Benevento, pestaggi tra ragazzi e vendetta dei genitori

Un uomo raggiunge il figlio aggredito: «Ti sei fatto picchiare, sei un buono a nulla!» gli urla, assestandogli una sequela di schiaffoni

Benevento, pestaggi tra ragazzi e vendetta dei genitori
Benevento, pestaggi tra ragazzi e vendetta dei genitori
di Paolo Bocchino
Martedì 12 Marzo 2024, 11:22 - Ultimo agg. 12:28
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Genitori in strada per lavare l'onta subita dal figlio qualche ora prima. Un ragazzino strattonato e preso a calci per vendetta, sotto gli occhi di decine di altri giovanissimi. Fino all'arrivo delle forze dell'ordine, a vicenda ormai ampiamente consumatasi. A Benevento va in scena la giustizia «Fai da te».

Attimi di paura, domenica sera, in pieno centro storico. Sono le 21 quando un 14enne viene raggiunto in zona Arco di Traiano dal genitore, contattato telefonicamente poco prima per informarlo di essere stato malmenato da un coetaneo. All'arrivo, l'uomo incredibilmente rimprovera il figlio: «Ti sei fatto picchiare, sei un buono a nulla!» gli urla, assestandogli una sequela di schiaffoni solo in parte schivati.

«Adesso - aggiunge - portami da lui che gli faccio vedere».

Il figlio, terrorizzato, prova a frenare l'assurdo impeto del padre. Che, però, non vuole sentire ragioni: «Ti ho detto di dirmi chi è!», e giù altre percosse. Il ragazzino è costretto a fare da guida al genitore per i vicoli del centro, a «caccia» del coetaneo. La ricerca parte da piazza Roma, abituale meta per i teen ager della città che formano gruppi molto numerosi.

Poi padre e figlio raggiungono via Annunziata, dove i giardini prospicienti Palazzo Mosti sono uno dei punti di ritrovo serale più frequentati. Ma l'ispezione si rivela infruttuosa. I due tornano sui propri passi. Il ragazzo implora il genitore: «Papà, lasciamo perdere. In fondo non mi ha fatto niente». Ma l'uomo, a sua volta molto giovane, non vuole sentire ragioni: «Cammina, l'amma truvà!» ordina perentorio con chiaro accento beneventano. E tanta perseveranza viene premiata poco dopo. L' «oggetto» della ricerca, un 14enne di origini magrebine, viene individuato all'incrocio tra piazza Roma e corso Garibaldi. Scatta furiosa la rincorsa. Il giovane prova a scappare ma viene raggiunto in via Traiano. Bloccato in malo modo e strattonato dal genitore del coetaneo, finisce a terra dove viene preso a calci anche dalla moglie dell'uomo, unitasi poco dopo insieme all'altro figlio in tenera età che assiste alle drammatiche immagini in silenzio.

«Marocchino di merda» gli urlano in coro. Sul posto intanto sono accorsi decine di ragazzini che assistono alla scena da spettatori, al pari dei clienti di un bar della zona. Qualche passante allerta le forze dell'ordine. I protagonisti dell'inseguimento con lite stanno ancora discutendo animatamente quando, prima una pattuglia dei carabinieri, poi la polizia municipale, raggiungono il posto. Le fasi più critiche dello scontro si sono già esaurite, fortunatamente senza gravi conseguenze fisiche. I militari chiedono spiegazioni sull'accaduto e alla fine trattengono il ragazzo inseguito e malmenato, che aveva inizialmente colpito l'altro 14enne. Dagli approfondimenti emergerà che i due giovani, iscritti al primo anno di un istituto superiore della città, avevano iniziato a litigare sabato in classe, promettendosi di completare il «discorso» in strada alla prima occasione utile. Ma, paradossalmente, nessun provvedimento viene assunto nei confronti dei genitori di uno dei due ragazzi, il cui comportamento, evidentemente ingiustificabile, non è stato riferito ai rappresentanti delle forze dell'ordine.

Una vicenda che dunque non ha trovato spazio nel mattinale, ma che nondimeno appare significativa per il messaggio sotteso. Se un genitore ritiene di dover insegnare al proprio figlio che occorre farsi giustizia da soli al primo banale diverbio con un coetaneo. L'orrore consumatosi al rione Libertà sui ragazzi di San Leucio del Sannio, evidentemente, è altra cosa. Ma unico è il codice della violenza che tiene insieme vicende apparentemente distanti. Un 14enne che impara a suon di schiaffi a vendicarsi per un'offesa, come potrà non giocare il suo ruolo nella terribile giostra della violenza? Lo stesso cliché recitato da un genitore violento, magari convinto di dare al proprio figlio il buon esempio.

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