse, gli imputati avrebbero concordato le offerte di gara in modo da garantire alle coop di cui erano amministratori l’assegnazione dei medesimi lotti già assegnati con precedenti affidamenti tanto da costituire un «unico centro decisionale di offerte».

E in alcuni casi sarebbero state assegnate gare come urgenti ma che, di fatto, avrebbero dovuto avere un altro iter amministrativo. Insomma, per la Procura, un «ampio, diffuso, radicato e capillare sistema criminoso» da parte degli imputati che, sebbene a conoscenza dell’esistenza dell’inchiesta giudiziaria, avrebbero continuato nelle medesime «condotte illecite cercando di ammantarle di legalità attraverso l’adozione di atti di indirizzo e deliberativi orientati proprio a tal fine». E Zoccola,«al centro di un vasto network di conoscenze, interessi e legami che avvincono il potere legale a quello illegale, in un miscuglio di interessi economici e politici» secondo la ricostruzione della pubblica accusa, avrebbe avuto la possibilità di intervenire sugli allora coindagati (ora coimputati) per assicurare la predisposizione di linee difensive comuni

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Ad esempio, si interessò in prima persona del ricorso contro il provvedimento di decadenza emanato in seguito alle perquisizioni del giugno 2020 in capo alle coop facendosi promotore dell’iniziativa giudiziaria e concordando con i soggetti, di volta in volta interessati, gli espedienti da adottare.
 

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