Caserta, don Antonello Giannotti difende l'ex Macrico: «Basta bugie, è un dono per la città»

Lo sfogo del sacerdote in un messaggio whatsapp

Don Antonello Giannotti
Don Antonello Giannotti
di Nadia Verdile
Venerdì 4 Agosto 2023, 09:00
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Campo di pace, già ex Macrico: alla fine anche don Antonello Giannotti ha sbottato. Lo aveva fatto scrivendo sul giornale della diocesi la scorsa settimana, lo ha fatto inviando un messaggio whatsapp ai suoi contatti. «Tutti parlano dell'ex Macrico - ha detto il direttore dell'Istituto diocesano sostentamento clero -, alcuni, ritenendosi depositari di verità nascoste, ne parlano fino a straparlarne. Altri, pur consci di non sapere, non resistono all'ancestrale e deleteria vocazione al pettegolezzo e pur di dire la propria opinione finiscono per diffondere notizie infondate e giudizi affrettati e denigratori. Altri ancora, i peggiori, approfittano di questa confusione per dare linfa a speculativi interessi predatori».

Non ce la fa più don Antonello che con il vescovo Pietro Lagnese è stato il motore di una rivoluzione a cui la cittadinanza casertana deve dire solo grazie.

Un bene prezioso della Chiesa che verrà messo a disposizione della città. Una proprietà privata sulla cui destinazione il vescovo Lagnese si è espresso in maniera chiara e netta scrivendo, in un Manifesto, volontà, modalità e prospettive.

«L'ex Macrico - continua don Antonello - è una gran bella realtà, che, per il solo fatto di esistere, arricchisce da sempre la vita di questa città alla quale garantisce ossigeno vitale. Il Macrico è un dono di Dio. Un dono prezioso proprio perché bene comune. Come tutte le cose preziose va difeso e protetto, come dichiarato dalla Chiesa casertana nel famoso Manifesto sull'ex Macrico. Eppure, durante l'ultimo consiglio comunale voluto da Macrico Verde, dal pubblico presente si è levato un grido, inaspettato quanto fuori luogo: Questa è la Chiesa del potere! Terminato il Consiglio ho chiesto di intervenire e, tra le varie osservazioni, ho affermato di essere orgoglioso di appartenere alla Chiesa di Caserta che, parafrasando l'espressione di don Tonino Bello, non è certo la Chiesa del potere, ma la Chiesa del potere dei segni, segni di inequivocabile valenza etica».  

Un potere questa Chiesa ce l'ha e l'ha usato. È il potere di decidere dei propri beni, il potere di decidere di condividerli con una comunità che senza questo potere non potrebbe beneficiarne. Don Antonello parla di segni, lo fa da uomo di Chiesa qual è ma nelle sue parole c'è la lucida analisi dell'uomo pratico e consapevole. «Il primo segno - dice - è quello del coraggio del vescovo Lagnese che, all'indomani del suo arrivo, prima ancora di avviare i lavori pastorali, ha chiesto di fare un sopralluogo per affrontare in maniera radicale l'irrisolta storia dell'ex Macrico. Coraggio perché l'operazione è complessa, ma, per il vescovo, necessaria per ripristinare la giustizia ecologica e dare la possibilità ai casertani di godere di un bene comune, non solo in termini di servizi eco-sistemici. Il secondo segno è quello della scelta dell'Idsc, proprietario del bene, di mettere a disposizione della città un cespite equivalente al 40% del suo patrimonio. Un grande segno di Caritas, di gratuità, portato avanti secondo i criteri dell'ecologia integrale». E di questo pur bisogna parlare. Mettere a disposizione della comunità, gratuitamente, il 40% del proprio patrimonio, farlo nel rispetto e a favore della città, nel nome della Laudato sì di papa Francesco, farlo per portare benefici effetti in un territorio urbanizzato dove il verde è scarso e spesso poco fruibile, non era dovuto e neanche scontato. «Il terzo segno è il Manifesto della Chiesa casertana - continua - che declina i criteri dell'agire nel progetto ex Macrico, disegnando una teologia urbana e sociale di elevato spessore culturale e morale. Cultura interdisciplinare, visione di futuro, scenari di benessere per tutti e per ciascuno, il Manifesto non dimentica nessuno. Il quarto segno è la firma apposta dal vescovo e da me alla petizione per il riconoscimento al Macrico della classificazione F2, cosa che individua la volontà di rispettare profondamente il bene evitandone la cementificazione. Il quinto segno è l'ascolto di associazioni, enti, istituzioni per condividere idee e progetti sul da farsi. Non un semplice gesto di dialogo, bensì la volontà precisa di capire il sentire delle persone interessate alla valorizzazione dell'ex Macrico. Il sesto segno è quello di aver deciso non solo di rispettare i vincoli volumetrici previsti per questo bene, ma di voler utilizzare solo una parte dell'edificato. Il settimo segno è la volontà di aprire da subito il Macrico affinché i cittadini possano usufruirne e, allo scopo, è in corso la definizione di un apposito piano di sicurezza. Un piccolo, ma decisivo passo verso la fruizione di tanta bellezza. E, come dice il Vangelo di Giovanni, facciamo di tutto per camminare insieme, non nella menzogna ma nella verità, e la verità ci farà liberi». Perché la verità è rivoluzionaria. 

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