Furti nelle case, a Caserta
le gang con base a Tirana

Furti nelle case, a Caserta le bande con base a Tirana
Furti nelle case, a Caserta le bande con base a Tirana
di Marilù Musto
Domenica 26 Agosto 2018, 17:39 - Ultimo agg. 27 Agosto, 20:03
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C’è chi si è «armato» di macchinette da caffè per tenersi sveglio nelle ore notturne e fare la guardia alla propria casa. Qualcun altro ha pensato bene di installare un super-tecnologico impianto di antifurto collegato con lo smartphone per evitare incursioni. Altri, ancora, hanno confidato nella fortuna prima di partire per le vacanze. Ma è stato tutto inutile. La banda di albanesi violenti e intuitivi ha messo a segno un numero infinito di furti in abitazioni, nell’estate calda 2018.

Questa, almeno, è l’ipotesi che accompagna l’inchiesta della polizia della questura di Caserta - nelle mani del dirigente della squadra mobile Filippo Portoghese e di Marta Sabino - che segue l’arresto di quattro albanesi presi dopo un rocambolesco inseguimento. Un tallonamento terminato a Caivano e che poteva costare la vita a un agente, investito e ferito alla gamba dai malviventi tre giorni fa. Ieri, intanto, il giudice ha convalidato l’arresto per i quattro. Ma chi sono i ladri su cui la polizia sta indagando? Uno di loro è sposato con un’italiana a Curti e ha figli qui. Gode di un permesso di «ferro» per restare in Italia, ma è possibile che la base dei suoi colpi fosse Tirana, dove altri albanesi fuggono e poi ritornano in Italia per far scorta di oggetti che rivendono sul mercato nero in Albania. Lui, di 33 anni, di giorno era un padre di famiglia, ma la notte si trasformava in Lupin e raggiungeva i tre complici nel centro torico di Caivano. Mensur Daci di 33 anni è conosciuto come un «topo» d’appartamento di professione. Il suo curriculum inizia nel 2002, quando a soli 18 anni viene denunciato per furto. Da quel momento in poi è un alternarsi di guai per lui: entra in carcere una ventina di volte, ma esce sempre per decorrenza dei termini. Attualmente è in attesa di giudizio e il sistema italiano prevede che se il processo non si conclude in tempo, l’imputato può beneficiare della libertà prima della sentenza. Così, lui non si è mai fermato.

E pensare che solo nel marzo del 2017 viene segnalato per l’ennesimo furto e bloccato a Montesarchio, in provincia di Benevento, per poi uscire di nuovo dal carcere ed essere identificato ancora a luglio 2018. Da tre giorni, grazie alla polizia di Caserta, è finalmente rinchiuso nel carcere di Poggioreale con gli altri tre: Meritan Tasha di 22 anni, Kostandin Cera di 34 anni e Adem Bodini di 27, tutti irregolari sul territorio italiano. Il punto critico sono i tempi giudiziari. Almeno questa volta, si spera che non la facciano franca, non dopo l’operazione esemplare della polizia della questura di Caserta, diretta da Antonio Borrelli. È stato, infatti, un poliziotto della squadra volanti della mobile che, durante un servizio per il contrasto dei furti a Caserta e provincia, ha visto l’Alfa 147 degli albanesi aggirarsi in maniera sospetta a Santa Maria Capua Vetere. Raggiunti dopo una sparatoria, i quattro sono stati trovati in possesso di un televisore e oggetti in oro.

In un disperato tentativo di difendersi dalle accuse, due di loro si sono disfatti degli abiti che indossavano gettandoli nella spazzatura, accanto al cancello di un appartamento del centro storico di Caivano. Ma i poliziotti hanno messo insieme i pezzi del puzzle e confezionato le accuse. La risposta al grido dei cittadini di «maggiore sicurezza sul territorio» è stata fornita dalla polizia che ora non si ferma. Sicura, di poter arrivare a una rete di specialisti con diramazioni anche in Albania.
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