Bilal Boussadra, il pugile di Avellino vince i campionati italiani: insulti razzisti dopo il match

«Diventare italiano è stato sempre il mio sogno, solo ora posso gridare Viva l'Italia dopo ogni vittoria»

Bilal Boussadra
Bilal Boussadra
di Titti Festa
Martedì 31 Ottobre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 1 Novembre, 08:18
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Più forte del razzismo e dei pregiudizi Bilal Boussadra da Mirabella Eclano (Avellino) vince, per il secondo anno consecutivo, il titolo di campione Italiano Youth di pugilato. Un successo straordinario perché questa volta lo conquista da cittadino italiano, anche se è stato costretto a fare conti con i soliti pregiudizi razziali. Questa infatti non è solo la storia di un trionfo, ma anche e soprattutto dell'ennesimo indecente episodio di razzismo. Al termine della finale vinta con il pugile laziale Fabio Smedile, disputata a Copertino (Lecce), mentre i due pugili si abbracciavano, il papà del suo avversario ha tentato di aggredirlo, lo ha offeso con epiteti irriferibili e continuando: «Hai vinto perché sei un nero» per poi colpire con un pugno un tecnico che era intervenuto tentando di calmarlo. 

E dire che solo venti giorni fa, al compimento del suo 18esimo compleanno, Boussadra è diventato cittadino italiano. Boussadra fa pugilato a Mirabella Eclano, all'Irpinia Pro Ring del maestro Sandro Froncillo, da quando aveva sei anni. È nato in Italia da genitori marocchini, ma fin dal suo primo titolo Scholboy ha sognato di diventare italiano e vestire la maglia azzurra.

In nazionale è stato convocato più volte, non ha potuto partecipare ad incontri ufficiali perché cittadino straniero. «Diventare italiano è stato sempre il mio sogno - racconta Bilal - sono nato in Italia, ad Ariano Irpino, ma ho ottenuto la cittadinanza italiana al compimento del mio 18° anno di età, come prevede la legge italiana. Ho sofferto molto questa situazione non tanto sul piano sociale ma su quello sportivo. Sognavo di indossare la maglia azzurra, però ho dovuto aspettare e nonostante diverse convocazioni, non ho potuto partecipare a campionati europei e mondiali difendendo quel tricolore che desideravo fosse mio. Ho vinto quattro titoli italiani e due volte il torneo Alberto Mura ma nonostante la stima dei tecnici azzurri non potevo fare altro che attendere. Solo ora posso gridare Viva l'Italia dopo ogni vittoria. Questo per me significa tanto, tutto insomma».

L'amarezza per le offese subite a Copertino lascia subito il posto a tentativi di giustificazione. «Nella terra dove vivo continua il neo campione italiano ed anche quando sono andato in giro per l'Italia, finanche da abusivo in nazionale non mi era mai capitato un episodio simile. L'incontro era finito, ero abbracciato con il mio avversario piangevamo insieme e ci stavamo facendo i complimenti a vicenda, quando poi sono arrivate le minacce e le offese del padre. Lo stesso Fabio, con cui avevo già combattuto, è rimasto sorpreso e stranito. Ho provato a capire questa reazione ma non ci riesco nello sport si vince o si perde a prescindere dal colore della pelle o dalla razza. Posso capire la delusione per aver solo sfiorato l'impresa, ma andare oltre non appartiene a gente di sport, specialmente in una disciplina come il pugilato. Spero che il papà del mio avversario comprenda l'inopportunità del gesto e che non lo ripeta più». Agli addetti ai lavori presenti ai campionati e testimoni dell'accaduto non è piaciuto che il tecnico di Smedile non sia intervenuto a calmare l'uomo. «In oltre 15 anni di pugilato non mi era mai capitato di assistere ad un episodio simile - aggiunge il maestro Sandro Froncillo - non sono riuscito a calmare il papà del ragazzo perché stavo sbrigando le pratiche del post match e non ero presente». 

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