L'edificazione del centro commerciale Jambo 1 fu un "miracolo" di edilizia nato grazie alla camorra. Il boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria sarebbe stato uno sponsor dell'intera impresa e per questo motivo, per ora, oltre la metà del megastore è nelle mani della magistratura. Di questo patto fra imprenditori trentolesi e camorra sarebbe stata a conoscenza anche una parte della ex amministrazione comunale di Trentola Ducenta. Questa, la sintesi della requisitoria del pubblico ministero Maurizio Giordano della procura Antimafia di Napoli che, ieri mattina, ha chiesto la condanna per due imputati dei quattro (in tutto) del processo Jambo 1.
Un procedimento che si è dilungato per anni, se si pensa che l'inchiesta scoppiò con gli arresti di presunti "colletti bianchi" nel 2015, ben nove anni fa.
La Procura Antimafia ha chiesto, inoltre, otto anni di carcere per l'ex sindaco Michele Griffo, ex amministratore e politico di lungo corso di Trentola Ducenta accusato di partecipazione al clan dei Casalesi. Assoluzione per gli altri reati contestati a Griffo, come le agevolazioni per le licenze edilizie concesse ai Falco. Chiesta l'assoluzione per l'ex consigliere comunale Nicola Picone e per Ortensio Falco, fratello di Alessandro e proprietario di una quota (il 49 per cento) del centro commerciale. Deceduto nel corso del lungo processo un ultimo imputato, l'ex sindaco Nicola Pagano. Entro primavera dovrebbe arrivare anche la sentenza dei giudici di primo grado del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Francesco Ciocia.
Il sostituto procuratore della Dda partenopea Maurizio Giordano - durante il processo - ottenne da giudice il permesso di ascoltare per due volte il collaboratore di giustizia Luigi Cassandra, ex assessore al Comune di Trentola Ducenta, rispetto a una serie di circostanze e in merito alla realizzazione di lavori edìli svolti nel Comune di Trentola Ducenta.
La richiesta fu anche quella di verificare alcuni permessi rilasciati a Gaetano Balivo, ex socio di Alessandro Falco. All'epoca, la Procura chiese di cambiare il capo di imputazione per Griffo: da concorso esterno in associazione mafiosa si passò, quindi, alla partecipazione al clan dei Casalesi. Intanto, l'ex sindaco rinunciò alla prescrizione per i reati contestati sulle licenze (per i quali è stata chiesta l'assoluzione). Per nove lunghissimi anni, durante le udienze sono stati impegnati gli avvocati Carlo De Stavola e Alfonso Furgiuele per l'ex sindaco Griffo, Paolo Trofino e Alfredo Marrandino per Ortensio e Alessandro Falco e Andrea Botti e Davide de Marco per Nicola Picone. Il fratello di quest'ultimo, Vincenzo Picone assieme a Gaetano Balivo, sono - ad oggi - rinchiusi in carcere per scontare la condanna definitiva "intascata" con il rito abbreviato.