Benevento: all'ospedale Rummo 450 pazienti in lista per un ricovero ma si accorciano i tempi

La Regione nel 2022 ha imposto una pianificazione

L'ospedale Rummo
L'ospedale Rummo
Martedì 16 Maggio 2023, 09:23
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Sono 450 i pazienti in lista di attesa al Rummo per i ricoveri ordinari e 378 quelli in attesa per il day hospital, mentre i tempi variano da un minimo di pochi giorni a un massimo di 66 se le prestazioni in elezione sono differibile, ovvero si possono programmare. Le attività di ricovero e chirurgiche, sospese quasi del tutto nel periodo della pandemia, stanno ritornando, in modo graduale, alla normalità, nonostante la persistente carenza di anestesisti e di specialisti di diverse discipline, con tempi di attesa, decisamente più brevi rispetto al passato. I dati, che fanno riferimento alle prestazioni in elezione, tranne quelle urgenti, caratterizzate dalla lettera U, sono riferiti al primo trimestre del 2023. Per la chirurgia generale, i tempi di attesa per gli interventi che rientrano nella categoria D (differibili) e che, quindi, non hanno il carattere dell'urgenza, sono di 31 giorni contro gli 87 del 2022, scende dai 75 giorni dello stesso periodo a 39, l'attesa per gli interventi in ostetricia e ginecologia, per l'urologia c'è un tempo massimo di attesa di 36 giorni contro gli 82 giorni registrati in passato, per l'oncologia medica si passa da 31 giorni di attesa a 7. In ortopedia le attese salgono a 66 giorni e per l'otorino a 44 giorni con 60 pazienti da trattare, mentre, per le altre branche l'attesa oscilla in media, tra 20 e i 46 giorni. I NUMERI Bisogna considerare che i dati dei ricoveri relativi al 2022, sono pressoché simili a quelli del 2018, quindi, caratterizzati da tempi di attesa molto più lunghi rispetto al presente. È invece più lungo il periodo di attesa per i ricoveri in day hospital, con 39 giorni per la chirurgia generale, fino a 88 per la chirurgia vascolare e per la pediatria, a 67 per la medicina interna, a 39 per la neurochirurgia, 71 giorni in dialisi, 70 per l'otorino, 70 per l'oncologia medica. Ci sono, inoltre, reparti, come la chirurgia generale in cui l'attesa per gli interventi a breve termine è di 32 giorni per un numero complessivo di 47 pazienti da trattare. Dunque, anche per quanto riguarda i ricoveri, così come per le prestazioni ambulatoriali, c'è una linea di demarcazione netta tra gli anni che hanno preceduto la pandemia e l'anno in corso, tracciata dalla necessità di ridurre i tempi di attesa e di recuperare il lungo periodo in cui, il lockdown, l'accorpamento e la chiusura dei reparti, la necessità prioritaria di reperire posti letto Covid, avevano rallentato tutte le attività ospedaliere.

Alla fine del 2022, la Regione Campania aveva imposto una pianificazione delle liste d'attesa, allo scopo di monitorare gli obiettivi assegnati e l'adempimento dei Lea (livelli essenziali di assistenza) a livello aziendale, che aveva richiesto anche l'istituzione di una "cabina di regia" interna all'ospedale, con il compito di relazionare lo stato dell'arte, alla direzione strategica, ogni mese e di interpretare i fenomeni gestionali per indirizzare correttamente le scelte strategiche utili al governo e allo smaltimento veloce delle liste.

Un provvedimento, quello regionale, messo in atto con rigore dall'azienda ospedaliera che si è posta l'obiettivo di rispettare determinati tempi di attesa per ottimizzare i ricoveri. Tuttavia, anche se si tratta di uno strumento efficace di controllo e di governo delle liste d'attesa, gli esperti del settore, in più occasioni, hanno rimarcato che, molto dipende dal modo in cui viene utilizzato. La Regione, infatti, assegna gli obiettivi, insieme ai bollini distribuiti a ogni singolo manager, in base alla validità dell'attività svolta e al rispetto dei tempi di attesa. A questo punto, il rischio che si lavori nell'ottica di raggiungere gli obiettivi richiesti, non tenendo conto dei risultati clinici e delle esigenze dell'utenza. potrebbe essere abbastanza concreta. In alcune aziende sanitarie e ospedaliere del territorio nazionale sta già accadendo che, a un certo punto, i manager blocchino l'attività ambulatoriale e quella di ricovero per non ricevere il bollino rosso. In questo modo, si finirà per perdere di vista le necessità della gente, impegnata a garantire i Lea e non l'assistenza. 

 

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