San Leucio, ok alla discoteca «Il Setificio»: il Tar boccia il Comune

Per i giudici errata interpretazione di divertimento attivo e passivo

L'ex setificio potrà ospitare una discoteca
L'ex setificio potrà ospitare una discoteca
di Biagio Salvati
Venerdì 19 Gennaio 2024, 08:41 - Ultimo agg. 15:30
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Si torna in pista nei locali della discoteca "Il Setificio" parte di un'area di un ex opificio serico gestito dalla società Phoenix che, a febbraio dello scorso anno, si vide negare dal Comune di Caserta l'agibilità per proseguire l'attività di sala da ballo. L'area fa parte dell'ex setificio Negri, ovvero l'Antico opificio serico fallito, nel 2009 poi rilevato nel 2015 dal gruppo industriale Letizia. Dopo la prima sospensiva del provvedimento comunale, in particolare lo Sportello unico attività produttive, a favore della società assistita dall'avvocato Renato Labriola, in settimana è arrivato anche la decisione nel merito che dà ragione al legale rappresentante dell'attività con una sentenza della terza sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, presieduta da Anna Pappalardo (giudice estensore Gabriella Caprini). La società Phoenix aveva contestato la decisione del Settore Attività Produttive del Comune di Caserta di dichiarare l'improcedibilità della domanda di licenza per gestire un locale con attività di sala da ballo, discoteca e trattenimenti danzanti. Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta incompatibilità dell'attività richiesta con i titoli autorizzativi precedentemente rilasciati, che prevedevano una destinazione specifica al "teatro".

Il legale della Phoenix ha affermato che la richiesta di licenza era in linea con il permesso di costruire che autorizzava il recupero funzionale dell' ex opificio serico con destinazione a "teatro/sala spettacolo".

Nella sentenza sono analizzati dettagliatamente fatti e diritto, evidenziando che il permesso di costruire originario includeva la destinazione "teatro/sala spettacolo" per il 40% dell'edificio, con specifiche attività di teatro, trattenimento e spettacolo mentre il restante 60% sarebbe rimasto nella destinazione originaria, cioè industriale - produttivo - artigianale. Nella variante approvata dagli uffici comunali, era stato specificato che la destinazione sarebbe stata quella di attività di «teatro, trattenimento e spettacolo», cioè attività che avrebbero previsto una partecipazione del pubblico sia passiva (teatro) sia attiva (discoteca) facendo intendere che il titolo abilitativo già ricomprendeva la possibilità di svolgere attività di discoteca.

Per i giudici, dunque, sarebbe stata errata «la valutazione espressa dall'Amministrazione comunale secondo la quale le attività autorizzate sono strettamente concernenti i divertimenti a cui il pubblico partecipa esclusivamente in forma passiva». Negando l'autorizzazione - recita la sentenza - ci sarebbe stato un «eccesso di potere» da parte dell'Ente che avrebbe «omesso di considerare che la domanda della ricorrente volta al rilascio della licenza per la gestione dell'attività di sala da ballo, discoteca e trattenimenti danzanti, doveva, invece, considerarsi coerente con il titolo edilizio assentito». I giudici di palazzo Londres esaminano anche i vari passaggi di autorizzazioni, licenze, ex locatari e agibilità citando le varie società (Arja Nuova e Farmariga) che hanno avuto interazioni con il rappresentante legale della Phoenix, Fabio Marseglia e inoltre sottolineano come i ricorrenti abbiano rinunciato espressamente alla richiesta di risarcimento dei danni derivanti dal provvedimento dell'ufficio comunale: circostanza, non è escluso, che potrebbe avviare invece la proprietà dell'immobile. L'inaugurazione del locale, risalente al novembre del 2023, provocò anche malumori fra i residenti che si lamentarono della folla che avrebbe paralizzato tutta piazza della Seta. Non mancarono polemiche alimentate, puntualmente, dai canali social. 

 

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