Maddaloni: ex Alcatel, rubati tre interi capannoni. Tutto da rifare per vendita e bonifica

Rubati tremila metri di aree coperte

L'area dell'ex Alcatel
L'area dell'ex Alcatel
di Giuseppe Miretto
Venerdì 19 Gennaio 2024, 09:13 - Ultimo agg. 15:30
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Ex fabbrica razziata: sono stati rubati addirittura i capannoni. Si complicano le procedure di vendita, risanamento e messa in sicurezza dell'ex sito produttivo della prima fabbrica di elettronica della provincia. Sono scomparsi oltre tremila metri quadrati di aree coperte. In concreto, nell'area che ha ospitato, nel tempo, la Face Standard, poi diventata Alcatel, Mf Componenti ed infine Esacontrol sono stati smontati almeno tre capannoni in ferro. Dopo innumerevoli incursioni vandaliche e un incendio, è stato scoperto che ignoti hanno rimosso con precisione chirurgica le strutture prefabbricate.

«È stato un furto - spiega l'ingegnere Nicola Corbo, vicesindaco e assessore ai lavori pubblici - che ha cambiato i connotati catastali dell'intera area». Nonostante la vendita all'asta del sito da parte del Tribunale di Milano, bisogna rifare tutto: aggiornare le mappe catastali, la consistenza delle aree coperte e a cielo aperto, la distribuzione dei fabbricati e quello delle aree verdi.

Un danno considerevole. Così, dopo 14 anni di traversie e una lunghissima asta, alla storia tormentata del "Macrico maddalonese" si aggiunge un ennesimo capitolo controverso.

Non è in discussione la vendita all'asta alla società "Azienda agricola Terre Mie srl" per un valore di circa un milione 200 mila euro. Ma restano aperte tutta una serie di pendenze e contenziosi. Innanzitutto, per il comune il "Macrico maddalonese" non può più essere considerata un'area produttiva. Essendo oggi collocata in area residenziale, dovrà essere una zona destinata a servizi di pubblica utilità. Decisione, inserita nel nuovo Puc in fase di approvazione, che è stata impugnata dal liquidatore giudiziale Pietro Paolo Rampino che ricorrendo al Tar ha chiesto la sospensione del nuovo strumento urbanistico. Tempi lunghi: il tribunale amministrativo si è riservato di decidere nel merito. La lista dei problemi si allunga. Il furto, eseguito da ignoti in un tempo non accertato, aggiunge un ulteriore frizione contabile.

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Da quando l'ex fabbrica è stata chiusa non sono state pagate le rate dell'Imu (fino al primo semestre 2023). È in discussione pertanto la consistenza e riscossione di un debito con l'ente locale che è salito a quasi un milione e 900 mila euro. Una cifra superiore a quella di vendita all'asta. In aggiunta, la vendita dell'ex sito produttivo (pari ad un decimo del valore iniziale) non copre liquidazione del Trf agli ex dipendenti con gli incentivi accessori (stipulati dagli accordi sindacali) e nemmeno il pagamento delle imposte comunali. «Pertanto - annuncia il sindaco Andrea De Filippo - abbiamo impugnato le procedure in corso segnalando l'anomalia che scarica sulle casse pubbliche l'inadempienza finanziaria e sui lavoratori gli eccessivi ribassi d'asta». Prima di avanzare una richiesta di «liquidazione giudiziale» e contestare la condizione di insolvenza, l'ente locale ha formalmente chiesto al Tribunale di Milano di onorare i debiti con gli ex-dipendenti. Tecnicamente, la graduazione dei crediti che concede circa 800 mila euro ai creditori prededucibili cioè ai professionisti che hanno provveduto alla gestione del sito. In aggiunta, contestata anche l'omessa messa in sicurezza dell'area abbandonata.

 

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