Le rive proibite di Castel Volturno:
«Troppe reti, qui il mare ha i padroni»

Le rive proibite di Castel Volturno: «Troppe reti, qui il mare ha i padroni»
di Vincenzo Ammaliato
Domenica 9 Febbraio 2020, 10:30
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Montagne di sabbia sulla carreggiata, immondizia sparsa ovunque, acqua piovana che ristagna per giorni, illuminazione pubblica scarsa, rete metallica lungo l'intero perimetro a bloccare quasi in ogni punto il libero transito. Il sequestro di un lido sul lungomare del Villaggio Coppola dell'altro giorno a opera della guardia costiera, mentre il suo gestore stava realizzando opere edili abusive su una superficie demaniale di 600 metri quadri, è solo la punta di un iceberg di una località che restituisce uno stato di abbandono e illegalità diffusa pietosi. E si tratta di una zona che in linea teorica dovrebbe rappresentare il volano per il popoloso quartiere di Castel Volturno, non fosse altro che si tratta dell'unico tratto di costa dei ventisette della città domiziana dove è ancora salvo il water front, la visuale del mare dalla strada.

Ma se qualcuno qui in questi giorni d'inizio anno desiderasse ammirare il paesaggio, e godere delle bellezze della natura, rischierebbe quanto meno di restare con l'auto in panne, con gli pneumatici bloccati dalla sabbia trasportata dai venti sulla carreggiata e che nessuno rimuove dal mese di settembre, da quando sono terminate le attività degli stabilimenti balneari. Eppure, il progetto di recupero dell'area è pronto almeno dal 2003, da quando ci fu la firma dell'accordo di programma e della Transazione fra i costruttori dell'omonimo Villaggio, I Coppola, il Comune di Castel Volturno, la Regione Campania e lo stato.

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Qui dovrebbero essere realizzate le fogne (che ancora tuttora sono assenti), dovrebbe essere creata un'area pedonale lungo l'intero tratto di costa e, soprattutto, dovrebbe essere abbattuta l'orribile rete metallica che fa apparire l'area come un sito militare e che consente ai gestori dei lidi di impedire l'accesso alle spiagge quando le loro attività sono cessate, se non in due singoli punti, al limite Sud del quartiere e al centro (questo perché tra uno stabilimento balneare e l'altro non c'è la spiaggia, come su ogni altro arenile d'Italia, ma altre reti metalliche che arrivano fino a mare e definiscono illegalmente i confini delle concessioni). Gli oneri dei lavori sul lungomare sono interamente a carico dei Coppola. Peraltro, a inizio del 2019, finalmente si aprì e per la zona si accese più di una luce di speranza. Dopo sedici anni dalla firma della transazione e dell'accordo di programma era partita la realizzazione del parco urbano sul lungo mare nei pressi dell'ex Grand Hotel, con un impegno speso di 400mila euro, i cui lavori sarebbero dovuti durare dieci mesi. E a seguire sarebbero stati impegnati un altro milione e 300mila euro per completare il resto del lungomare, dal parco a Fontana Bleu.

A settembre, però, quando al completamento della villa comunale mancava poco, arrivarono i vigili urbani nel suo cantiere e riscontrarono delle difformità edili rispetto al progetto iniziale. Da allora è tutto bloccato su ordinanza della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Al solito aspetto mesto dell'area, adesso, si è aggiunto un immenso cantiere edile fronte spiaggia, che non fa altro che aumentare il degrado. E alla gente del posto cresce ancora più la rassegnazione quando non trova interlocutori che possano offrirgli delle notizie sullo stato dell'arte. I pubblici amministratori locali non hanno risposte alla domande se quando e ripartiranno i lavori. Seppure si tratta di opere pubbliche, infatti, sono in carico a privati e le continue emergenze che si verificano al municipio non consentono al sindaco e ai suoi collaboratori di seguire queste vicende. Bizzarra la storia del lungomare del Villaggio Coppola, area che dovrebbe essere la punta di diamante della zona, e che invece rappresenta la sua più grande vergogna. Intanto, tra poco più di cento giorni è di nuovo estate.
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