I quadri di Warhol e Dalì
tornano al patron Barletta

I quadri di Warhol e Dalì tornano al patron Barletta
I quadri di Warhol e Dalì tornano al patron Barletta
di Marilù Musto
Martedì 20 Ottobre 2020, 12:10
3 Minuti di Lettura

Amante della Pop Art e del Surrealismo, non si era fatto sfuggire due serigrafie raffiguranti Marylin Monroe attribuite all’artista Andy Warhol e una scultura in bronzo raffigurante Elefante, verosimilmente attribuita a Salvador Dalì. Solo che dopo la tagliola degli arresti, la guardia di finanza di Caserta era andata a bussare alla sua porta nella casa di Milano e, dentro il mega appartamento, aveva trovato i quadri d’autore e pure reperti archeologici, per un valore di oltre 450 mila euro. In fondo, Giuseppe Barletta, patron dell’Interporto di Marcianise, è così: amante delle grandi cose e del bello.

IL PROVVEDIMENTO
Ieri, dopo due mesi, i quadri sono tornati nelle mani dell’imprenditore che ha ideato l’Interporto. Il tribunale del Riesame - dopo l’accusa della Procura di Santa Maria Capua Vetere di intestazione fittizia di beni per tentare di «nascondere» i quadri da eventuali sequestri dell’autorità giudiziaria - ha annullato il provvedimento e ha restituito i beni a Barletta, difeso dai legali Amedeo Barletta e Mauro Iodice. Nei guai, in realtà, ad agosto era finito anche il rappresentante pro-tempore della società Marina Madonna dell’Angelo. Ma i giudici del Riesame - Rosetta Stravino, Francesca Auriemma e Honorè Dessi - hanno escluso il fumus sulla transazione stipulata fra Giuseppe Barletta e la società che gestiva i quadri, la Marina Madonna dell’Angelo.

IL PROCESSO
Non finisce certo qui. Perchè il patron dell’Interporto Sud Europa è sotto processo per abuso d’ufficio e abuso edilizio per le costruzioni nella mega area situata nel baricentro dell’area campana a soli 15 chilometri a nord di Napoli e a 4 chilometri da Caserta. Sotto al lente d’ingrandimento della magistratura non poteva non finire lui: il dirigente del Comune di Marcianise, Gennaro Spasiano, accusato, in un pirmo momento, di abuso d’ufficio per la vicenda dei permessi a costruire sospetti rilasciati in favore delle società di Barletta.

Carte bollate e documenti: queste le prove portate sul banco della magistratura dai militari del nucleo economico-finanziario della guardia di finanza. Si contesta agli indagati il rilascio di permessi a costruire in assenza della necessaria approvazione della variante urbanistica, dopo la scadenza nel 2006 del piano particolareggiato per il completamento dell’Ise, favorendo in questo modo il gruppo imprenditoriale Barletta in una speculazione edilizia nell’area dell’Interporto.

L’ALTRO FILONE
E poi c’è il capitolo denaro, con al centro sempre lui, l’imprenditore Giuseppe Barletta accusato di bancarotta fallimentare e concordataria, ma l’ordinanza emessa oltre un anno fa per questi reati dal giudice su richiesta della Procura, fu annullata dal tribunale del Riesame che dichiarò inutilizzabili le prove. In realtà, il fascicolo non si è mai mosso dalla fase d’indagine, forse ora è in attesa dell’archiviazione o di altre definizioni. Si ipotizzava la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, commesse da Barletta in qualità di rappresentante legale di società che gravitavano nel gruppo a lui riconducibili.

IL CAPITOLO QUADRI
Fanalino di cosa, è il sequestro dei quadri lo scorso agosto. Provvedimento annullato pure questo. E pensare che erano finiti sotto chiave 79 tra quadri e sculture e 18 reperti. L’imprenditore casertano finì agli arresti domiciliari nel marzo 2019 (è attualmente libero) e in quella circostanza i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caserta, cominciarono a spulciare tutti i suoi beni, trovando i quadri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA