Il caldo frena acquisto capi invernali, i commercianti: «Saldi da rinviare»

La data ottimale sarebbe nel prossimo febbraio

Il caldo frena acquisto capi invernali, i commercianti: «Saldi da rinviare»
Martedì 31 Ottobre 2023, 08:39
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Posticipare i saldi invernali al 2 febbraio 2024 è la proposta maturata in seno alla Confesercenti, ieri, nel corso di una riunione del direttivo Fismo (Federazione italiana settore moda) nella sede provinciale, per analizzare la situazione del comparto abbigliamento e calzatura e analizzare le proposte da porre in essere per frenare la crisi. All'incontro, presieduto dal direttore provinciale Gennaro Ricciardi, hanno partecipato gli operatori del territorio. Secondo Fismo Confesercenti, il caldo anomalo sta causando una contrazione degli acquisti di capi invernali. Questo problema si aggrava ulteriormente a causa delle sfide finanziarie affrontate dalle famiglie, a causa dell'aumento dell'inflazione. Di qui l'esigenza di differire la data dei saldi invernali del 2024 alla prima settimana di febbraio. Questo cambiamento consentirebbe ai negozi di avere un periodo più lungo per recuperare le vendite perse.

I dati raccolti da Fismo dimostrano che la gestione inadeguata delle tempistiche dei saldi metterebbe in svantaggio i negozi "di vicinato" rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme di commercio elettronico.

Le piattaforme online possono beneficiare di economie di scala maggiori, poiché hanno costi inferiori in termini di personale e infrastrutture. Uno scenario complesso per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature che non solo chiudono, ma non aprono nemmeno più. Secondo i numeri dell'Osservatorio Confesercenti, nel 2023 si dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività, -3.349 rispetto a dieci anni fa. A tal proposito, Fismo ha suggerito l'introduzione di un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato "sotto i 400mila euro l'anno di fatturato".

«La proposta di spostare la data dei saldi invernali al 2 febbraio 2024 è motivata da contingenze che stanno mettendo a dura prova il settore dell'abbigliamento - afferma Salvatore Petrella, presidente provinciale di Confesercenti - Non solo il crescente aumento dei costi di sussistenza, che sta già limitando il bilancio delle famiglie, ma anche il cambiamento climatico che sta aggiungendo ulteriori difficoltà alla vendita delle collezioni invernali. Le condizioni climatiche anomale, caratterizzate da temperature medie più elevate del normale, si sono protratte per l'intero mese di settembre e ottobre, influenzando negativamente il lancio delle collezioni invernali. Questo ha portato a un netto declino nelle vendite di capi, calzature e accessori autunno-inverno in tutte le regioni, con cali fino al -20% rispetto all'anno precedente».

Petrella sottolinea: «Con gli acquisti già frenati dal caro-vita, che sta riducendo il budget dedicato alle spese per l'abbigliamento da parte delle famiglie, il cambiamento climatico aggiunge un ulteriore livello di difficoltà per i negozi di moda». «Con lo slittamento dei saldi, si darebbe modo alle imprese, fortemente penalizzate dalle scarse vendite di questo inizio d'autunno, di recuperare parte dei profitti. Con i saldi fissati ad inizio gennaio, non c'è tempo per commercializzare le merci a prezzo pieno» ha argomentato Petrella. Ma c'è di più. La Confesercenti suggerisce che lo spostamento in avanti dell'inizio dei saldi dovrebbe diventare una misura strutturale.

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Secondo l'opinione degli operatori, le vendite di fine stagione, sia invernali che estive, rappresentano un'opportunità di notevole interesse economico, non solo per i consumatori, ma anche per gli operatori commerciali, ma queste vendite attualmente iniziano in periodi troppo precoci rispetto alla "fine della stagione" reale, una discrepanza sempre più evidente a causa del cambiamento climatico. Questa situazione mette in svantaggio i negozi di quartiere rispetto alle grandi catene di distribuzione e, soprattutto, rispetto alle piattaforme di eCommerce che godono di economie di scala che consentono loro di offrire prezzi molto competitivi, grazie a costi ridotti in termini di personale e infrastrutture, e «beneficiano della mancanza di una regolamentazione fiscale uniforme tra il commercio fisico e quello online». 

 

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