Bonifica a Lo Uttaro e falda acquifera: «Il piano va avanti»

Le associazioni: «Inquinamento in corso, fate presto»

Bonifica a Lo Uttaro
Bonifica a Lo Uttaro
di Daniela Volpecina
Martedì 27 Febbraio 2024, 09:39 - Ultimo agg. 19:27
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Messa in sicurezza permanente della falda acquifera dell'Area Vasta Lo Uttaro, la nuova conferenza dei servizi, chiesta a gran voce dagli ambientalisti, ci sarà. In una lettera di risposta a Legambiente, al comitato Città partecipata e all'associazione Acquapulita, la Direzione generale del Ciclo integrato delle acque e dei rifiuti della Regione Campania ha fatto sapere di essere in attesa del progetto definitivo di bonifica da sottoporre alla valutazione delle istituzioni competenti per l'approvazione. Tra queste Asl, Arpac, Università, Provincia, Comuni di Caserta, Maddaloni, San Marco Evangelista e San Nicola la Strada, e Sogesid (società in house del Ministero dell'Ambiente).

Poi si potrà procedere con la convocazione del tavolo. Nella loro missiva di gennaio scorso, gli ambientalisti contestavano il nulla di fatto registrato a dicembre, in occasione dell'ultima conferenza dei servizi, quando si decise di rinviare l'esame del progetto di fattibilità tecnico-economica in virtù del fatto che i dati ambientali acquisiti fino a quel momento, attraverso il piano di caratterizzazione e le indagini integrative, sarebbero risultati incompleti. Fu chiesto dunque un supplemento di indagine per individuare la fonte di contaminazione. Un esito immediatamente messo in discussione dalle associazioni che nelle loro motivazioni chiamarono in causa anche il Decreto numero 320 del 15 luglio 2020 con il quale la Regione aveva già approvato i valori di fondo.

«Fin da subito abbiamo ritenuto inopportuno questo ennesimo rinvio - dichiara ora Nicola Santagata del comitato Acquapulita, già microbiologo ed ex dirigente Arpac - e lo abbiamo motivato con una relazione tecnica inviata all'Unità operativa della Regione e da quest'ultima inoltrata al responsabile dei siti inquinati. Si tratta di un testo in cui abbiamo ricostruito le attività di monitoraggio e caratterizzazione svolte in località Lo Uttaro negli ultimi quindici anni ed evidenziato i risultati delle indagini sulle fonti di contaminazione e sull'entità dei contaminanti. Tutto ciò per dire che i fattori di inquinamento sono già noti e che le fonti sono molto verosimilmente le discariche realizzate nell'Area Vasta mentre le contaminazioni storiche provengono dall'attività industriale a lungo svolta in questa località e oggi non più presente».
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La prima caratterizzazione in località Lo Uttaro, stando a quanto riferito dalle associazioni, fu attuata nel 2014. Seguirono indagini integrative che evidenziarono una significativa presenza di trizio nelle acque sotterranee, indice della contaminazione da percolato.
«Nel documento infine - conclude Santagata - abbiamo chiesto l'approvazione dello studio di fattibilità, ma siamo stati felici di scoprire che la Regione è invece in attesa del progetto definitivo, quasi a riconoscere che il supplemento di indagine annunciato a dicembre non ritarderà, né inficerà la bonifica.

Il nostro obiettivo è accelerare l'iter per la messa in sicurezza delle falde acquifere che in molti punti del territorio sono ancora ampiamente utilizzate in agricoltura, soprattutto per l'irrigazione dei campi».

«Si tratta di un'urgenza - gli fa eco l'ingegnere Gianfranco Tozza, presidente di Legambiente Caserta - dettata dal fatto che l'inquinamento dell'Area Vasta, che si estende per circa duecento ettari tra i comuni di Caserta, Maddaloni, San Nicola la Strada e San Marco Evangelista, è ancora drammaticamente in corso. E che le istituzioni dovrebbero considerare prioritaria. Non possiamo dunque che essere soddisfatti di essere riusciti, con il nostro contributo, a sbloccare una situazione che rischiava di arenarsi. Ancora una volta. A questo punto attendiamo fiduciosi la prossima conferenza dei servizi per il rilancio del progetto di disinquinamento, ribadendo con forza l'importanza della partecipazione, a questi tavoli, delle associazioni ambientaliste per l'apporto che possono fornire in termini di conoscenza del territorio e denuncia delle problematiche esistenti. Una partecipazione che dovrebbe essere sempre garantita e favorita. E non ostacolata dalla burocrazia».

« È necessario - conclude Tozza - infatti che le associazioni, al pari delle istituzioni e degli altri enti invitati alla conferenza dei servizi, possano visionare ed esaminare con largo anticipo il progetto che sarà in discussione al tavolo e non dopo, magari facendo ricorso ad una richiesta di accesso agli atti».
 

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