Benevento, volontario muore in Cambogia cadendo dalla moto

Benevento, volontario muore in Cambogia cadendo dalla moto
di Stefania Repola
Lunedì 11 Agosto 2014, 23:37 - Ultimo agg. 12 Agosto, 08:39
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Benevento. A pochi giorni dalla morte a Ibiza di Stefano De Lorenzo, ancora un sannita deceduto tragicamente all’estero



È Giuseppe Cangiano, 49 anni, morto il 6 agosto in Cambogia dove si trovava come volontario dell’associazione umanitaria Sols 24/7. Ancora poco chiara la dinamica dell’incidente in cui sarebbe rimasto coinvolto in un villaggio circa otto ore dalla capitale Phnom Penh.



Stando a quanto riportato dalla sorella Aurelia, due sarebbero le versioni. Secondo quella fornita telefonicamente dal responsabile dalla onlus per cui Giuseppe operava, la morte è stata causata da un incidente con un camion mentre il volontario si stava recando in moto al mercato.



Ma il console italiano Cazzola ha delineato uno scenario diverso. Erano le 21 e Giuseppe stava tornando da una cena con un medico spagnolo, che guidava il mezzo a due ruote in sella al quale viaggiavano. Due camion (che non si sarebbero poi neppure fermati) si stavano sorpassando e avrebbero causato la caduta della moto. Giuseppe e il conducente avrebbero riportato ferite minori, praticamente solo graffi, per cui dopo essersi ripuliti avrebbero proseguito il loro percorso verso a casa. Qui il medico avrebbe nuovamente visitato Giuseppe senza riscontrare nulla di preoccupante. Ma dopo circa un’ora sarebbe sopraggiunta la febbre alta: di qui la decisione di andare in ospedale per un controllo approfondito.



Durante il percorso l’uomo avrebbe iniziato a vomitare; raggiunto il Russian Hospital, sarebbe stato portato dal pronto soccorso al reparto di terapia intensiva, dove alle 6 del mattino il suo cuore però ha cessato di battere. La diagnosi: un arresto cardio circolatorio provocato da un multi-trauma. A causare la morte, probabilmente un colpo alla testa riportato durante la caduta. In Cambogia, però, ha anche sottolineato il diplomatico italiano, non si effettuano autopsie e sarà dunque impossibile riuscire ad averne la piena certezza.



Intanto, la famiglia ha provveduto all’identificazione la salma che dovrebbe partire domani. Il rientro è previsto tra giovedì e venerdì all’aeroporto di Roma Fiumicino. L’ultimo saluto, probabilmente, avverrà direttamente al cimitero. Appena giunta, la notizia della scomparsa di «Ciccio» (come amavano chiamarlo gli amici), ha sconvolto tutti.



Appartenente a una nota e stimata famiglia di professionisti, Giuseppe sin da piccolo aveva scelto di dedicare la sua vita agli altri. Era arrivato in Cambogia nell’agosto del 2013, e stava per ripartire verso l’Angola (aveva già effettuato le vaccinazioni) dove avrebbe lavorato come traduttore. Nel suo impegno umanitario non si era mai fermato. Prima ancora era stato in India, Malesia Sri Lanka, Costa Rica, Guatemala. Laureato in scienze politiche, abilitato nell’attività di mediatore, una tesi di laurea sull’India lo avvicinò a ciò che poi è stato lo scopo della sua vita: aiutare gli altri.



Persona brillante, parlava diverse lingue: spagnolo, tedesco, l'hindi e ovviamente l’inglese. Era stato uno scout e poi per 15 anni in Croce Rossa. Uno spirito libero nato per donare a chi era stato meno fortunato di lui. Nel villaggio in Cambogia si occupava della formazione e dava una mano come poteva: aveva infatti, provveduto a costruire gli impianti elettrici ed acquistato ventilatori ed elettrodomestici. «Generoso e ingenuo fino all’inverosimile. Amico di tutti e nemico di ogni potere».



Così lo ricorda Antonio uno dei più cari amici: «Ha continuato imperterrito a credere nell’ascolto, nel dialogo, nella solidarietà e nell’amicizia. «Ciccio» ti veniva a trovare o lo incontravi per caso e questa volta eri tu che avevi bisogno dei suoi racconti di vita delle sue esperienze. Era diventato più maturo. Aveva guardato in faccia la sofferenza del mondo e guardava adesso le tue piccolezze, gli affanni quotidiani, casa, lavoro, famiglia, con molto più rispetto e tolleranza».
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