Avellino, medico aggredito da un detenuto: «Ricoverami o ti uccido»

Continua l'allarme carceri in Irpinia

Avellino, medico aggredito da un detenuto: «Ricoverami o ti uccido»
Avellino, medico aggredito da un detenuto: «Ricoverami o ti uccido»
di Katiuscia Guarino
Lunedì 8 Aprile 2024, 08:34
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«Se non mi porti in ospedale io t'acciro». Picchiato anche il referente sanitario del carcere di Bellizzi Irpino. È avvenuto 48 ore dopo l'aggressione al sacerdote volontario, don Cristian Sciaraffa e al ferimento dell'ispettrice di polizia penitenziaria. Questa volta nel mirino è finito Luigi Faella, dirigente medico in servizio dal 2018 nella casa circondariale avellinese. Il Sappe chiede un'urgente ispezione dei vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. È lo stesso professionista Luigi Faella a raccontare la sequenza delle violenze subite.

«Se non mi porti in ospedale, io t'acciro», le minacce di un giovane recluso che brandiva una bomboletta di gas da campeggio. Poi, ha sferrato un calcio con violenza al medico. «Pensavo mi avesse rotto il femore rivela il professionista -. Il dolore è stato fortissimo. Io sono anziano. Sono stato colpito con un calcio alla coscia da un detenuto che pretendeva cure in ospedale». Faella è ancora molto scosso. Ma spera che da questa vicenda possano partire azioni per cercare di mitigare le criticità che si registrano nel carcere di Bellizzi Irpino.

Mancano soprattutto psichiatri («Siamo noi medici di base a gestirli con non poche difficoltà») e agenti di Polizia penitenziaria. «È la prima volta in tanti anni che mi accade dice Faella -. Le aggressioni verbali sono continue, ma mai ero stato fatto bersaglio di un'aggressione fisica. Il carcere è allo sbando totale. Registriamo una escalation di violenza, anche tra gli stessi detenuti. Una situazione assurda».

Spiega quindi i momenti dell'aggressione nel reparto di infermeria: «Io e gli altri operatori abbiamo sentito gridare all'esterno del cancello. Era un giovane detenuto che conosco perché già in cura per altre situazioni. Mentre stavo per uscire dal cancello per raggiungere il mio ufficio, il detenuto si è diretto verso di me con aria minacciosa gridando come un ossesso con in mano un oggetto, una bomboletta di gas da campeggio che i detenuti utilizzano nelle celle». Eloquenti le minacce: «Se non mi porti in ospedale io t'acciro».

«A quel punto prosegue Faella - ho cercato di divincolarmi, ma mi aveva stretto in un angolo. È intervenuto il poliziotto che ha tentato di fermarlo mettendosi in mezzo per consentirmi di scappare verso il corridoio dell'infermeria. Proprio quando ho fatto per girarmi, sono stato ha colpito con un calcio dietro alla coscia. In quel momento ho avuto il timore che mi avesse rotto il femore. Il dolore è stato fortissimo. Lo avverto ancora». Il detenuto è stato subito bloccato. Poi è scattata la denuncia. «L'episodio mi ha scosso molto. Fino a quando si tratta di aggressioni verbali noi siamo abituati».

E aggiunge: «Ma l'aggressione fisica ti lascia l'amaro in bocca, al netto dei dolori. Io sono anziano e lavoro da tanti anni in carcere. Questa è la prima volta che mi capita. Se l'aggressione fosse stata compiuta da un detenuto con problemi di natura psichica, me ne sarei fatto una ragione. Ma un detenuto che non ha alcun problema e viene da delinquente a pretendere cose di cui tra l'altro non ero nemmeno a conoscenza, ci sono rimasto male. Questa è un'azione da condannare».

Luigi Faella spiega che nel penitenziario di Bellizzi Irpino «ci sono tantissimi detenuti con problemi psichiatrici ed è importante saperli gestire perché sono pericolosi. Nel carcere c'è una mancanza cronica dello psichiatra. Noi medici di base quindi ci troviamo a gestire situazioni complesse». Il Sappe in seguito all'episodio, attraverso il segretario generale Donato Capece, chiede urgentemente «una ispezione ministeriale che accerti le significative disfunzioni e che si riflettono sulla sicurezza e sulla operatività della casa circondariale e del personale di Polizia penitenziaria».

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