Il nuovo scontro per l'utilizzo del nome della Democrazia Cristiana tra Totò Cuffaro e Gianfranco Rotondi si consumerà in uno dei luoghi simbolo di quel partito, la città di Avellino. È proprio al tribunale del capoluogo irpino, infatti, che si è rivolto l'ex governatore della Regione Sicilia per accertare e dichiarare che l'associazione che presiede (la Democrazia Cristiana, appunto) rappresenta di fatto la prosecuzione dell'omonimo partito fondato nel 1943 e che, proprio per questo, ha il diritto esclusivo all'uso della denominazione. L'udienza dovrebbe svolgersi il prossimo 24 giugno e andrebbe a rappresentare l'ulteriore tassello di un lunghissimo e tortuoso percorso giudiziario che ha avuto inizio, di fatto, con la fine dell'esperienza della Balena Bianca nel 1994. A riaccendere gli animi, dopo mesi relativamente tranquilli sotto il profilo della dialettica politica, le elezioni regionali che interesseranno la Regione Sardegna il prossimo 25 febbraio. Un appuntamento particolarmente sentito in termini politici ma che, vista la vicenda giudiziaria in corso, rischia di essere rinviato. Si vedrà.
Nel frattempo Rotondi chiarisce che utilizza il nome Dc da 20 anni con tanto di ordinanze e sentenze di tribunale che, sottolinea, «hanno confermato la validità della autorizzazione a suo tempo fornitami dai rappresentanti legali della vera Dc storica, che giuridicamente ancora esiste, non si presenta alle elezioni, ma esercita attivamente la sua personalità giuridica».
La storia degli eredi della Democrazia Cristiana è particolarmente lunga (ben 30 anni) e complessa ed ha fatto registrare a più riprese un inasprimento dei toni, in particolare con l'approssimarsi delle contese elettorali. Ventennale, invece, è la storia che riguarda direttamente Rotondi visto che il suo soggetto politico è nato nel 2004 e nel 2005 si è confrontato per la prima volta con le elezioni: quelle regionali in Piemonte, Puglia e Campania, e quelle amministrative in diverse aree del Paese. Nel 2006, poi, insieme al Nuovo Psi, ha corso per le politiche costituendo gruppi autonomi sia alla Camera che al Senato. Gruppi della Dc, inoltre, sono sorti nei consigli regionali di Lombardia, Abruzzo, Molise e Lazio, così come in diversi Comuni d'Italia. Al marzo del 2009, invece, risale l'adesione al progetto del Popolo delle Libertà, di cui Rotondi è stato socio fondatore insieme a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. In quel contesto, la Dc è stata congelata, ma non si è mai sciolta.