Minacce di morte al proprietario di un bar per non pagare il conto

Nel locale di Torrette di Mercogliano, in due incutevano timore: arrestati sono ai domiciliari

Carabinieri in azione
Carabinieri in azione
di Alessandra Montalbetti
Sabato 14 Ottobre 2023, 09:38 - Ultimo agg. 09:41
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«Non hai capito che ti uccido, questo è se vuoi lavorare». Frasi intimidatorie rivolte al gestore del noto bar di Torrette di Mercogliano per consumare, insieme ai loro amici, senza pagare . Agli arresti domiciliari sono finiti Francesco Prata, 50enne di Baiano residente a Monteforte Irpino e Domenico Maietta (incensurato) 29enne di Mercogliano, nipote di un presunto esponente del Nuovo Clan Partenio. 


I due - difesi dagli avvocati Carmine Danna e Alberico Galluccio - sono accusati di lesioni personali aggravate, minacce, tentata estorsione e danneggiamento. Al rifiuto del titolare del bar di accettare le loro richieste, ovvero farli consumare senza saldare il conto, Domenico Maietta ha prelevato un contenitore in vetro e l’ha scagliato violentemente contro il titolare del bar di Torrette di Mercogliano, Verdarina.

Sebbene il titolare non è stato colpito direttamente dal contenitore in vetro delle mance lasciato sul bancone, un frammento di vetro si è conficcato nella mano destra. Intanto Francesco Prata continuava a scaraventare a terra gli scaffali espositori. Subito dopo Domenico Maietta ha aggredito fisicamente il titolare del bar portandogli le mani al collo e colpendo con diversi pugni il dipendente che tentava di soccorrere il suo datore di lavoro. Non contento di quanto compiuto ha continuato la sua follia rovesciando a terra il registratore di cassa, la macchina del caffè e la macchina del ginseng e vantandosi del suo legame con la “malavita” locale. 


A quest’ultimo viene contestata anche l’aggravante di aver agito con l’uso di un’arma impropria, ovvero il contenitore in vetro delle mance andato in frantumi che hanno provocato delle lesioni al gestore del bar Verdarina, giudicate guaribili in tre giorni. Ad eseguire le misure cautelari i carabinieri della compagnia di Avellino in applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino, Francesca Spella su richiesta della procura della repubblica di Avellino. Misure scattate grazie alla denuncia presentata dal titolare del bar che il 10 giugno, a seguito delle minacce e dell’aggressione subita, insieme ad un suo dipendente, ha chiesto l’immediato intervento delle forze dell’ordine. Inoltre durante le perquisizioni eseguite presso le abitazioni dei due indagati, i carabinieri del comando provinciale di Avellino hanno rinvenuto e sequestrato un grosso coltello del genere proibito e una modica quantità di hashish. Ora i due indagati dovranno comparire davanti al gip del tribunale di Avellino, Francesca Spella per l’interrogatorio di garanzia - fissato per il 19 ottobre - durante il quale potranno chiarire la loro posizione e le condotte tenute all’interno del locale d’intrattenimento, difronte al quale si è verificato un altro grave fatto di cronaca.

Infatti nel parcheggio del bar Verdarina di Torrette di Mercogliano all’alba del primo dell’anno è stato accoltellato il 21enne di Mercogliano, Roberto Bembo. Un momento di festa si è trasformato in pochi minuti in una tragedia. Roberto Bembo è stato accoltellato alla gola e alla schiena da Nico Iannuzzi e Luca Sciarrillo per futili motivi. Intanto il prossimo 27 ottobre il tribunale partenopeo deciderà se annullare o meno l’ordinanza emessa il 28 luglio scorso dal gip del tribunale di Avellino, Fabrizio Ciccone, con la quale Nico Iannuzzi e Luca Sciarrillo sono stati posti agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il provvedimento di attenuazione della misura cautelare, è stato impugnato dal pubblico ministero Vicenzo D’Onofrio del tribunale di Avellino. Dunque saranno i giudici del tribunale del riesame a dover decidere se per i due presunti responsabili dell’omicidio del giovane di Mercogliano dovranno riaprirsi le porte del carcere, dove erano detenuti in stato di custodia cautelare sino a fine luglio, oppure potranno restare agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni.

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