Maddaloni, centrale Turbogas: falde fuori pericolo ma è emergenza idrica con i rioni a secco

Sono stati necessari circa 10 anni di indagini e numerosi interventi di mitigazione e bonifiche

I test
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di Giuseppe Miretto
Venerdì 17 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:20
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Certificato il cessato allarme. Non desta più preoccupazione la temuta contaminazione della falda acquifera causata dalla centrale elettrica Turbogas, per un ventennio alimentata ad olio combustibile, poi convertita a metano e oggi dismessa. Sono stati necessari circa 10 anni di indagini e numerosi interventi di mitigazione e bonifiche (a partire dallo smantellamento dei serbatoi) per ottenere il pieno ripristino delle condizioni di sicurezza ambientale. 

Ancora nel 2019, il ministero dell’Ambiente, Ispra, e Arpac raccomandavano ulteriori cicli di rilevamento di acqua e suolo. Ieri è arrivata la svolta: dopo sei anni di campionamenti supplementari, condotti in contraddittorio tra Enel Produzione e Arpac, è stato documentato che non c’è più il rischio di concentrazioni anomale o contaminazione da idrocarburi (Triclorometano, Dicloroetilene e Tetracloroetilene) e anche da metalli pesanti (soprattutto manganese).

E per questi ultimi, le concentrazioni poi sono riconducibili, tra l’altro, alla natura vulcanica delle matrici ambientali.

Così, ieri in teleconferenza, a 50 anni esatti dall’apertura della centrale, dopo 15 di rimozione degli impianti inquinanti e di bonifiche, è stato archiviato il “caso Turbogas”. E ora Comune e Enel potranno finalmente sottoscrivere la convenzione sulla riconversione totale dell’ex centrale in impianto per la produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici. Solo, ora si può parlare di “svolta green”. «In questi anni - commenta il sindaco Andrea De Filippo, in qualità di massimo responsabile della salute pubblica - ho chiesto, anche in maniera puntigliosa, che fossero divulgati i dati necessari per sciogliere tutte le riserve, a partire dai valori ottenuti mediante indagini piezometriche in falda e sull’esistenza presunta di contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti. Non era un atteggiamento cavilloso ma la condizione, necessaria e sufficiente, per rendere fattibile qualsiasi nuovo utilizzo del sito secondo principi di sicurezza ambientale. Il giorno, che aspettavamo dal lontano 1974, è finalmente arrivato».

Nel prossimo incontro tra Comune e Enel si parlerà solo delle compensazioni ambientali, per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, chieste dal territorio. Ma è stato un evento storico oscurato dall’emergenza idrica che, da 24 ore, tiene in scacco quasi metà dell’area urbana. A partire dalla scorsa notte, è esplosa, per effetto dei soliti picchi pressori anomali, la conduttura portante dell’acquedotto comunale in via Caudina. Sono rimasti a secco interi rioni che orbitano nell’area urbana orientale e del centro storico. Per rimuovere il guasto grave, sono stati avviati lavori di scavo, ad oltranza, con inevitabili restrizioni delle circolazione e deviazione dei flussi veicolari.

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«Il disagio c’è - spiega l’assessore ai Lavori pubblici Nicola Corbo - e potrà essere cancellato definitivamente solo rimuovendo la falla. Per i rioni in centro, si è fatto ricorso alla deviazione degli allacciamenti attingendo acqua dalle condutture di strade confinanti, garantendo così l’allentamento dell’emergenza. Abbiamo temuto il peggio perché la rottura, presente da mesi, ha eroso il sottofondo stradale creando dei grossi vuoti. Si è rischiato il collasso di via Caudina. Ripristinate le condotte, nei prossimi giorni sarà attivo un cantiere per la chiusura della voragine scavata. Si viaggerà a senso unico alternato per rifare l’asfalto e ripristinare il sottofondo stradale totalmente asportato».

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