Il popolo delle donne in sala con Zia Lidia

Appuntamento con lo Zia Lidia Social Club in collaborazione con Ebbridilibri al Cinema Partenio

Una scena del film Il popolo delle donne
Una scena del film Il popolo delle donne
di Massimo Roca
Giovedì 14 Marzo 2024, 00:00
3 Minuti di Lettura

Cortile della legnaia dell’Università di Milano: al centro Marina Valcarenghi, psicoanalista, giornalista, psicoterapeuta, che da trent’anni ha introdotto la possibilità del percorso dell’analisi nelle carceri, per quegli uomini che sono stati autori di violenze nei confronti delle donne. La studiosa e terapeuta tiene la sua lezione con passione, narrando esempi presi dalle sue visite in carcere e fuori, e giungendo a conclusioni che leggono il contemporaneo aumento della violenza di genere come un fenomeno storico, come la reazione della cultura maschilista alle conquiste femminili degli ultimi decenni.

Si sviluppa così Il popolo delle donne di Yuri Ancarani (Italia 2023, 60 min) pellicola protagonista domani sera dell’appuntamento con lo Zia Lidia Social Club in collaborazione con Ebbridilibri (Cinema Partenio, ore 20.30, 5 euro per i soci delle due associazioni, 7 euro per tutti). Presentato nelle Giornate degli Autori a Venezia, il documentario di Ancarani (il regista sarà ospite della proiezione) indaga sulla vertiginosa crescita dei casi di violenza maschile contro le donne e, parallelamente, sull’insicurezza femminile nei confronti degli uomini, all’interno e all’esterno delle relazioni, rintracciando le interconnessioni tra i due fenomeni.

Ancarani torna al documentario dopo la parentesi di Atlantide (presentato in concorso alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti nel 2021). Docente di videoarte presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e l'Accademia di Belle Arti di Ravenna, il regista ha esplorato con corti e mediometraggi il mondo del lavoro (le cave di marmo, le estrazioni di gas sottomarine, la chirurgia robotica) e le persistenze folkloriche dal Qatar ad Haiti.

«È impossibile – viene detto nel film – pensare che possa esistere un omicidio senza movente». Quello che viene dato come spiegazione è l’inconscio collettivo maschile, figlio di due paure e due sconfitte: le donne competitive e le donne libere, due frustrazioni per gli uomini dopo millenni di situazioni statiche. Nel film Ancarani propone una riflessione, in bilico tra costruzione filmica e presa diretta, cifra stilistica propria del regista, attraverso la testimonianza di Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista, con un passato nel giornalismo, nella politica, e con quarantacinque anni di lavoro clinico alle spalle, in studio ma soprattutto nelle carceri, come psicoterapeuta a contatto con gli aggressori sessuali. Quella descritta nel film è allora una situazione endemica della società italiana della quale, attraverso le parole di Valcarenghi, emerge un’analisi lucida e approfondita, autorevole e chiara, nella quale è raccontata in tutte le sue principali fasi quella che Ancarani descrive come separazione tra uomini e donne, causata da una tensione legata ai cambiamenti della società. Il documentario, prodotto descrive l’aumento della violenza maschile contro le donne, la perdurante insicurezza femminile nei confronti degli uomini e l’interconnessione tra i due fenomeni, il tutto sempre attraverso testo e voce di Marina Valcarenghi, evidenziando il rapporto fra la crescente affermazione sociale delle donne e l’aumento della violenza sessuale maschile, fenomeni che nel corso del film sono descritti come direttamente proporzionali, in quella che Valcarenghi descrive come «l’avanzare della squadra femminile».

Quanto più il mondo delle donne viene alla ribalta, tanto più si acuisce la violenza insofferente di una parte del mondo maschile. Al termine della proiezione dialogo con il regista e letture di brani a cura di Ilaria Scarano.